Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Beggar''s Banquet
Anno: 
1983
Line-Up: 

- Peter Murphy - voce
- Daniel Ash - chitarra
- David Jay - basso
- Kevin Haskins - batteria


Tracklist: 


1. She's in Parties
2. Antonin Artaud
3. Wasp
4. King Volcano
5. Who Killed Mr. Moonlight
6. Slice of Life
7. Honeymoon Croon
8. Kingdom’s Coming
9. Burning From the Inside
10. Hope

Bauhaus

Burning from the Inside

I Bauhaus quando nel 1983 fanno uscire il loro terzo album, Burning from the Inside, sono un fenomeno musicale esploso dal 1980, con il primo In the Flat Field. E’ in quel remoto periodo che la band di Northampton rivoluzionò la musica d’oltre-Manica, rinnovando la scena post-punk e consacrando la nascita della new wave. In breve, l’ondata portata dal combo inglese investì tutta Europa e si spostò oltre Oceano. Siamo agli albori di tutto il filone gotico, nella sua forma quindi più grezza, quando suoni dissonanti di chitarra, voci profonde e malinconiche creavano atmosfere agghiaccianti, insieme macabre ed esaltanti. Si riprendeva tutta la glam e ci si aggiungeva la componente “cabaret” da teatro noir, in stile Rocky Horror Picture Show; e l’abilità dei Bauhaus stava proprio nel conciliare queste caratteristiche e nel modellare un sound fresco d’innovazione, oscuro e triste, ma soprattutto pieno d’energia.

Burning From the Inside si inserisce dunque in tale contesto come opera che chiude in splendore l’ascesa alla gloria per la band che vede in crescita il suo pubblico, grazie anche a uno primo allontanamento dal più radicale sound dark dei primi due dischi. Il leader, vocalist, Peter Murphy è tra l’altro costretto a disertare la sede di registrazione per un problema di polmonite e nonostante emersero anche dei primi problemi interni la band, l’album inizia immediatamente con una delle track storiche, che rendono maggiormente l’idea di ciò che furono i Bauhaus. She's in Parties è un esempio magico e onirico di brano dark: le chitarre sono distorte acidamente e delineano successioni musicali esili, sfumate. Il basso, allacciandosi alla guitar di Daniel Ash, crea sensazioni malinconiche e morbide che si confanno perfettamente al vocal di Murphy. Con Antonin Artaud, seconda song, invece ci si allinea alle situazioni teatrali e macabre tipicamente da Bauhaus. Suoni fortemente dissonanti e urla selvagge infondono nell’ascoltatore una sensazione di disagio e alienazione, che continua nella brevissima (venti secondi) Wasp. King Volcano è un’ ulteriore buona uscita per la band; famosa per l’atmosfera surreale, si dilunga in arpeggi orientaleggianti con un giro di piano in sottofondo piuttosto tetro e appena percepibile.

E’ più delicata e introspettiva invece Who Killed Mr. Moonlight, grazie a un piano ispirato che segna la successione della track, divisa stilisticamente in più spezzoni. A seguire Slice of Life è un altro grande successo per il combo britannico. Un acido arpeggio di chitarra, misto a effetti crash di batteria campionata, si infrange su un complesso vocale rilassante, costituito da cori sfumati. Il settimo brano e in Burning from the Inside, nona track, con la durata più lunga (nove minuti), riprendono i classici toni dissonanti e cupi delle chitarre, proseguendo sulla scia del cabaret dell’orrore sul quale questo album è imperniato. Si differenziano Kingdom’s Coming e Hope, song finale, per l’aspetto delicato e smorzato rispetto al tenore generale dell’opera; anzi l’ultimo brano si potrebbe definire proprio chiaro sullo stile dei Cure di Three Imaginary Boys.
I Bauhaus, dopo questo album significativo, proprio nello stesso 1983, si sciolgono, con chitarrista, batterista e bassista che se ne vanno per conto loro e fondano un progetto proprio, mentre Murphy si butta in una carriera solista che si rivela più che altro un vicolo cieco.

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