Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Davide Calabretti - voce, chitarre
- Federica Ornaghi - basso, metallofono
- Jacopo Moriggi - batteria, percussioni


Tracklist: 


1. Chupacabras
2. Acre
3. Sottovuoto
4. Neve
5. Ametista
6. In Fondo
7. Ali Di Cartone
8. Erba
9. Fantasmilandia
10. 30 Minuti Di Dissolvenza

Boda

Chupacabras

Non è ancora ben chiaro se il Grunge sia tutt’ora vivo e vegeto o siamo solo noi italiani che come al solito arriviamo ad assimilare con anni di ritardo ciò che nasce e cresce all’infuori dei confini nazionali, sta di fatto che ciclicamente si presentano ondate di gruppi italici devoti a questo genere che ne reinterpretano leggermente la formula integrandola (quasi sempre in modo discutibile ed approssimativo) con tutto ciò che è successo dalla prima metà dei ’90 ad oggi.

I Boda rientrano in questa tipologia di band proponendo un rock grezzo e abrasivo cantato in italiano, chitarre distorte e particolarmente ruvide vengono rinforzate da un basso privo di personalità che si limita a ricalcare i giri armonici, mentre una batteria anch’essa legata indissolubilmente agli standard del genere si concentra sul risultare potente e precisa, evitando ritmi inusuali o improvvisazioni di ogni sorta.
Stando così le cose, per stimolare l’interesse nell’ascoltatore le canzoni contenute in questo Chupacabras dovrebbero necessariamente risultare ben costruite e capaci di coinvolgere per ovviare all’evidente scarsità di originalità che penalizza già in partenza la musica dei Boda.
Purtroppo il tutto suona già vecchio ancor prima di arrivare a metà disco, a causa di melodie poco incisive e i troppi evidenti cliché che costellano l’intero lavoro, partendo dalla voce forzatamente arrabbiata, sguaiata e rauca che urla facendosi strada tra testi manifestanti il solito disagio post adolescenziale, la solita alienazione e la solita rassegnazione alla realtà.
Tutto ciò 10 anni fa avrebbe ancora potuto avere senso dato che l’onda lunga del Grunge influenzava ancora pesantemente la musica Rock nazionale e non, ma oggi tutto questo suona noioso e banale, come qualcosa di cui si può tranquillamente fare a meno dal momento che certe atmosfere, certi suoni e certe idee risultano troppo debitrici da ciò che successe nella Seattle di Pavitt e Poneman anni addietro.
La negatività ed il pessimismo espressi attraverso questo tipo di musica hanno ormai perso la loro ragion d’essere, sia per via dei tempi fortemente cambiati, sia per via della musica stessa che nel frattempo ha visto avvicendarsi panorami musicali fortemente eterogenei apparentemente quasi ignorati da band come i Boda.
E’ pur vero che tracce di Stoner e Hard Core possono essere scovate in brani come Ali Di Cartone, e siano presenti episodi “relativamente” sperimentali come la strumentale Neve, psichedelia grossolana eseguita con approccio Punk, ma questo non basta a risollevare le sorti di un disco che soffre di una mancanza cronica di originalità.
Ciò di cui avrebbero bisogno i Boda è la sfrontatezza necessaria per poter “osare” musicalmente, lasciando che suoni ed idee nuove si integrino con la matrice Grunge allargando così i propri orizzonti stilistici.

Purtroppo le canzoni contenute in Chupacabras risultano essere troppo approssimative e acerbe, troppo imbrigliate ed imprigionate in qualcosa che ormai puzza di vecchio già da anni. La grinta e la convinzione, le capacità per risultare incisivi ed appassionanti non sembrano mancare, ma occorre al più presto dar loro una più originale e personale via d’espressione che possa aiutare questa band a far venire a galla le proprie qualità.

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