Voto: 
9.8 / 10
Autore: 
Jacopo Prada
Genere: 
Etichetta: 
SST Records
Anno: 
1981
Line-Up: 

- Henry Rollins - voce
- Greg Ginn - chitarra
- Dez Cadena - chitarra
- Charles Dukowski - basso
- ROBO - batteria

Tracklist: 

1. Rise Above (02:26)
2. Spray Paint (The Walls) (00:33)
3. Six Pack (02:20)
4. What I See (01:55)
5. T.V. Party (03:31)
6. Thirsty And Miserable (02:05)
7. Police Story (01:32)
8. Gimmie Gimmie Gimmie (01:47)
9. Depression (02:28)
10. Room 13 (02:04)
11. Damaged II (03:23)
12. No More (02:25)
13. Padded Cell (01:47)
14. Life Of Pain (02:50)
15. Damaged I (03:50)

Black Flag

Damaged

La storia dei Black Flag non è poi tanto dissimile da quella di molti loro colleghi: problematiche di vario tipo, cambi di formazione, sintomi di un’era in cui l’Hardcore non godeva certo di buona stima presso benpensanti, polizia e persino Punk della prima ora. Erano anni difficili, anni bui, anni in cui i kids rischiavano grosso a concerti e manifestazioni. Forse fu proprio in reazione a tutto questo che nei giovani maturò una mentalità diversa, uno spirito che li portava a differenziarsi enormemente dagli appassionati di Clash, Ramones e compagnia bella. Erano tempi perfetti per lo svilupparsi di un nuovo e devastante genere musicale, genere che attingesse sì alla tradizione Punk, ma che allo stesso tempo prendesse le distanze da quel movimento ormai statico e privo di idee vincenti. Erano gli anni dell’Hardcore, erano gli anni dei Black Flag.

I Black Flag nascono a Hermosa Beach, nella California meridionale, ed inizialmente si fanno chiamare Panic. Il primo nucleo della band comprende il fondatore e chitarrista Greg Ginn, vera colonna portante dei Flag negli anni a venire, il singer Keith Morris, il bassista Raymond Pettibon e David Horvitz dietro le pelli. Con questa formazione, e con le molte altre che seguiranno di lì a poco, il gruppo dà inizio alla propria attività, organizzando concerti e pubblicando alcuni interessanti lavori, come Nervous Breakdown del 1978 e Jealus Again del 1980. Quando però i Black Flag fanno visita a Washington D.C. conoscono Henry Rollins, giovane ragazzo del giro che dietro un’apparente timidezza nasconde una grinta da leone. Henry molla il lavoro e diventa in breve tempo il cantante della band, l’unico in grado di garantire a Greg e soci un minimo di stabilità. E insieme a Henry arriva un’altra importante conferma per i Black Flag: il primo, tanto agognato full lenght, Damaged.

Un logo che già incute violenza ed una copertina a dir poco sovversiva accompagnano il disco, da molti considerato il più grande capolavoro a cui la musica Hardcore abbia mai dato vita. Può sembrare azzardato, ma non è così: Damaged esprime una potenza sonora, un’aggressività che dischi come Ramones e Never Mind The Bollocks riuscirono soltanto a sfiorare. Damaged contribuì inoltre a creare quell’attitudine, tipica nel mondo dell’Hardcore, chiamata Do It Yourself. Questa consiste nel garantirsi da soli, senza che ci metta mano una qualsiasi label, una buona distribuzione ed i giusti appoggi. Se oggi DIY è spesso sinonimo di Punk - Hardcore il merito è anche e soprattutto dei Black Flag, che riuscirono, nonostante un disastroso accordo con la Unicorn - MCA Records, a diffondere il proprio verbo in tutti gli Stati Uniti d’America, e non solo.

Musicalmente il disco è paragonabile ad una violentissima scheggia impazzita: i riff della coppia Ginn - Cadena spazzano via ogni cosa trovino sulla loro strada, la sezione ritmica composta da Charles Dukowski e ROBO (alias Roberto Valverde) sembra preannunciare un’esplosione atomica, mentre la voce di Rollins, con il proprio impeto infernale, sotterra tutta quella serie di cantanti che nel 1981 si professava Punk senza averne il diritto. Con l’iniziale Rise Above i Black Flag affiorano dall’underground californiano per sputare in faccia ai potenti un dissenso senza eguali, un dissenso che contribuirà a fomentare le antipatie di molti nei confronti di Rollins e compagni. In Damaged c’è spazio anche per momenti meno duri e politicamente scorretti, ne è un esempio la scanzonata TV Party. La quarta traccia dell’album nasconde però una pungente ironia che colpisce soprattutto l’americano medio, colpevole, secondo i Black Flag, di vivere un’esistenza misera e passiva. Sebbene la proposta della band nordamericana rimanga grezza ed essenziale, l’album è comunque suonato discretamente, arricchito per giunta da qualche breve virtuosismo chitarristico (non dimentichiamo che Dez Paul Cadena suonerà, nel corso della sua carriera, anche con i leggendari The Misfits).

Fra i molti classici contenuti in Damaged vale la pena nominare innanzitutto Police Story, ispirata alle numerose irruzioni della polizia, tanto improvvise quanto spesso senza motivo, che a cavallo fra anni settanta ed ottanta avevano l’obbiettivo di interrompere i cosiddetti “concerti a rischio”. In quel periodo bastava avere un look sospetto per destare l’attenzione di guardie e perbenisti, figuriamoci organizzare concerti a base di sudore, violenza e slamdance… Altro brano passato alla storia è Gimmie Gimmie Gimmie, rabbiosa dimostrazione di come si possa colpire nel segno senza per questo rinunciare ad una buona dose di impetuosità. Interessante menzionare pure Depression, nelle cui liriche si respira ancora un’atmosfera influenzata dal nichilismo del Punk e da cui l’Hardcore si allontanerà definitivamente sul finire degli anni ottanta, con l’avvento di grandi band quali Chain Of Strength e Youth Of Today. La parte finale dell’album, come prevedibile, non presenta alcun calo di tensione, basti pensare alla progressione sonora di cui si fa protagonista No More. Assolutamente imperdibile è altresì la coppia finale Life Of Pain - Damaged I, le cui coordinate stilistiche non si discostano poi molto dalle restanti tracce.

Se un disco come Damaged venisse registrato con tecnologie moderne risulterebbe, probabilmente, uno fra i dischi più devastanti di tutti i tempi. Invece fu inciso in maniera del tutto approssimativa, da un produttore, Glen Lockett, che di certo non passò alla storia per le proprie capacità in materia. E’ forse anche per questo che Damaged conserva, ancora oggi, un fascino tutto suo, il fascino di un disco che cambiò per sempre le sorti della musica Rock.

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