Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
1234 Records/Novunque
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Pete Bishop – voce, basso
- Mike Bishop – voce, chitarra
- Chris McConville – batteria

Tracklist: 

1. Menace About Town (02:00)
2. Breakaway (02:13)
3. Only Place I Can Look Is Down (02:02)
4. I Can't Stand It Anymore (01:58)
5. Life In A Hole (01:50)
6. Say Hello (02:21)
7. So High (05:42)
8. Lies And Indictments/Sun's Going Down (03:07)
9. Will You Ever Come Back Again (02:05)
10. Higher Now (01:49)
11. Back And Forth (01:57)
12. Travelling Our Way Home (02:24)
13. In The Night (02:18)
14. Carousel (02:53)

Bishops, The

The Bishops

Ladies and gentlemen, ecco a voi i The Bishops. Non potevamo scegliere formula di apertura più adeguata di questa, per introdurre la storia di due gemelli (Pete e Mike Bishop, appunto) che un bel giorno decisero di chiamare al loro cospetto un coetaneo scozzese per picchiare sulla batteria e fare del Rock ‘n’ Roll pepato e non troppo impegnato.
E’ andata più o meno così, crediamo, per il trio che arriva nel nostro paese dalla terra d’Albione grazie all’intraprendenza di Novunque, etichetta indipendente lombarda che può vantare l’ottima intuizione di scommettere sulla piccola formazione britannica già nel roster di 1234 Records.

Concluse, finalmente, le presentazioni di rito, è il momento di immergersi nell’ascolto del Self-Titled con il quale i gemellini Bishop si presentano sulla scena Indie internazionale. Lo fanno agghindati di tutto punto, con giacche strette e cravattine a tema che ci fanno tornare alla mente le scene di un vissuto Mod ritornato in voga di recente, perchè tramandato alle generazioni più giovani con la forza di racconti ed immagini.
Sembra di ritrovarci nel salotto vintage di qualche villetta della periferia inglese, con una trentina di ragazzi a caccia di emozioni forti, mentre scalpitano tra birre e sigarette più o meno ritoccate per accapparrarsi la bionda di turno. Con, sullo sfondo, tre coetanei con l’aria irriverente tra basso, chitarra e una sezione ritmica di Beatlesiana memoria.
I The Bishops sono proprio questo. Ritmo, energia e un bel po’ di originalità, perché ritornare indietro di quarant’anni buoni non è facile per nessuno, men che meno per una band che voglia cimentarsi con le sonorità di allora.

I tre ragazzi ci riescono, almeno stando alle 14 tracce del loro album d’esordio. Solo due dei tanti pezzi presenti superano i tre minuti. Segno, tangibile, che l’ideale dei The Bishops è ben definito sin dalle prime battute. Menace About Town e Breakaway sembrano rompere il ghiaccio, per lasciare posto a Can’t Stand It Anymore che è anche singolo pilota per la promozione dell’album.
Il primo lavoro in studio del trio britannico si muove tra ritmiche disincantate e linee di chitarra sixties. Citiamo Say Hello, nella quale compaiono di tanto in tanto anche coretti in pieno stile Beatles che faranno sorridere, compiaciuti, i reduci di quel mondo così lontano ma sempre invocato a modello.Non c’è nulla che faccia venir voglia di “passare alla prossima”, nel quadretto dei The Bishops. Anzi, l’energia trasmessa dai tre giovanissimi ragazzi scuote l’ambiente riportandoci alla mente proprio le scene di film a tema visti e rivisti.

L’Indie Rock proposto dal trio d’oltre Manica è incisivo e senza troppi convenevoli. Colpisce per l’impressionante forza creativa portata sulla scena, in un ambito non certo facile e per giunta irto di pericoli. Il rischio è quello di finire fuori tema o di annegare nella presunzione di voler innovare nella tradizione.
Il lavoro dei The Bishops, per altro, è fresco e pungente. Come si conviene, del resto ad una band sulla rampa di lancio e, a detta di molti, da tenere d’occhio per il futuro più prossimo. Ci troviamo tra le mani un full-lenght di tutto rispetto, dunque, per essere stato scritto, suonato e ballato da tre ragazzi ancora sbarbati, che amano strizzare l’occhio al proprio pubblico. Colonna sonora ideale per una bella passeggiata tra le vie storiche del Mod style londinese, e non solo, a dispetto di tanto made in UK che le copertine patinate dei magazine continuano a proporre come nuove rivoluzioni.

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