Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Hi-Fidelity Recordings
Anno: 
1994
Line-Up: 

- Martha Schwendener - voce, basso, tastiere
- Lawrence Chandler - chitarra, voce secondaria, tastiere, programmazione
- Michael Johngren - batteria

Tracklist: 


1. Drop
2. Let Me Down
3. Head on Fire
4. Only Sometimes

Bowery Electric

Drop

L'avventura dei Bowery Electric ha il suo primo capitolo nel 1994 con un EP intitolato Drop.
La musica del gruppo, costituito da Lawrence Chandler (già allievo di La Monte Young e collaboratore di Philip Glass) e Martha Schwendener con l'aggiunta del batterista Michael Johngren, si assesta su di un sentiero musicale in linea con shoegazers come Seefeel, Spacemen 3 e i Loop.
Essenzialmente quindi ritroviamo cascate di distorsioni riverberate, strutture ripetute ed ossessive (influenzate soprattutto dalle composizioni di Glass), batteria cadenzata e ripetitiva che scandisce con continuità l'atmosfera ruvida dei brani.
Il canto è quasi impercettibile, una nenia sporadicamente sussurrata che si inserisce come contorno occasionale nelle canzoni, il cui vero nocciolo è costituito dall'acido ripetersi di muri di distorsioni piene e sature. Ma nelle linee vocali si alternano sia Chandler che della Schwendener, conferendo almeno un minimo quasi impercettibile di variazione.

Tutto ciò fatica a trovare una propria personalità, anzi, i brani sembrano più che altro delle monotone (e alla lunga piatte e stancanti) collezioni fine a sè stesse dei clichè più caratteristici dei nomi che ispirano i Bowery Electric, ma più di qualunque altra cosa risultano tediose ripetizioni di droni chitarristici - il cui intento è di fare atmosfera, ma che purtroppo non offrono spunti emotivi o anche solo tentativi di innovazione minimalista.
Non solo poca originalità, quindi, ma anche un songwriting acerbo e ridondante che oltre allo stile poco personale aggiunge una ripetitività forse eccessiva che porta i pezzi a risultare soporiferi, sbiaditi frammenti di pseudo-sperimentalismo.
Se nel debutto ufficiale arrivato l'anno successivo si sarebbe vista comunque una vena apprezzabilmente più personale ed una maggiormente riuscita propensione alle atmosfere alienanti e alle melodie tetre ed avvolgenti, oltre che ad una concretezza stilistica più netta, qui è tutto ancora troppo acerbo, soprattutto alla luce delle molto più riuscite e coinvolgenti prove dei loro ispiratori.

La titletrack iniziale è quindi un malinconico ma fastidiosamente ridondante dipanarsi di bassi intermittenti, riff caustici e muri sonori distorti, occasionalmente spezzati dai timidi interventi di Martha al microfono.
Let Me Down prosegue su questa scia con più decisione e meno sorprese; ed Head on Fire la ricicla in maniera spenta e noiosa, nient'altro che un noioso ripetersi della stessa solfa senza un minimo barlume di creatività.
Prevedibilmente Only Sometimes prosegue il discorso in negativo insistendo su questa litania di distorsioni stratificate per ben 7 agonizzanti minuti.

Una proposta immatura che non mostra ancora il meglio di ciò che i Bowery Electric avrebbero saputo fare.

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