Voto: 
10.0 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
Vertigo
Anno: 
1970
Line-Up: 

- Ozzy Osbourne - voce ed armonica
- Tony Iommi - chitarra
- Terrance "Geezer" Butler - basso
- Bill Ward - batteria

Tracklist: 

1. Black Sabbath (6:21)
2. The Wizard (4:25)
3. Behind the Wall of Sleep (3:37)
4. N.I.B. (6:07)
5. Evil Woman (3:25)
6. Sleeping Village (3:46)
7. Warning (10:33)

Black Sabbath

Black Sabbath

Chi ha inventato l’Heavy Metal? Esperti, giornalisti e semplici appassionati, tutti almeno una volta nella vita si sono posti questa domanda, senza riuscire però quasi mai a rispondersi. I nomi sono tanti, i pareri discordanti, ma c’è un gruppo in particolare che, secondo i più, può vantarsi di aver dato vita ad un intero movimento: i Black Sabbath. La band nasce nel 1967 per volontà di un ex macellaio di nome Ozzy Osbourne e dei suoni due amici Geezer Butler e Jimmy Phillips. Inizialmente l’idea è quella di suonare generalmente Blues. I Polka Tulk, questo il primo nome scelto, comprendono anche il chitarrista Frank Anthony Iommi ed il batterista Bill Ward. Butler, originariamente chitarrista, si dedica al basso ed entra poi a far parte del complesso pure un sassofonista. Poco più tardi però, è costretto, insieme a Phillips, a lasciare i Polka Tulk, che decidono quindi di cambiare nome in Earth. Per un breve periodo Iommi diventa membro dei Jethro Tull, tuttavia a causa di divergenze personali viene presto allontanato. Ritornato dai vecchi compagni suggerisce di cambiare stile musicale, di suonare qualcosa di spaventoso. Per questo motivo, ispirandosi ad un vecchio film dell’orrore, viene scelto infine il nome di Black Sabbath. Dopo aver pubblicato una serie di discreti demo e mini, Ozzy, Iommi e soci riescono a firmare un contratto con la Vertigo ed intraprendono così un tour europeo. La label si accorge delle capacità del gruppo ed interrompe la serie di concerti per portare il complesso britannico in studio. In due giorni viene perciò inciso Black Sabbath, che esce in Inghilterra il 13 febbraio 1970.

Ad aprire il debutto del quartetto di Birmingham una pioggia torrenziale, tuoni lontani e dei rintocchi di campana poco rassicuranti: è l’intro di Black Sabbath, brano memorabile che cambierà per sempre la storia della musica Rock. I riff agghiaccianti del messia nero Tony Iommi e le urla sgraziate di Ozzy non posso che rimandare all’immagine di copertina, una delle più spaventose di tutti i tempi: nei pressi di una casa disabitata e di un laghetto stagnante si aggira un personaggio misterioso e dall’aria minacciosa. Bastano queste poche caratteristiche, musicali e non, per capire perché decine e decine di complessi in futuro si lasceranno influenzare apertamente dal combo inglese. Il Doom Metal è solo uno dei tanti generi di cui i Black Sabbath sono padri e l’incedere decadente e lento della titletrack non potrebbe evidenziarlo in maniera migliore. Il ritmo cambia nel finale divenendo incalzante, senza per questo offuscare l’aria tetra evocata in precedenza. Iommi si lancia, dopo l’ennesime disperate implorazioni di Ozzy, in un assolo immortale, per poi lasciare spazio alla seconda traccia del platter, aperta da un’armonica solitaria. Uno dei passaggi più sensazionali dell’album è il duetto che segue fra l’armonica stessa e la chitarra di Iommi. I Black Sabbath hanno ben poco da invidiare ai celebri complessi Hard Rock dell’epoca e, nel caso ci fossero ancora dubbi, The Wizard spazza via tutte le incertezze. Eleganza e tenebrosità si mescolano per dare vita ad una delle innumerevoli canzoni indelebili nella discografia dei Black Sabbath. Ozzy Osbourne appare come il cantante ideale per le sonorità del disco e sarebbe impensabile, in questo caso, di vedere dietro al microfono persino un Ronnie Dio oppure un Tony Martin. Behind The Wall Of Sleep non dà tregua all’ascoltatore, il quale, nonostante in apertura il pezzo sembri piuttosto orecchiabile ed orientato verso l’Hard Rock, viene travolto da un’ondata di suoni distorti e violenti. Altro grande assolo ed ennesima ottima interpretazione di Mr.Osbourne. N.I.B. si apre mentre la precedente canzone scivola via lentamente. Il basso di Terry pulsa isolato ed introduce in questo modo i soliti riff demoniaci concepiti dalla geniale mente di Tony Iommi. Egli conferma poi, tramite il solo, le proprie abilità con lo strumento a sei corde ed essenziale è pure il lavoro, semplice ma determinante, di Bill alla batteria. I testi dei Black Sabbath sono macabri, ricchi di spunti esoterici. Contrariamente a quanto accade a cavallo fra gli anni sessanta e settanta però, i quattro non vengono penalizzati eccessivamente dalla critica per la loro attitudine apparentemente satanica, la quale, invece, non fa altro che accrescere il fascino intorno alla loro figura. Riguardo a tale questione vale ricordare un fatto curioso: il booklet della prima edizione di Black Sabbath contiene al suo interno alcune crosci rovesciate, tuttavia queste furono inserite dalla Vertigo senza preavviso, mandando così su tutte le furie Tony e gli altri.

Evil Woman vede un’alternanza fra chitarra e basso davvero entusiasmante e possiede inoltre un refrain invidiabile, uno dei pochi all’interno dell’opera ad essere veramente coinvolgente. Evil Woman risulta il brano più diretto ed easy di Black Sabbath, ma non per questo deve essere considerato scontato e trascurabile. La quinta traccia del platter non presenta infatti alcun difetto, se non forse quello di durare troppo poco. Trascorrono difatti appena tre minuti e mezzo ed è tempo di Sleeping Village. Costituiscono la song due frazioni assai distanti musicalmente l’una dall’altra, tanto che pare persino di ascoltare gruppi diversi a seconda dell’occasione. Un Osbourne irriconoscibile intrattiene l’ascoltatore in una calma apparente per circa un minuto. In seguito viene dato spazio agli altri membri della band, che con i rispettivi strumenti danno vita ad una prolungata anarchia musicale  fatta di assoli, cambi di ritmo e distorsioni esagerate. L’ultimo ambizioso capitolo del lavoro si intitola Warning. In dieci minuti i Black Sabbath spaziano dalla musica psichedelica al Blues, passando per il Folk e stravolgenti gli stilemi dell’Hard Rock. Il pezzo è molto articolato e rappresenta l’apice creativo del platter. Geezer e Bill forniscono una base portante sui cui si sviluppano i riff e gli assoli di Iommi, intanto che Ozzy interpreta il testo con uno stile assai distante dal suo classico modo di cantare. Alcuni passaggi strumentali provocano un senso di allucinazione, fattore questo che verrà ripreso in futuro da una miriade di band cosiddette Stoner. Qui si conclude il disco del 1970, tuttavia sul mercato sono reperibili svariate edizioni posteriori contenenti diverse bonus track. La ristampa del 1996, per esempio, includerà la canzone che nella versione americana dell’album, prodotta dalla Warner Bros., sostituisce Evil Woman, ovvero Wicked World. In altri casi sarà invece il live di Tomorrows Dream a chiudere il debutto del combo di Birmingham.

Black Sabbath è il caposaldo di un genere, il primo disco etichettabile come pioniere seminale del futuro Heavy Metal. La sua importanza storica non deve tuttavia sminuire le autentiche perle contenute all’interno dell’album. Atmosfere terrificanti, riff metallici e pesantissimi ed una voce grezza, tutt’altro che elegante: questi i tratti distintivi dei Black Sabbath nel 1970. La band inglese non si fermerà certo qui ed inciderà in seguito ulteriori strabilianti opere d’arte, come Paranoid, Master Of Reality, Vol. 4 e Sabbath Bloody Sabbath. Tutto il Metal affonderà le sue radici qui e, qualsiasi sia il sottogenere ascoltato, chiunque dovrebbe inchinarsi di fronte a questo incredibile e strabiliante capolavoro, non esistono scusanti.

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