Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Tracklist: 

1. The Grind
2. Crazed Fandango
3. People People
4. Homeward Strut
5. Sooner or Later
6. Bagitblues Deluxe
7. Spacey Noodles
8. Lotus
9. Journey
10. Bolins Boogie (bonustrack)
11. Tommy's Got da Blues (bonustrack)
12. Some People Call Me (bonustrack)

Tommy Bolin

Whips and Roses II

Agli albori del 1975, la scena della musica americana rifletteva le speranze e i sogni dei giovani di tutto il mondo; fu però il contratto firmato da un giovane ventitreenne di nome Tommy Bolin che fece sì che la musica prese un'attitudine a dir poco elettrizzante. Con l'uscita dei suoi singoli, ci si chiedeva che diavolo di genere fosse quello; non si riusciva a capire se si trattasse di Rock, Jazz, Blues, Psichedelia o un mix di tutto quanto: riuscire a definire il suo genere è cosa assai complicata se non impossibile. Fatto sta che chi volesse fare un vero e proprio viaggio negli anni Settanta, non può non ascoltarsi questo cd che, finalmente, mette insieme pezzi rari e perle sacre del genere Rock per eccellenza.

Come si evince già dal titolo, questo è il secondo volume che la SPV Records ha deciso di pubblicare. Questa volta, però, quelli che abbiamo il privilegio di ascoltare, non sono i pezzi più famosi e raffinati ma più che altro le sperimentazioni stilistiche e sonore alle quali Bolin dedicava molto tempo. Stiamo quindi parlando di un album più difficile e meno "leggero" rispetto alla precedente raccolta ma, allo stesso tempo, più ricercato e se volete più unico, perchè quello che si riesce a percepire dalla note di questi pezzi, è sregolatezza allo stato puro. Si riesce a captare la voglia matta e viscerale che l'artista ha di trasmettere le proprie passioni, i propri tormenti e, soprattutto i propri demoni visionari (il più delle volte causati dalle dosi massicce di droga che assumeva e che, purtroppo, se lo portò via giovanissimo). Quindi bisogna apprestarsi ad ascoltare con maggior attenzione, facendo caso ad ogni singolo particolare perché solo così si riesce a capire la maestosità di questo artista-prodigio. Senza un'accurata analisi dei suoi pezzi, viene meno quella costruzione magistrale ma minuziosa che ogni singola traccia possiede al suo interno.

Lasciamoci quindi trasportare da questi giri armonici che riescono a farci straniare dalla monotona realtà e che sembrano suggerici una visone concreta e palpabile del reale, permettendo di fare quello per cui tutti gli artisti dedicano la propria vita: toccare l'intoccabile, vedere l'invisibile, trasformare il surreale in concreto. L'unica pecca, forse, risulta l'aver concentrato tutti i brani più sperimentali e spesso frutto di registrazioni molto alla buona in questo unico volume quando, invece, sarebbe stato meglio distribuirli in entrambi i capitoli di questa meravigliosa "saga" musicale. Resta però il fatto che album di così pregevole fattura sono veramente difficili da trovare nel mercato odierno, a meno che non si vadano a rispolverare i mitici anni Settanta con i suoi leggendari miti...Bolin compreso.

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