Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Etichetta: 
At a Loss Recordings
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Bruce Lamont - Tutti gli strumenti

Tracklist: 

1. One Who Stands on the Earth
2. The Epic Decline
3. Year Without Summer
4. The Book of the Low
5. Disgruntled Employer
6. Deconstructing Self Destruction
7. 2 Then the 3

Bruce Lamont

Feral Songs for the Epic Decline

Per quanto non si possa certamente dire che Bruce Lamont abbia conquistato un'ampia audience con il suo lavoro negli Yakuza, la commistione di metal estremo, jazz e world-music con cui si è esibito nel suo progetto principale gli ha permesso in ogni caso di ottenere riconoscimenti presso una discreta fetta di ascoltatori nell'ambito sperimentale più oltranzista.

Così, dopo cinque album all'insegna della violenza e del cross-over stilistico più efferato (lievemente smorzato solamente nell'ultimo Of Seismic Consequence del 2010), il polistrumentista statunitense decide di cambiare rotta rispetto alle sonorità più feroci degli Yakuza, esordendo da solista con Feral Songs for the Epic Decline il 25 gennaio 2011.
L'album, contenente composizioni sviluppate tra il 2006 e il 2010, accantona gli elementi più estremi e tipicamente metal della musica degli Yakuza (che appaiono comunque in Feral Songs for the Epic Decline, anche se in modo più sottile e meno predominante) senza però rinunciare al connubio delle più disparate tendenze musicali che ha contraddistinto il percorso musicale della band nel corso degli anni, anzi ampliandone ulteriormente il raggio d'azione.
Ciò che lega i sette brani di Feral Songs for the Epic Decline è infatti la varietà delle fonti artistiche cui Lamont attinge per caratterizzare le composizioni dell'album: non più solo jazz e world-music, ma anche (e soprattutto) folk, elettronica ambientale, droni, distorsioni, raga orientali e mantra esotici, che vengono convogliati nei vari pezzi allo scopo di descrivere l'implacabile rovina del mondo (programmaticamente annunciata dal titolo del full-length).

L'opener One Who Stands on the Earth è in questo senso il manifesto dell'opera: si tratta infatti di una lenta marcia di folk apocalittico, disturbata dal riecheggiare di remote distorsioni post-metal, che nei suoi quasi dodici minuti di durata si muove tra mantra orientaleggianti, sofferenti assoli di sassofono e percussioni tribali - tra cui zampillano inquietanti stridii elettrici -, fino a concludersi in un'alienante sequela di vocalizzi lamentosi manipolati e distorti elettronicamente, rappresentando probabilmente il culmine di dolore e di desolazione di tutto Feral Songs for the Epic Decline.
Leggermente meno varia ma altrettanto efficace è la successiva The Epic Decline, un'elegia ambientale sul cui funereo tappeto sonoro emergono la voce di Lamont (che ora si abbandona a toni dimessi, ora si sfoga in vocalizzi furiosi) e i fraseggi decadenti del sassofono, conclusa infine dalle cristalline note del pianoforte che coronano una coda reminescente della world music. L'album prosegue quindi nei suoi toni catastrofici e lugubri con i folk apocalittici di Year Without Summer e l'inquietante digressione distorta di The Book of the Low, mentre Disgruntled Employer fornisce un minimale tappeto elettronico a sostegno del sassofono e della voce.
L'unico riferimento alla musica degli Yakuza è riscontrabile in Deconstructing Self Destruction (in cui il metal estremo e sperimentale viene comunque intaccato dall'elettronica, risultando un'orgia rumorista e dissonante), che precede l'elegia 2 Then the 3, un folk acustico più tradizionale per sonorità ma non meno rovinoso nell'intercedere del sassofono e dei vocalizzi di Bruce Lamont.

Le composizioni si inoltrano quindi nei campi più disparati, senza perdere efficacia e senza risultare incoerenti con il messaggio apocalittico e distruttivo di fondo. Bruce Lamont sviluppa qui un linguaggio totalmente inedito rispetto a ciò che aveva mostrato con gli Yakuza ma egualmente valido, e questo Feral Songs for the Epic Decline è un'altra dimostrazione della creatività di uno dei personaggi più dotati nel panorama musicale odierno.

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