Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Decadance Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Eva K – voce
- Kyriakos P – tastiere, programming
- George P – tastiere, chitarra

Tracklist: 

1. Crashed
2. Morning star
3. Xenomorph Angel
4. Burning
5. Want you there for me
6. Oxygen
7. Lovewar
8. Das maerchen
9. Monographic
10. Reisen
11. H.E.A.T.
12. Elegy

Blue Birds Refuse to Fly

Xenomorph Angel

Come sonorità provenienti da un futuro indefinito, i greci Blue Birds Refuse To Fly, scoperti in casa Decadance Records a cominciare dal 2004 con Anapteroma, ci propongono un terzo album dai toni fantascientifici, ricco di immagini ricamate, e sensazioni ancestrali. Xenomorph Angel – direttamente dal celebre film Alien-Xenomorph Angel – è un disco di puro ebm atmosferico e onirico, dal taglio raffinato, nonché profondamente sensuale. Le suggestioni suggeriteci dal trio ellenico hanno movimento ondulare, dense di vedute interstellari e situazioni etereo-spaziali – come bellamente ci testimonia Burning, brano di netta tendenza dancefloor -. Da qui il gruppo di Atene si concede passaggi electro più classici, da mainstreaming, seguendo le direttive dei leader maximi In Strict Confidence (l’introduttiva Crashed ne è un ottimo esempio).
Il tessuto sonoro, caratterizzato tutto al più da synth e tastiere, è impreziosito poi dalla voce solista della talentuosa Eva K, una sorta di poetessa-veggente che interpreta molto dolcemente, oltre che con abilità, il mood definito dalla coralità strumentale. Capitolo particolarmente ben riuscito è a questo proposito Want You There For Me: qui la band si avventura in sonorità decisamente più electro-pop, curando con attenzione i risvolti melodici della composizione, i quali si fondono perfettamente con un vocal in più punti sussurrato. L’effetto risultante è di grande piacevolezza, ma soprattutto di leggerezza; caratteristica la quale sicuramente aiuta l’assimilazione di un disco di dodici tracce. Seguono infatti a cascata brani atmosferici e malinconici, alternati a quelli più dinamici dal punto di vista elettronico: Oxygen, track cristallina e delicatissima, e Lovewar, prova di grande abilità compositiva in campo elettro-body-music.

Proseguendo il fin ora ottimo lavoro, la band propone quello che è forse il brano meglio riuscito, se non quello apparentemente più improbabile, Das Marchen. Titolo tedesco, per lyrics tedesche, che conferiscono la grande versatilità della lingua teutonica per le produzioni elettroniche. E’ qui che il trio ateniese esprime il meglio delle proprie idee, con soluzioni ritmiche e melodiche di ampio respiro, lontane da loop ripetitivi o scontati, che si rivelano quindi per nulla inferiori alle produzioni degli stessi ISC. Presa dunque la palla al balzo, i Blue Birds Refuse To Fly proseguono con espedienti da dancefloor eighties – consci forse della loro infallibilità attuale – arrivando a superare, forse troppo prolissamente, i cinquanta minuti (a nascondere tale pecca è il brano atmosferico più bello, Elegy, arricchito a sorpresa da interventi vocali maschili).
Si tratta dunque di un album valido e prodotto in modo impeccabile; la sua versatilità alle atmosfere ballabili lo aiuta se non altro a guadagnare maggiore lustro. Una risorsa da non sottovalutare a tal proposito è la possibilità di estrapolare a volontà brani al fine di un ascolto momentaneo, o in generale per un inserimento in mixaggi dj. La strada verso orizzonti sempre migliori insomma è decisamente aperta, non rimane perciò che perseguirla. Ne saranno capaci?

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