Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Parlophone
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Natasha Khan - Voce, Piano, Clavicembalo, Autoharp, Basso, Programming
- Ben Christophers - Programming
- Sarah Jones - Voce, Percussioni
- Charlotte Hatherley - Voce, Percussioni

Tracklist: 

1. Glass
2. Sleep Alone
3. Moon and Moon
4. Daniel
5. Peace of Mind
6. Siren Song
7. Pearl’s Dream
8. Good Love
9. Two Planets
10. Travelling Woman
11. The Big Sleep

Bat for Lashes

Two Suns

Scaturito dalla mente di Natasha Khan, affascinante polistrumentista anglo-pakistana, il progetto Bat For Lashes (che tra l'altro coinvolge altre due componenti femminili, le coriste Charlotte Hatherley e Sarah Jones), rappresenta uno dei casi più clamorosi che il pop moderno ha visto svilupparsi ultimamente.
Già Fur And Gold (2006) aveva abbondantemente impegnato critica e pubblico di fronte ad una proposta musicale variopinta ed estremamente eterogenea; tre anni dopo quello che fu un discreto (e nulla più) esordio, ecco arrivare il capolavoro che non ti aspetti, il gioiello abbagliante, la splendida confessione di un'artista aliena. Impossibile definirla altrimenti. Proprio perchè unica in un panorama standardizzato e brutalmente messo in catena in montaggio; proprio perchè simbolo di una ricerca musicale completa, raffinata e assolutamente indipendente.

Estranea al prodotto easy-listening tanto quanto al pop più eccentrico e barocco, Natasha Khan ha creato un immaginario musicale estremamente vario e ricercato, che affonda le sue radici in un'equilibrata commistione di generi, stili e tendenze. Fragili eco dream pop, cornici cantautorali elevate ad una dimensione onirica e lontana, carovane melodiche estirpate da un mondo deserto e decadente: Two Suns, secondo full-lenght dei Bat For Lashes, è un ipnosi emotiva continua, un viaggio che si inoltra in terre silenziose ed inesplorate mediante un magnifico collage sonoro di reminiscenze electro-pop e rarefazioni atmosferiche  da rituale sotterraneo a là Dead Can Dance, fino a giungere ad una sorta di avanguardismo björkiano più 'caldo' ma sicuramente meno visionario.
Simile al folletto islandese per l'inequivocabile fascino canoro oltre che per l'impostazione melodica e formale (il vigore percussivo e il mood etereo di Two Planets ne sono esempi lampanti), Natasha Khan è l'evocazione, adornata da un'atmosfera magica e melanconica, di una cantautrice ultraterrena, una narrastorie perennemente con la lacrima accovacciata sulla guancia, una splendida sagoma femminile proveniente da un mondo incantato e fiabesco. E alla stessa maniera la sua musica si dipana, ora più sommessamente, ora con più vigore, attraverso undici canzoni, ricamate con cura e precisione estreme, immerse in un limbo di sfumature, melodie fugaci e suggestioni aliene.

Dall'emozionante cripticismo atmosferico dell'opener-capolavoro Glass fino al decadente e sofferto carillon gotico The Big Sleep (scritto in collaborazione col leggendario Scott Walker) che chiude l'album, Two Suns sciorina un'ininterrotta serie di brani d'assoluta qualità, sia per quanto riguarda l'accuratezza melodica, sia per la pulizia e la limpidezza con cui gli arrangiamenti si protraggono, accompagnando soavemente le splendide fantasie vocali della Khan e sottolineando la poliedricità stilistica di cui l'intero disco è permeato: se infatti Sleep Alone, Daniel e l'ottima Pearl's Dream si sviluppano lungo ricercati percorsi melodici electro-pop, stà al dolce mood cantautorale di Travelling Woman e alla rarefatta atmosfera sessantiana di Peace Of Mind proiettare l'album verso sponde più propriamente rock che fungono da diversivo prima che l'atmosfera sognante, struggente e intimista di Two Suns prenda il sopravvento attraverso quelli che risulteranno essere i suoi veri capolavori. Dapprima mediante l'atmosfera misteriosa della già citata Glass e con la straziante introspezione pianistica di Moon And Moon (vetta assoluta del disco), che commuove con i suoi toni sommessi e malinconici, poi con le più sinfoniche aperture di Siren Song e l'onirismo dream pop (Cocteau Twins insegnano) dilagante in Good Love.

Two Suns può essere in fondo ricondotto a questo dualismo emotivo-concettuale di fondo, la contrapposizione tra le due anime della cantautrice pakistana: da una parte la più sensuale ed erotica silhouette di cui Pearl's Dream narra, immersa in ambienti elettronici e pulsanti, dall'altra la mesmerizzante fata che si scioglie in commoventi confessioni a cavallo tra dream pop e un cantautorato difficile da chiamare tale (nonostante siano percepibili le influenze di Kate Bush e Tori Amos). Un gioco reso con maestria assoluta, grazie anche ad una sensazionale profondità lirica, che probabilmente coincide con il motivo per cui il progetto della Khan sia stato fortemente voluto al proprio fianco da Thom Yorke e i suoi Radiohead per il tour promozionale di In Rainbows.
Un disco che, superando di gran lunga le più timide sperimentazioni di Fur And Gold, consacra di conseguenza Natasha Khan come una delle più interessanti songwriter moderne, in quanto capace di riassumere e rielaborare suggestioni provenienti dai generi più disparati in uno stile peculiare ed estremamente emozionante.
 

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