Voto: 
8.7 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Saddle Creek
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Conor Oberst – voce, chitarra
- Matt Maggin – basso
- Mike Mogis – mandolino, chitarra a 12 corde
- Tim Luntzel – basso
- Nick White – piano, organo, vibraphone
- Jesse Harris – chitarre
- Alex McManus – chitarra
- Clark Baechle – batteria, percussioni
- Jason Boesel – batteria, percussioni
- Nate Walcott – fiati
- Emmylou Harris, Maria Taylor, Jim James, Andy LeMaster – voce
- Jake Bellows – armonica, voce


Tracklist: 

1. At the Bottom of Everything (04:34)
2. We Are Nowhere and It's Now (04:12)
3. Old Soul Song (For the New World Order) (04:29)
4. Lua (04:31)
5. Train Under Water (06:05)
6. First Day of My Life (03:08)
7. Another Travelin' Song (04:16)
8. Landlocked Blues (05:47)
9. Poison Oak (04:39)
10. Road to Joy (03:54)

Bright Eyes

I'm Wide Awake It's Morning

Due stranieri, su di un aereo. Un aereo in caduta libera, prima di precipitare, nel bel mezzo dell’oceano che sta sorvolando. Comincia così il racconto di Conor Oberst, ad incipit di I’m Wade Awake It’s Morning. La voce è soffusa, delicata e perfettamente inserita in un contesto che ben presto, dall’apparente dimensione di serenità, diventa malinconico.
Il nome Bright Eyes, del resto, è tutto questo. Un dettaglio che non viene mai lasciato al caso, come la voce di uno dei due protagonisti del monologo iniziale, che inizia a sussurrare “At the Bottom of Everything”.

Il viaggio di I’m Wade Awake It’s Morning è un viaggio particolare, cominciato di pari passo con il gemello “diverso” Digital Ash in a Digital Urn, comparso sulla scena nello stesso giorno. Un’operazione di mercato innovativa ed azzeccata, non c’è dubbio, ma voluta dal menestrello di Omaha per separare le anime musicali di due lavori.
Questo è il full-lenght dal quale traspare senza dubbio la dimensione più emozionale, fatta di chitarre acustiche, armoniche e pianoforte, con la voce di Oberst sempre in primo piano, tra serenità ed altri momenti di soffusa malinconia a far sobbalzare l’ascoltatore.

E’ il disco di Lua, singolo di imbarazzante bellezza artistica, capace di conquistare e mantenere la vetta delle classifiche per mesi. E’ il disco di una First Day of My Life che definire intensa e commovente significherebbe servirsi di un eufemismo, coronata da un videoclip di storica importanza, nel quale volti comuni diffondono sorrisi.
E’ il full-lenght in cui Conor Oberst compie quel definitivo salto di qualità in grado di ergerlo ad icona di certe produzioni, perché I’m Wade Awake It’s Morning è un altro gioiello, un pezzo di storia che si insedia senza indugi a ridosso della vetta artistica del progetto Bright Eyes.

Il filo conduttore del full-lenght ci porta a spasso per sentieri sconosciuti, tra docili presenze di chitarre e bassi, con l’innesto qua e là delle innumerevoli sfacettature che da sempre contraddistinguono il suono del cantastorie del Nebraska.
Ci sono pianoforti, organi; non mancano le piccole perle sonore di Nate Walcott ai fiati. Ma è il contesto a rendere denso ed a tal punto intenso questo I’m Wade Awake It’s Morning.
Ce ne accorgiamo anche con una Landlocked Blues di inestimabile valore emotivo, oppure nel malinconico, ma nel contempo estasiante, duetto di Oberst con Maria Taylor in Poison Oak.
Il tutto nella cornice di sempre, con un Oberst appena 25enne ma maturo a tal punto da riuscire quasi a bissare il capolavoro di cinque anni prima, quel Fevers and Mirrors che sconvolse per l’inebriante senso di completezza del quale si era fatto testimone.

The sun came up with no conclusions
Flowers sleeping in their beds
The city's cemetery's humming
I'm wide awake, it's morning

Queste le parole che chiudono il cerchio in Road to Joy. Questi gli ultimi frammenti dell’emozione che I’m Wide Awake It’s Morning ha saputo diffondere nell’aria.
Altro da aggiungere, signori, non c'è.


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