Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Filippo Morini
Genere: 
Etichetta: 
Cuckold Productions
Anno: 
2007
Line-Up: 

- 2 Mule Deers

Tracklist: 

1. Like Feedeng Flocks of crown
2. Skalka 3.25 AM
3. Purple Drops Will Rain From The C

Blue Deers

Blue Deers

Blue Deers. Nome non altisonante ma sicuramente poco decifrabile. Un nome che fondamentalmente non permette di capire nulla delle due persone gravitanti attorno a questo progetto.
Un nome che inevitabilmente si timbra nella nostra mente in modo indelebile non appena scopriamo ciò che si nasconde al di là di queste due parole, non appena questa sigla apparentemente inusuale ma priva di ostilità, accoglie come suo primo significato la musica che ci viene proposta in questo Mini omonimo, quasi interamente strumentale.

Ed ecco che mentre scorre la prima delle 3 tracce di questo disco, Blue Deers assume dei connotati, un identità, un volto che, pur se difficilmente interpretabile e descrivibile, costringe l’ascoltatore ad imprimersi nella memoria il momento in cui venne a conoscenza dei tratti deformi ma eterei che ne tracciano i contorni.
Risulta fin troppo difficile descrivere il contenuto di questo Mini, anche definirla semplicemente “musica” risulterebbe inappropriato, considerando pochi ma lapidari punti: le melodie sono totalmente assenti, la sicura ciclicità portata dall’alternarsi di qualcosa che somigli ad una strofa e ad un ritornello è completamente ignorata, e gli unici suoni che potrebbero ricordare una voce sembrano preghiere recitate sotto metri e metri d’acqua torbida.

La prima traccia si apre con un tappeto di suoni costanti ed artificiali che sembrano provenire da un campo magnetico, mentre si aggiunge la monotonia di un sintetizzatore spezzata talvolta dall’infrangersi di un piatto in lontananza.Finalmente all’ottavo minuto di canzone, dopo l’arrivo di una voce greve ed incomprensibile entra una chitarra ultra distorta ma poco compatta con un riff vagamente doom, che scardina la calma ipnotica ed acquosa creatasi precedentemente con pochi accordi ripetuti in loop. Il tutto si conclude nello stesso modo in cui era cominciato, inghiottito dal tappeto sintetico e magnetico dell’inizio.
Dopo un intermezzo di 20 secondi (ufficialmente la seconda traccia, Skalka 3.25 AM) composto da una singola nota riprodotta da solito sibilo/eco oscillante che ci sembra di aver già conosciuto nella prima metà della traccia precedente, si apre la terza ed ultima parte del disco rappresentata da Purple Drops Will Rain From The C, un introduzione densa di feedback intrecciati e controllati si spezza sotto il maglio di una chitarra sempre sommersa di distorsione e di un basso(?) corposo e denso, che riescono ad intessere giri armonici dalle tonalità non troppo aliene e più accessibili rispetto a quanto sentito prima, benché la voce sia assente e il mood generale del tutto risulti veramente indescrivibile.

I suoni dei Blue Deers sono destinati a dividere, tra chi li considererà promotori dell’avanguardia più remota e chi li snobberà a causa della loro estrema ed assoluta non-commerciabilità.
I pezzi sono bene registrati e ,nonostante tutto, il magma sonoro generato dalla band sembra qualcosa di ben organizzato e soprattutto controllato, incanalato in direzione di un genere che è post-tutto, che richiama immaginari urbani, industriali, desertici e lontanissimi, ma senza essere freddi o artificiali:non vi è infatti traccia di forme e suoni spigolosi e geometrici tipici della musica “computerizzata” (benché un po’ di elettronica sia comunque presente).
Qui tutto è organico e mobile, mutevole anche se ossessivo, inquietante ma non malvagio.

Concludo perché mi risulta veramente difficile descrivere con le semplici parole il lavoro di questo duo di Volterra, un esperimento veramente coraggioso e totalmente fuori dagli schemi, un trip allucinogeno e traviante, un non-genere da scoprire, soprattutto se il tutto è condotto da un gruppo italiano.
Si consiglia di ascoltarli, ma liberatevi prima da ogni pregiudizio.

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