Voto: 
5.8 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Chris Robertson - voce, chitarra
- Ben Wells - chitarra, cori
- John Lawhon - basso, cori
- John Fred Young - batteria

Tracklist: 

1. Rain Wizard
2. Backwoods Gold
3. Lonely Train
4. Maybe Someday
5. When The Weight Comes Down
6. Crosstown Woman
7. Shooting Star
8. Hell And High Water
9. Shapes Of Things
10. Violator Girl
11. Tired Of The Rain
12. Drive
13. Rollin' On

Black Stone Cherry

Black Stone Cherry

Freschi di contratto con la Roadrunner Records si presentano con questo debut self-titled i Black Stone Cherry, ennesimo gruppo a stelle e striscie classificabile nel sempre più intasato filone del Post Grunge. Il merito principale però dei quattro giovani americani è proprio quello di cimentarsi nel tentativo di riproporre un sound quasi del tutto scomparso, cioè il Grunge degli anni '90, quello per intenderci di gruppi come Soundgarden, Stone Temple Pilots e Temple Of The Dog, mescolandolo con un pò di Rock alla Lynyrd Skynyrd e con sonorità più dure alla Black Label Society o attuali alla Nickelback o Audioslave. Nonostante ciò i Black Stone Cherry non riescono a distinguersi dalla quasi indistinta massa di bands statunitensi che attualmente popolano il mondo del Rock, e di certo non aiuta nel creare una propria individualità una voce ed un'interpretazione, come quelle di Chris Robertson, troppo simili a quelle di Chris Cornell, come non può rappresentare un punto a loro favore la mancanza di spunti compositivi che portino una ventata di novità nel genere o quella piacevole vena creativa che aveva investito quei gruppi che diedero risonanza al genere, il riferimento non può che essere ai vari Pearl Jam, Alice In Chains e gli stessi Soundgarden, nonostante il sottoscritto non li abbia mai apprezzati come altri.

Le troppe influenze citate, le evidenti similitudini con altri gruppi passati e presenti, la mancanza di pezzi di spicco e la somiglianza tra i vari brani presenti nel lotto, rappresentano i limiti principali di un lavoro che comunque porta con sè anche parecchi aspetti positivi, infatti qualitativamente le song presenti non sono affatto da buttare ed una produzione spigolosa e grezza favorisce il sound della band, senza tralasciare il fatto che non è difficile scorgere nei quattro ragazzi del Kentucky doti non indifferenti.

L'inizio inusuale affidato al rullo di tamburi in Rain Wizard viene interrotto dall'irrompere della voce potente del singer, peccato che come già detto sia la copia di quella di Cornell, tra i pezzi meglio riusciti invece possiamo citare Lonely Train, Crosstown Woman che fonde Grunge e Southern Rock, come risulta molto piacevole l'anthem Rock di Hell And High Water o Tired Of The Rain, o anche il revival dei 90's di Rollin' On. Meno pregevole invece il resto, Violator Girl potrebbe benissimo confondersi per una canzone degli Audioslave ed anche gran parte del resto rientra in quel buisiness discografico che da quasi un decennio ormai sta dominando il mercato americano.

Esordio con poche ma consistenti note positive per il quartetto americano, ed è su queste che bisogna insistere se i Black Stone Cherry intendono distinguersi da quella massa di bands che affollano il genere grazie all'appoggio delle maggiori labels.


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