Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Mercury
Anno: 
1992
Line-Up: 

- Jon Bon Jovi - voce
- Ritchie Sambora - chitarra
- Alec John Such - basso
- David Bryan Rashbaum - tastiera
- Tico Torres - batteria

Tracklist: 

1. I Believe
2. Keep The Faith
3. I'll Sleep When I'm Dead
4. In These Arms
5. Bed Of Roses
6. If I Was Your Mother
7. Dry County
8. Woman In Love
9. Fear
10. I Want You
11. Blame It On The Love Of Rock And Roll
12. Little Bit Of Soul

Bon Jovi

Keep The Faith

Keep The Faith, uscito nel 1992, fu il quinto album in studio dei Bon Jovi, e personalmente lo considero, non solo uno dei loro migliori album, ma anche l'ultimo lavoro del combo di New Jersey etichettabile come Hard Rock e contemporaneamente il primo classificabile come Pop/Rock. Questo perchè il sound proposto pur continuando a mantenere le caratteristiche degli illustri e buoni precedenti, inizia anche a presentare le prime avvisaglie di quello che sarà proposto dagli stessi Bon Jovi in seguito al successo planetario di Always. Bisogna anche ricordare che quest'album succede ad un periodo di riflessione del gruppo, in cui i membri della band avevano maturato nuove e diverse esperienze, infatti il leader e cantante Jon Bon Jovi aveva composto e cantato l'intera colonna sonora del film "Young Guns II" usufruendo della collaborazione di Elton John, Jeff Beck ed Aldo Nova, anche David Bryan scrive la colonna sonora di un film e Ritchie Sambora pubblica il suo primo album da solista. Naturale quindi che la pausa di quattro anni dal precedente New Jersey, la produzione affidata ad un certo Bob Rock e soprattutto le varie esperienze maturate dai singoli membri abbiano apportato nuovi spunti e nuove idee al songwriting ed al sound della band.

Il platter è aperto da I Believe, canzone molto diretta che ti scorre sopra con testi profondi ed introspettivi, e già come seconda traccia troviamo la title-track, una song anthemica, orecchiabile e rockettara che sembra quasi voglia ricreare il successo di Livin' On A Prayer, altra grande song bonjoviana, invece I'll Sleep When I'm Dead propone un Rock n' Roll più spensierato e stradaiolo molto in linea con la precedente storia del gruppo, con un Sambora in buona evidenza, mentre In These Arms è sicuramente tra le più belle creazioni bonjoviane grazie alla sua piacevole linea melodica ed i chorus frizzanti e briosi. Arriva adesso quella che considero la più bella ballad dei Bon Jovi, ed anzi il loro miglior pezzo in assoluto, e non me ne vogliano tutti coloro che riservano tale onore ad Always, e cioè Bed Of Roses, lenta, melodica e romantica prende ritmo nei refrains divenendo commovente ed esplosiva, soprattutto nel finale, senza dimenticare quell'assolo centrale di Sambora che a me ricorda un pò, per intensità ed esecuzione, quello di Slash in November Rain. Non male neanche If I Was Your Mother, altra canzone che riporta all'Hard n' Heavy dei Bon Jovi ottantiani, mentre la lunghissima Dry County, quasi dieci minuti, è una canzone epica e nostalgica, con apprezzabili cambi di ritmo, una bella melodia ed una grande e sentita interpretazione, invece Woman In Love la trovo nettamente inferiore rispetto a quanto finora ascoltato, ma Fear riprende subito la giusta strada, proponendo un rock aggressivo e frizzante, davvero gradevole da ascoltare. I Want You è la seconda ballad del lotto, carina e con un bel refrain, ma un pò scontata e soprattutto non equiparabile a Bed Of Roses, mentre è ancora Rock n' Roll grezzo, stradaiolo e spensierato con Blame It On The Love Of Rock n' Roll, così come con la closer Little Bit Of Soul.

Quest'album ebbe scarsa risonanza negli States, dove ormai si stava verificando la veloce ascesa del Grunge, grazie soprattutto a quei gruppi di maggior spessore, come Nirvana, Pearl Jam ed Alice In Chains, però in Europa e in Sud America il successo di Keep The Faith fu clamoroso, tanto che l'anno dopo l'album fu riproposto anche in lingua spagnola. In seguito la band pubblicherà la sua prima raccolta per celebrare nel 1994 i primi dieci anni di vita, quel Crossroad che conteneva anche tre inediti, Someday I'll Be Saturday Night, Always ed una nuova versione di Livin' On A Prayer, ultima release con la presenza del bassista Alec John Such, e che segna il definitivo abbandono dello stile degli esordi.


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente