Voto: 
8.7 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Etichetta: 
Burning Heart Records
Anno: 
2001
Line-Up: 

- Tomas Hallbom - voce
- Anders Ekström - chitarra
- Niklas Quintana - chitarra
- Magnus Höggren - basso
- Jejjo Perkovic - batteria
 

Tracklist: 

1. Big Strong Boss
2. Old Ass Player
3. Sphincter Ani
4. Alarma
5. Lost Crew
6. Teeth Out
7. Breathing Dust
8. Mr. Marshall
9. Seven
10. Murder Kings And Killer Queens
11. Kollapse
 

Breach

Kollapse

Nella nascita e sviluppo, durante gli anni '90 e 2000, della cosidetta musica “post”, i Breach sono senza dubbio uno dei gruppi più sottovalutati, ma nel contempo seminali, che l'intera scena abbia mai avuto. Quintetto svedese nato dalle ceneri dei punkers Superdong, esso rappresentava la frangia più psichedelica e progressiva del suddetto gruppo d'origine. Fin dai suoi albori, la neonata band ha saputo crearsi un ben preciso percorso evolutivo, partendo dal metalcore di Friction e arrivando a qualcosa di molto personale, testimoniato da album di straordinaria bellezza come It's Me God e Venom.

Primi grandi sperimentatori della scena post-hardcore, i Breach hanno rappresentato un punto di rottura evidentissimo con tutto quello che era definito contemporaneamente violento ed emozionale fino ad allora. Purtroppo la band ha sempre lavorato, seppur in maniera ammirevole, decisamente in sordina rispetto alle altre realtà post-rock e hardcore mondiali, ma ricoprendo un ruolo ispiratore assolutamente determinante. Band come Cult of Luna (svedesi anche loro), Isis, Callisto o The Ocean hanno tra le loro maggiori influenze i Breach, appunto. E probabilmente, senza di essi oggi queste band comporrebbero musica molto diversa.

Nel dicembre 2001, la band da in pasto ai suoi fan il suo ultimo lavoro discografico: Kollapse. E qui si sfiora veramente la perfezione. Il disco è un vero e proprio fiume in piena, con i suoi undici capitoli, così imprescindibili e legati l'uno all'altro ma nello stesso tempo così estremamente variegati. Il genio dei Breach viene fuori con una forza a dir poco dirompente, manifestata dall'incedere tagliente delle chitarre e dalle mille e uno sfaccettature di ogni singolo tassello di questo puzzle. Basta ascoltare l'opener Big Strong Boss per rendersi conto di quanto la musica targata Breach sia diventata intensa: ritmi tribali sui quali si posano trame fraseggi chitarristici molto semplici, ma intensissimi. I cambi repentini e la sovrapposizione di melodie fa apparire il tutto come una bomba pronta per esplodere.

La furia cieca tipicamente hardcore della band viene a galla con la successiva Old Ass Player, devastante e oltretutto cangiante nella sua brevità. Superato il capitolo noise Sphincter Ani, giungiamo ad Alarma, canzone che strizza l'occhio ai Neurosis e allo sludge in generale, monolitica e quasi mastodontica nell'incedere. Ma il vero capolavoro, Lost Crew, arriva solo adesso. Capace di incastonarsi nella mente fin dal primo ascolto, Lost Crew rappresenta il manifesto di questo Kollapse: lo scambio di testimone tra voce pulita e scream, le melodie tessute dalle chitarre la rendono veramente irresistibile, e vero e proprio cavallo di battaglia nella discografia dei Breach.

Teeth Out, con il suo crescendo impreziosito dagli inserti di glockenspiel, prende l'assonnata melodia iniziale e la trasforma un vero e proprio turbine elettrico, quasi a far presagire una catastrofe incombente, pur non esplodendo mai realmente, in tutti i suoi nove minuti di durata. Si torna quindi alla violenza hardcore punk con Breathing Dust o all'istrionicità e gusto per la progressione (ma anche per il noise) rintracciabili in Mr.Marshall. La dolce melodia di Seven potrebbe illuderci, ma ecco ritornati nel vortice, con Murder Kings And Killer Queens, probabilmente il pezzo più violento e “in your face” di tutto il disco, ma comunque sia ricco di molti riff melodicamente interessanti. L'ultima perla è la title-track, otto minuti ma un unico grande climax. Essa funge da summa di tutte le influenze e le impressioni raccolte finora, a compimento di una vera e propria opera.

Il disco nella sua totalità è annichilente. La sua incredibile varietà e la dirompente energia emanata lo eleva a indiscusso masterpiece del genere. Kollapse purtroppo rappresenta l'epitaffio di una band giovanissima, che dopo essersi guadagnata prepotentemente una posizione di tutto rispetto nel firmamento post-core grazie ad una manciata di album, decide di sciogliersi dopo la pubblicazione di questo ultimo capolavoro. Dopo essere tornati insieme per un unico show nel dicembre 2007, i componenti dei Breach decidono di comune accordo di prendere strade separate, lasciandoci ben pochi dischi su cui piangere, ma dalla qualità univocamente altissima. Musica ad altissimo livello emozionale, musica che fa quasi commuovere per la sua bellezza.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente