Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Federica Grande
Genere: 
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2001
Line-Up: 

- Christian "Chris" Pohl - voce e strumenti
- Gini Martin - voce femminile su Seelenschmerz e su I'm Dying Alone
- Kati Roloff - voce femminile su Soul Of Ice e su I'm Dying Alone


Tracklist: 


1. Welcome to the Suicice (Intro)
2. Seelenschmerz
3. I'm Dying Alone
4. Der Spiegel
5. Schmerz 1 - Liebe (Strumentale)
6. Die With You
7. Run Away
8. Soul Of Ice
9. Schmerz 2 - Lust (Strumentale)
10. Bloody Pleasures
11. Children of the Night
12. Schmerz 3 - Einsamkeit (Strumentale)
13. Any Chance?
14. Road to Hell
15. Schmerz 4 - Tod (Strumentale)
16. After Death (Outro)

Blutengel

Seelenschmerz

Herr Chris Polh, un eccentrico vampiro teutonico, fonda i Blutengel al termine degli anni ’90. L’album d’esordio Angel Dust (1999) non suscita il clamore sperato; la band sembra destinata a diventare un semplice divertissement del cantante dei Terminal Choice.
Naturalmente Mr. Pohl e il suo complesso di narcisismo non contemplavano una sconfitta; infatti, nel 2001 esce dal cilindro di Chris un piccolo capolavoro: Seelenschemerz.

L’album è stato sapientemente strutturato in modo che intro, tracce strumentali e outro accompagnino l’ascoltatore nel mondo evanescente dei Blutengel e lo rapiscano per sempre.
La title-track Seelenschmerz è senza dubbio la più coinvolgente: la voce eterea di Gini Martin e le lyrics poetiche (Kannst du in meiner Seele lesen/ In meinen Träumen bin ich jede Nacht allein, ovvero Riesci a leggere nella mia anima?/ Nei miei sogni sono solo ogni notte) si fondono con la melodia delle tastiere e regalano una dolcezza inaspettata alla lingua tedesca; con queste premesse è impossibile non ballare questa club hit, divenuta la canzone-simbolo dei Blutengel.
Inversione di rotta con Der Spiegel, qui le vocals di Chris sono velate da una sensuale crudeltà grazie al ritmo serrato e ai suoni decisamente più ruvidi.
Soul of Ice è invece caratterizzata da un beat ossessivo, che evoca la maledizione di un’algida dark lady, destinata a non volere/potere amare. Questo pezzo è il manifesto del sound made by Blutengel: synth come se piovesse, parole intonate (più che cantante) dalla voce baritonale di Chris Pohl; tutto in netto contrasto con la linea vocale femminile, lieve e armoniosa. Un marchio di fabbrica che li ha resi celebri e ha stregato i fan a tal punto che, chi ama i Blutengel, sembra destinato a non sperare troppo in una loro evoluzione artistica.
Un inno alla trasgressione (forse più psicologica che sessuale) è Bloody Pleasure: la combinazione di drums e synth dà l’illusione di esser circondati dal un mondo di tentazioni alle quali non si può rinunciare; il testo fa riferimento al mondo dei vampiri, i revenant per i quali la sessualità è legata al sangue e non ai piaceri della carne. Il vampiro-Pohl attraversa un labirinto di suoni che conducono ad abbandonare gli stereotipi della società, per valorizzare l’autenticità della propria natura (And in my world of temptation/ I will wait for you, ovvero E nel mio mondo fatto di tentazioni/ Io ti aspetterò).
Le restanti tracce appaiono inevitabilmente meno interessanti, se paragonate a queste catchy songs: canzoni che conquistano dal primo ascolto e trasmettono il desiderio ballare anche ai Goth più oziosi.

Con il loro secondo lavoro i Blutengel gettano le basi per una solida carriera, che li vedrà protagonisti indiscussi della scena electro-goth europea e headliner di numerosi festival internazionali. La consacrazione dell’esteta Chris Pohl e delle sue avvenenti vocalist-performer insinua il legittimo dubbio che a trionfare sia stata la loro immagine impeccabile, più che la sostanza. Non resta altro che rispondere con un aforisma di Oscar Wilde: “Solo le persone superficiali non giudicano dalle apparenze”.

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