Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2006
Tracklist: 

1. Teaser
2. Fandango
3. Wild dogs
4. Cookoo
5. Savannah Woman
6. Marching powder
7. Flyin' fingers
8. Dreamer
9. Just don't fall down
10. Blowin' your cookies

Tommy Bolin

Whips and Roses I

Gli anni '70 furono gli anni dei grandi chitarristi: Jimi Hendrix, Jeff Back, Jimmy Page. Fu anche il periodo di Ritchie Blackmore che, con la sua grande stravaganza e inusuale stile, aiutò i Deep Purple a diventare una delle più importanti rock band. Quando però Blackmore lasciò il gruppo nel 1975, il suo posto venne preso da Tommy Bolin che aveva solo 23 anni ma di cui si faceva un gran parlare per il suo enorme talento. Purtroppo però la sua carriera fu stroncata prestissimo a causa della morte avvenuta per overdose quando aveva appena compiuto 25 anni. Su di lui si fece un gran parlare, soprattutto su quanto importante fosse stato per la scena musicale mondiale. Addirittura lo si paragonava a Jimi Hendrix per il suo modo abnormale di suonare e molti dicevano che, da lì a qualche anno, sarebbe potuto diventare tranquillamente il genio indiscusso delle sei corde. Questo non lo sapremo mai, ma senz'altro da questo cd possiamo capire moltissimo su Bolin e sul suo sregolato genio musicale che lo portò al tragico incidente.

Whips and Roses 1 è una raccolta delle registrazioni che Bolin fece nei momenti di "riposo" creativo e che si pensava fossero andate perse. Una specie di bootleg, pieno di rarità e di suoi pezzi rimaneggiati giusto per non rimanere con le mani in mano.
Si inizia con una canzone stilisticamente piuttosto classica del panorama Rock: Teaser. Un brano simile per impostazione e sonorità a quelli di Stevie Ray Vaughn. Bel ritmo, sottolineato da un giro di riff sempre uguale sul quale Bolin canta e macina assoli che variano dal virtuosismo alla semplicità. Il tutto senza alcun tipo di sbavature, cosa non semplice se si tiene conto della distorsione very vintage. Inizio leggero quindi, ma il bello deve ancora arrivare. Passiamo a Fandango in cui si sente una bella apertura di batteria alla quale si allaccia poi un riff di chitarra semplice ma ben marcato. Si sfocia poi nelle sonorità Acid Jazz molto simili a quelle di Chick Corea. Qui la canzone è tutta strumentale in cui il protagonista indiscusso è il chitarrista che sfoggia tutte le sue capacità, mostrando un'enorme duttilità nel passare da uno stile all'altro: Funky, Rock, Jazz. Non poteva mancare una classica Ballad: è Wild dogs in cui Bolin canta su sonorità molto soavi appoggiate da un organo in sottofondo. Bella anche la chitarra che utilizza una distorsione particolarmente lieve con un pò di delay. L'assolo presente da metà canzone in poi (più di 4 minuti!) è straordinario e sembra di sentire non un chitarrista di 30 anni fa, ma uno dei giorni nostri. Impressionante. Cookoo è un bellissimo brano Funky in cui la chitarra si sbizzarrisce sotto ogni punto di vista. L'accompagnamento è incalzante e gli assoli sono straordinari. Satriani deve aver sicuramente studiato Bolin. Impressionante la facilità con cui vengono mischiati i vari fraseggi che non sempre fanno parte dello stesso stile, ma qui stanno insieme con una naturalezza sconcertante. Non ci crederete ma in Whips and Roses 1 vengono toccate anche le sonorità tipiche della Bossa nova. Un esempio è Savannah Woman dove sembra di essere catapultati in ambienti caraibici. Bellissimo brano per la sua sensualità e armonia. La stessa voce di Bolin risulta essere azzeccata per quelle che sono le suggestioni che il brano evoca. Ritorniamo a del buon sano rock con Marching Powder in cui si possono sentire le stesse caratteristiche udite precedentemente in Fandango. Qui, però, c'è un uso massiccio di organo e fiati che, insieme alla chitarra, si divertono a fraseggiare tra di loro. Grandiosa sei corde che mostra tutte le sue enormi qualità nel fraseggio virtuoso e fuori dal comune. C'è anche da sottolinera il fatto che vi è una signora batteria a scandire il tutto. Arriviamo ora al pezzo forte del disco: Flyin' fingers. Sono 15 minuti di virtuosismi estremi in cui si toccano tutti i generi toccati singolarmente nelle tracce precedenti. Non è quindi difficile trovare sonorità tipiche di un Santana vecchi tempi, di un Jimi Hendrix e di un, perchè no, Steve vai odierno. In questo brano sono dettate tutte le basi su cui poi i migliori chitarristi si sono esercitati. Sentiamo anche sperimentazioni a livello di effettistica che fanno impallidire ancora oggi. Grandioso pezzo, da antologia e non a caso il pezzo si intitola Dita volanti. Si ritorna a riascoltare una Ballad con Dreamer. Questa volta, però, sentiamo che Bolin ha deciso di concentrarsi di più sul risultato generale del brano. In questo modo abbiamo la chitarra in secondo piano per lasciare maggior spazio alla sua voce. L'assolo presente comunque è prettamente di stampo Bolin, quindi non mancano nemmeno qui le genialità. Just don't Fall Down è Acid Jazz allo stato puro. Batteria tirata in controtempi e virtuosismi, basso ben ritmato e chitarra a dir poco epilettica. I livelli che si toccano in questa canzone sono sublimi: quando si dice che la chitarra parla da sola. Finale grandioso con Blowin' your cookies. Un pezzo di pura sperimentazione. Anche la qualità della registrazione, fa intendere che questo sia proprio il frutto di una jam session in cui l'obbiettivo principale era quello di provare qualsiasi cosa il più possibile. Il brano è impressionante e Bolin, nonostante quello che già abbiamo ascoltato, non smette di stupirci anzi ci fa venire voglia di ascoltare di nuovo tutto dall'inizio.

Whips and roses 1 è uno di quegli album che non possono assolutamente mancare sugli scaffali di un chitarrista. La cosa impressionante è che il suo modo di suonare e i suoni che sprigina da quella dannata sei corde, sono tutt'altro che vecchi. Per cercare di captare tutte le affinità con i chitarristi di oggi a noi più conosciuti, ci vorrebbero anni di certosina ricerca. Un capolavoro che per fortuna siamo riusciti a rispolverare salvandolo dalla catastrofica perdita.

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