Voto: 
8.1 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Eleven Seven Music
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Josh Todd - voce
- Keith Nelson - chitarra
- Stevie D. - chitarra
- Jimmy Ashhurst - basso
- Xavier Muriel - batteria

Tracklist: 

1. So Far
2. Next To You
3. Out Of Line
4. Everything
5. Carousel
6. Sorry
7. Crazy Bitch
8. Onset
9. Sunshine
10. Brooklyn
11. Broken Glass

Buckcherry

Fifteen

Dopo gli altalenanti inizi verificatisi a cavallo tra la fine degli anni '90 e l'inizio dell'attuale decennio, con l'esordio omonimo ed il successivo Time Bomb, arriva nel 2005, a ben quattro anni di distanza dalla loro ultima release, il terzo album dei californiani Buckcherry, intitolato Fifteen e distribuito dapprima in Giappone tramite la Universal e nell'aprile dell'anno dopo anche nel resto del mondo. Di loro infatti si erano perse le tracce dalla fine del 2001, quando la band californiana sembrava pronta a sciogliersi, ma i due membri fondatori, il singer Josh Todd e il chitarrista Keith Nelson, hanno presto riformato il gruppo con l'ingresso di tre nuovi compagni d'avventura, ragion per cui non desiderano si parli adesso di come back.
Fifteen riporta alla mente quel rock grezzo, elettrico e stradaiolo, tipicamente "american-style", che ormai sembrava essersi definitivamente smarrito tra le più svariate influenze pop, punk o post grunge subite passivamente dalle rock band americane per ragioni di convenienza e calcolate scelte di mercato.
L'album si presenta per tutta la sua durata all'insegna di un buon hard rock in grado di saper cogliere le diverse sfumature proprie del genere, esplorando sonorità ora più blues, ora più rock n' roll, ora più melodiche, ora più sleazy, pur lasciando sempre la propria firma e mantenendo sempre alta la soglia di interesse e di godimento dell'ascoltatore.
  
L'album fin dall'inizio ha subito un buon impatto, grazie a quel rock grezzo ed elettrizzante, che produce brani trascinanti come Next To You e Out Of Line. Si prosegue ancora meglio con due brani a dir poco strepitosi, ossia Everything, semi-ballad grintosa e melodica, in possesso di melodie ricche di appeal, un guitar-work vario, ora più tagliente ora più arioso, ed un bel refrain memorabile e dall'alto tasso adrenalinico, tanto da potersi certamente considerare uno dei brani migliori del lotto, proprio come la seguente Carousel, delicato slow-tempo melodico e dal sapore "on the road", supportata da melodie particolarmente azzeccate e da un chorus raggiante e di sicura presa, tutti elementi che vi faranno sentire a bordo di una decappottabile in viaggio sulle assolate strade californiane.
Altro pezzo da novanta è la ballad Sorry, in cui melodie dal sapore nostalgico e romantico, ma mai melense, raggiungono il culmine emotivo in quel refrain struggente ed enfatico, un brano in cui sarà facile apprezzare arrangiamenti curati e la bella voce del singer Josh Todd, oltre al drumming ben dosato ed efficace di Muriel, invece la sfrontatezza e la spudoratezza di Crazy Bitch, primo singolo estratto, accompagnato anche da un videoclip consono, mostra il loro lato più sleazy, che tuttavia non fa sentire eccessivamente le influenze dei vari Motley Crue e simili.
Più evidente invece l'influenza degli Aerosmith nei brani lenti e ancor di più in Brooklyn, pezzo dalle forti tinte blues che richiama alla mente proprio il gruppo di Tyler agli esordi. Non sarà un caso allora se a collaborare con Todd e Nelson vi sia Marti Fredrickson, songwriter che molto ha prestato la sua opera agli stessi Aerosmith, nella stesura di Brooklyn, Sorry ed Everything. La più bluesy Sunshine e l'energica Onset, caratterizzata da un basso pulsante e ritmiche potenti, mantengono sempre piacevole l'ascolto di Fifteen, e per finire Broken Glass, che presenta anch'essa il groove pesante e potente di Onset, anche se la closer risulta ancor più trascinante, impreziosita dal guitar-work tagliente ed elettrizzante in stile Angus Young, con tanto di pregevole assolo, del chitarrista Keith Nelson e da un refrain esplosivo e rabbioso.

Senza ombra di dubbio Fifteen rappresenta uno dei migliori esempi di hard rock venuti alla luce di recente,  sicuramente un consistente e gradito passo avanti da parte della band californiana, soprattutto per quel che riguarda il songwriting, molto più piacevole e costante rispetto agli esordi, nella speranza non si tratti soltanto di un fuoco di paglia, di uno dei tanti isolati episodi, ma con l'auspicio invece che sia solo il primo passo dei Buckcherry verso un'ascesa da protagonisti sul palcoscenico hard rock attuale.

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