Voto: 
6.9 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2006
Line-Up: 

- DohG - electro voice
- MaLcOm 11 - digital bass
- d.ck - prog, electronic buttons
- AndY HeAd - dig. effect guitar

additional set drums R.P.H.L.


Tracklist: 

1. (intro)
2. AniMal SouL
3. (interlude)
4. Don' t FeAr
5. (interlude)
6. 0003
7. I Wanna Be LikE Him
8. (interlude)
9. The Seed oF The 3rd MillEnnium
10. (interlude)
11. ManipuLated SouL
12. AbNormAliTy

Nota: nella confezione del disco sono riportati solamente i nomi delle canzoni, segnaliamo noi nella tracklist l'introduzione e gli intermezzi e per questo sono scritti fra parentesi.

Blue Velvet

thE thiRd

Interessante pubblicazione questa dei Blue Velvet, che con il loro The Third propongono un mix interessante di elementi industrial, distorsioni lisergiche ed effetti graffianti, dove si sente l'influenza di determinate sonorità industriali ma anche la volontà di non fotocopiarne i clichè. Nati nel 1999 da esperienze musicali diverse, i Blue Velvet sono una delle promesse del movimento industrial italiano, per durezza e aggressività possono essere accostati più a gruppi come i Technophobia che ad altri più sperimentali, dance-oriented o melodici come KeeN o altri, ma anche in confronto ad essi i Blue Velvet differiscono, apparendo molto più atmosferici e malinconici.

Dopo due releases il gruppo torinese, come sua stessa ammissione, si propone di raccogliere tutto il loro idealismo e la "violenza impalpabile" e cercare il giusto compromesso fra le varie parti della formazione e le loro influenze, ottenendo un campionario di ricerca dei suoni, riff acidi e atmosfere meccaniche. Il risultato non grida alla rivoluzione ma è valido, seppur in alcuni momenti appaia come se gli mancasse qualcosa; ma a dire il vero la maggior parte di questa sensazione viene data dalla scelta di alternare canzoni a intermezzi strumentali medio/brevi e quindi riducendo il numero di canzoni vere. Questa è una scelta che pur non essendo nulla di eclatante ai giorni nostri, rimane ugualmente una divagazione dalla forma canonica di un album. Però ne pagano i brani che sembrano così come delle "isolette" sparse fra vari intermezzi sonori senza un vero filo conduttore lungo l'album, se non le unioni fra le tracce. In pratica, non avrebbero nuociuto due/tre pezzi in più, ma quelli che ci ritroviamo fra le mani si lasciano ascoltare. La prima influenza che può venire in mente è Marilyn Manson, soprattutto per le screaming vocals che, a proposito, sono anche ben fatte, ma dal "Reverendo" non viene preso troppo, e musicalmente i Blue Velvet riescono a reinterpretare abbastanza la lezione e a non ripeterla a memoria, non solo per l'orientamento meno catchy (ma con implementato ugualmente un certo senso melodico). Andrebbero sicuramente citati anche altri nomi, come i classici Skinny Puppy o i Ministry più aggressivi e distorti, prendendo i loro elementi più incisivi. Su versanti più moderni possiamo citare anche, con una certa misura, qualche piccola affinità con i Deathstars.

Dopo l'intro veniamo subito al sodo con la batteria tagliente e i riff meccanici iniziali, che alla lontana ricordano i Meshuggah meno ostici, di Animal Soul. Subito le chitarre si fanno più Mansoniane, mentre l'elettronica di sottofondo è uno stridere infuocato. Con le urla filtrate, il tutto si fa squisitamente caotico e martellante, eccetto che per brevi bridge costituiti da accordi di chitarra clean. Breve intermezzo di quasi quaranta secondi e parte Don't Fear: gli effetti iniziali ricreano un'atmosfera fredda, che viene squarciata dal piccolo riff rockeggiante ma al tempo stesso malinconico. Il resto del brano si sviluppa articolandosi ancora sulle influenze di Manson che qui sono più forti. Molto buono il risultato in ogni caso. Altro intermezzo. Passiamo ora al prossimo brano: 003 è quasi a sua volta un altro intermezzo elettronico, data la (relativa) brevità, appare un po' scarna ma piacevole. Terzo intermezzo e poi l'ottima I Wanna Be Like Him dove un'atmosfera agghiacciante si associa ad una musica frenetica e convulsiva. Altro intermezzo, di soli diciannove secondi, che lascia il posto alla cupa e angosciante The Seed of the Third Millenium ed è in contrasto con l'ultimo intermezzo; questo ne dura quasi tre, ma è solo un riempitivo atmosferico e non un brano vero e proprio. Manipulated Soul è in pratica il seguito di Animal Soul, meno adrenalinica e più scandita nel ritmo e nei suoni abrasivi ma sempre di buon effetto. Chiusura affidata ad Abnormality, lenta marcia oscura che assume rapidamente i tratti di uno scenario urbano insieme caotico e desolato, cupo, seguendo i vari suoni che via via si aggiungono, fino al pianoforte finale che tinge il tutto di fredda angoscia.

Al termine del full-lenght si ha l'impressione, già detta in precedenza, che manchi qualcosa. Una volta cessata la musica dell'ultima traccia, non si percepisce che essa chiude il disco, né che questo possegga una grande unità nella sua struttura. Sporadicamente, oltretutto, lo scenario che i Blue Velvet dipingono con la loro strumentazione si fa un po' freddino in senso negativo, comunque non troppo, e una produzione migliore potrebbe tranquillamente rimediare. Le canzoni però sono molto buone, nonostante la registrazione abbia ampi spazi di miglioramento. Un pizzico di personalizzazione in più non guasterebbe, ma nulla di decisivo. Una nota molto positiva è che si nota che il gruppo ha il potenziale di sfornare un gran bel lavoro per il prossimo disco, se li si sosterrà e seguirà accuratamente. Gli interessati al genere tengano gli occhi puntati su di loro.

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