Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Metal Blade
Anno: 
2009
Line-Up: 

Nergal - voce, chitarra
Seth - chitarra
Orion - basso
Inferno - batteria, percussioni

Tracklist: 

1. Daimonos
2. Shemhamforash
3. Ov Fire And The Void
4. Transmigrating Beyond Realms Ov Amenti
5. He Who Breeds Pestilence
6. The Seed Ov I
7. Alas, Lord Is Upon Me
8. Defiling Morality Ov Black God
9. Lucifer

Behemoth

Evangelion

Probabilmente al giorno d'oggi non c'è, al mondo, un ascoltare di Metal (non necessariamente estremo) che non conosca i Behemoth. La band capitanata da Nergal ha infatti, da qualche anno a questa parte, assunto il ruolo di guida indiscussa all'interno della scena Death Metal internazionale. Una serie di pubblicazioni osannate da pubblico e critica ha conferito ai Behemoth una posizione di gran rispetto nell'ambiente, e hanno scatenato nei fan grandi aspettative riguardo al successivo capitolo di questa epopea.

Fare meglio dell'accoppiata Demigod/The Apostasy non era di certo un compito facile. Creare un capitolo discografico che, oltre alla musica, avesse alle spalle un concept ben costruito e un messaggio almeno stuzzicante non è mai stato un problema per i Behemoth, ma con Evangelion probabilmente si assiste al primo vero e proprio passo falso della band. Preceduto da un live album e dall'EP Ezkaton, Evangelion vede la luce nell'agosto 2009.

Si parte, in pieno stile Behemoth, con un pezzo decisamente in-your-face come Daimonos, denso di ripartenze e stacchi obiettivamente molto curati sia come sonorità che come tecnica. La sua struttura ricalca di massima quella di Slaying The Prophets Of Isa, apripista del precedente platter. In particolare, rispetto a The Apostasy , i suoni e la produzione sembrano migliorati ancora di più, così come il drumming di Inferno. Ciò che deficita è invece l'ispirazione più propriamente chitarristica di Nergal e Seth: i riff sono poco incisivi e le melodie sanno di già sentito. Dopo l'epicheggiante Shemhamforash, nella quale trovano posto tappeti di tastiera e cori molto evocativi, si arriva al primo singolo dell'album, ovvero Ov Fire And The Void. Essa ricopre il ruolo che ricopriva Conquer All in Demigod, mostrandosi però decisamente più scontata e alla lunga stancante rispetto al grande classico targato Behemoth.

A seguire la violentissima e senza tregua Transmigrating Beyond Realms Ov Amenti e He Who Breeds Pestilence, uno dei tasselli meglio riusciti di questo Evangelion: il suo alternare arpeggi semipuliti a sezioni tiratissime lo rende un pezzo davvero irresistibile. Prestazione magistrale di Inferno, come al solito. Da qui in poi il disco ha un semitracollo. I pezzi che seguono infatti non aggiungono praticamente niente a tutto quello che è stato sentito finora. Esclusa Alas, The Lord Is Upon Me e Lucifer (interamente cantata in polacco), le altre canzoni non esaltano quasi per niente.

Come terminare? Indubbiamente Evangelion è un disco molto difficile. Da una parte la band polacca ha saputo rinforzare il proprio sound, produrlo in maniera impeccabile e puntare su sonorità che possono far pensare ad un Death Metal in versione “moderna”. Ma dall'altra, in questo Evangelion non c'è quella voglia di cambiare, di migliorarsi non solo musicalmente ma anche dal punto di vista stilistico, che aveva invece caratterizzato ogni singola precedente uscita. Da Satanica in poi infatti, la band ha saputo creare un suono molto personale, ma riuscendo ogni volta a ribaltarlo come un calzino. Sperando che l'ispirazione non sia magicamente svanita, bisogna a malincuore piazzare questo disco tra i meglio riusciti dei Behemoth dal 1999 a questa parte. Ma è bene sottolinearlo: non è un brutto disco. E' solo che dai Nergal e soci ci si sarebbe aspettato molto di più.


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