Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Sweet Poison Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Massimo De Nardi - voce
- Marco Maffeis - chitarra
- Giovanni Moretto - chitarra
- Alessandro Jacobi - basso
- Luca Scomparin - batteria

Tracklist: 

1. Hell Is Now
2. Angel Of War
3. Angry Machine... Of Love
4. Smell The Fire
5. Fight To Dream
6. No More Heroes
7. Heavy Metal
8. Life Passengers
9. Without Waiting...
10. ...Without Fear
11. Prisoners Of Steel

Burning Black

Prisoners Of Steel

C'era già stato modo di apprezzarli grazie ai loro primi due promettenti demo autoprodotti, Smell The Fire del 2005 e soprattutto Fight To Dream del 2007, adesso i nostrani Burning Black, freschi di contratto con la Sweet Poison Records, giungono al loro esordio ufficiale su full-length con il qui presente Prisoners Of Steel.
Così in un 2008 che ha riservato sorprendenti promesse in ambito melodic metal, come i Leverage, e gradite sorprese o conferme sul versante power, come i Saint Deamon o i Royal Hunt, ma che almeno finora si è rivelato particolarmente avaro di soddisfazioni per quanto riguarda l'heavy metal classico, ci pensano proprio i trevigiani Burning Black a dare alle stampe uno dei migliori esempi del suddetto genere relativamente a questa prima parte del corrente anno. Il loro sound affonda le sue radici nella NWOBHM e nell'heavy degli anni '80, facendo proprie le influenze di gente come Iron Maiden, Judas Priest, Grim Reaper ed in parte minore Accept, anche se in realtà essi sembrano più influenzati da quell'intera scena "metallica" che non da una o dall'altra band, aggiungendo poi un leggero tocco di attualità in forma di roccioso heavy/power teutonico vagamente affine a quello dei Primal Fear.

Il tenore della loro proposta si percepisce facilmente dal titolo stesso, dalla copertina o anche dall'esplicito titolo di una delle tracce, la potente e grintosa Heavy Metal, che però alla fine sembra quasi un'incompiuta a causa di quella potenziale carica pronta ad esplodere ma poi quasi soppressa. Si parte con maggior decisione grazie a Hell Is Now, fatta di riff duri e ritmiche rocciose che danno vita ad un pezzo aggressivo e potente, ben reso anche dall'interpretazione del singer e da cori possenti e decisi, mentre una doppia cassa battente ed un andamento più incalzante e power-oriented emergono in Angel Of War, dove arrivano conferme dell'ottima prova dietro al microfono di Massimo De Nardi, che ricorda un po' Paul Di'Anno e un po' Rob Halford. Il mid-tempo Angry Machine... Of Love è un gran pezzo di puro heavy metal, graziato da bellissime aperture melodiche, di grande effetto e sostanza, poiché donano al brano quel tocco adrenalinico che aggiunto alla carica di grinta espressa formano un mix micidiale e davvero efficace, completato poi dall'ottimo guitar-work della coppia Maffeis-Moretto.
A confermare la bontà del loro primo album, ma anche dei loro precedenti demo da cui sono tratte, ci pensano le varie Smell The Fire, rocciosa e martellante, anch'essa molto incline al power, come del resto la seguente Fight To Dream, in possesso tra l'altro di un chorus epico e di preist-iana memoria, la title-track Prisoners Of Steel, in cui si apprezza l'ottimo lavoro svolto da Maffeis, specie nel veloce e lungo assolo posto al centro, che non fa affatto rimpiangere il precedente chitarrista italo-canadese Brian Carraretto, ed infine Life Passengers, altro mid-tempo roccioso e potente.
Ben riuscita anche la power ballad No More Heroes, sapientemente posta al centro del disco, pronta a spezzare il ritmo con il suo mood malinconico e melodico, invece la breve strumentale Without Waiting... fa da preludio alla potente e diretta ...Without Fear.

Prodotto da Tony Fontò dei White Skull, Prisoners Of Steel rappresenta per i Burning Black un bell'esordio da cui partire anche per l'avvenire, osando però qualcosa in più e magari cercando di acquisire una maggiore personalità ed al contempo un sound che non sia troppo, e solo, legato agli stilemi dell'heavy ottantiano, come una sorta di operazione di riesumazione dell'epopea dell'heavy metal, cosa che se può andar bene all'inizio, rischierebbe invece in futuro di chiudere la band in un circolo vizioso che ne può limitare l'inventiva e la creatività.

 

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