Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Andrea Morelli
Genere: 
Etichetta: 
Diwphalanx Records
Anno: 
2003
Line-Up: 

- Takeshi - Basso, chitarra e voce
- Wata - Chitarra
- Atsuo - Batteria e voce

Tracklist: 

1. Intro (09:41)
2. Ibitsu (03:21)
3. Furi (03:19)
4. Naki Kyoku (02:41)
5. Ano Onna No Onryou (09:32)
6. Akuma No Uta (06:28)

Boris

Akuma No Uta

I Boris (nome da una canzone dei Melvins, da “Bullhead”) sono una delle realtà più innovative ed interessanti che ci offre il Giappone negli ultimi anni, terra che da tempo è stata considerata “regina” del noise più rumorista e sperimentale dei nomi storici Merzbow e Masonna.
Per chi non li conoscesse, la band, capeggiata dalla carismatica Wata, è famosa per cambiare genere anche radicalmente tra diversi album, e per il fatto di essere parecchio attivi: basti pensare che tra il 2005 e il 2006 hanno fatto più di venti pubblicazioni, tra full-lenght, live, DVD e raccolte.
Entrati nel “giro” una decina d’anni fa con l’esordio di Absolutego, disco ormai consacrato come capolavoro per la loro vena più Drone e Noise, nel 2003 il trio scrive quello che si rivelerà essere il più vario dei loro album, mescolando un po’ tutte le loro influenze: Akuma no Uta ("La Canzone del Diavolo")
Subito l’occhio cade sulla bellissima copertina, un omaggio al Nick Drake di Bryter Layter.

Il disco si apre con イントロ (Intro), nove minuti in compagnia della chitarra di Wata, un Drone lento e roccioso, con caterve di feedbaks che impazzano. Neanche il momento di riprendersi che parte Ibitsu, una delle migliori tracce del disco: abbandonato il drone, la band si concentra su uno stoner della scuola dei Kyuss, con la solita prestazione suprema di Wata: perfetto il suono della chitarra, taglienti i riff e ottima la prestazione vocale di Takeshi. Si prosegue con フリー (Furi), che riprende lo stile della traccia precedente e scorre velocemente, confermando le doti del gruppo.

Le cose incominciano a cambiare con la strumentale 無き曲 (Naki Kyoku), una spece di intro per la splendida successiva あの女の音量 (Ano Onna No Onryou) dieci minuti in cui veniamo cullati dalle note della chitarra di Wata, che suonano come l’Hendrix del sol levante.
Siamo ormai arrivati alla fine del disco, quello che meglio rappresenta i Boris “del nuovo corso”.
Ascoltatelo, non ve ne pentirete.

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