Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Touch and Go/Promorama
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Tobias Nathaniel - pianoforte, basso, organo, chitarra, timpani
- Pall Jenkins - chitarra, voce, basso, organo, synth
- Joe Plummer - batteria, percussioni
- Matt Resovich - violino, synth,
- Jimmy LaValle - pianoforte, basso, organo

Tracklist: 


1. Tangled
2. The Spell
3. Not Just Words
4. The Letter
5. The Replacement
6. Return To Burn
7. Gps
8. The Waiter#5
9. Places
10. The Fix
11. To Bring You Back

Black Heart Procession, The

The Spell

Quinto album di studio che corona i dieci anni di attività per i californiani The Black Heart Procession, una realtà in continua trasformazione, che colora di nero decadentismo un Rock alternativo/Indie dalle forti componenti gotiche e wave. Non a caso il titolo scelto per questo nuovo capitolo discografico del magico quintetto di San Diego è The Spell, un titolo che racchiude l’atmosfera spettrale e lugubre esalata dall’intreccio di pianoforte e violino.
Disperazione e malinconia si attorcigliano in un valzer di morte che si distende per undici tracce, delineate dalla voce smarrita e confusa del polistrumentista Pall Jenkins.

Le luci si abbassano già a partire dall’opener Tangled, cadenzato episodio dall’alone funereo, ripreso dalla title-track The Spell, un ulteriore passo nello sconforto del concept. Chitarre e batteria regolari e costanti, voce sommessa e priva di spiragli scintillanti.
Attraversando la terza Not Just Words, che esprime bellezza ed evasione al tempo stesso, si giunge alla stupenda The Letter, dalle liriche sofferte, ben impostate sull’accompagnamento di pianoforte e sui temi di violino. La leggermente ripetitiva The Replacement immette nella lenta Return to Burn, che rimane chiusa in se stessa senza mai trovare sbocco verso sonorità più d’impatto.
L’intero album è un viaggio nelle emozioni e nella coscienza, che quindi non conferisce grande risalto alla potenza del timbro, ma che cerca di valorizzare i toni avvolgenti prodotti dagli monotoni arpeggi di chitarra e patterns di batteria.
Macabre canzoni si susseguono statiche ed indolenti: The Waiter #5 rappresenta il principale collegamento con tutto ciò che i The Black Heart Procession hanno prodotto in passato, una passione per il lato più tenebroso e gotico che genera un inusuale connubio stilistico con l’Indie/Alternative proposto.
Non mancano riferimenti marcatamente Pop, come Places, che si contrappongono agli squisiti capitoli Alternative, quale la più incisiva The Fix.
Solitudine causata da cuori infranti si percepisce anche nella conclusiva To Bring You Back, che esplora nuovamente l'aspetto più oscuro della natura umana, già largamente trattato dal front-man Pall Jenkins e dal pianista/chitarrista Tobias Nathaniel nella loro esperienza con i Three Mile Pilot.

Ipnotico, notturno, invernale e riflessivo, The Spell potrà essere apprezzato dagli amanti dell’Indie più ricercato, quello votato alla triste meditazione delle vicende umane, quello plasmato dalle menti dei cinque americani e testimoniato dall’inquietante booklet che accompagna la curata confezione del disco. Luci fioche, spirali, corvi minacciosi, armi, boccette di veleno e sagome antropomorfe rendono complesse le sperimentazioni alternative di Jenkins, parallele alla ricerca stilistica attuata dal carismatico Glen Johnson dei Piano Magic. Il filo spinato che si insinua tra i due amanti guiderà l’ascoltatore nei meandri della perdizione e della dissoluzione interiore operata dai The Black Heart Procession, un'originale realtà in crescita dal punto di vista del successo internazionale, ma in leggero calo rispetto ai precedenti lavori.

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