Voto: 
9.3 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Ricordi
Anno: 
1972
Line-Up: 

- Gianni Nocenzi - clarinetto, pianoforte, tastiere, flauto dolce, voce

- Pier Luigi Calderoni - batteria

- Renato D'Angelo - basso, chitarra

- Francesco DiGiacomo - voce

- Vittorio Nocenzi - organo, clarinetto, tastiere, voce

- Marcello Todaro - chitarra, voce, chitarrone




Tracklist: 

1. In Volo (02:13)

2. R.I.P. (Requiescant in Pace) (06:40)

3. Passaggio (01:19)

4. Metamorfosi (10:52)

5. Il Giardino del Mago (18:26)

a) ...passo dopo passo...

b) ...chi ride e chi geme...

c) ...coi capelli sciolti al vento...

d) Compenetrazione

6. Traccia (02:10)


Banco del Mutuo Soccorso

Banco del Mutuo Soccorso

Il Banco del Mutuo Soccorso è stato, con la Premiata Forneria Marconi, il primo gruppo Progressive ad esordire in Italia, presentando un Rock innovativo, fresco e ricco di elementi inediti alla tradizione inglese.
Incontratisi nel 1971 al Festival Pop di Caracalla a Roma, i fratelli Nocenzi, il chitarrista Marcello Todaro (già attivo nei Fiori di Campo), il carismatico cantante Francesco Di Giacomo, il bassista Renato D'Angelo e il batterista Pierluigi Calderoni, diedero vita al progetto Banco del Mutuo Soccorso, impegnandosi a pieno ritmo nella realizzazione dell’omonimo album d’esordio; la prima edizione consisteva in un LP a forma di salvadanaio, in cui era posta una striscia di cartoncino che riportava le foto dei musicisti: all’interno, il vinile che avrebbe segnato una svolta nel panorama del Progressive italiano.
Appassionante e ricca di sfaccettature oscure la musica del sestetto, diametralmente opposta a tutte le proposte del Progressive degli anni ’70: da pochi anni i King Crimson avevano espresso le prime magie del genere, cariche di passione e di atmosfera.

L’alone tetro su cui si formerà il disco è preannunciato dalla celebre introduzione medievale, In Volo, che narra la vicenda ariostesca del paladino Astolfo, recatosi sulla Luna per recuperare il senno di Orlando. I cori si susseguono su una buffa voce da cantastorie, che strappa un sorriso agli ascoltatori, prima di farli immergere nel primo vero e proprio brano di apertura dell’album: R.I.P. (Requiescant in Pace), abbastanza veloce nei tratti iniziali, con organi poderosi ed estesi assoli di basso o pianoforte. La voce di Francesco di Giacomo domina con i suoi toni elevati e il testo rappresenta un modo per opporsi ad ogni tipo di guerra, in quanto viene raccontata la storia di un soldato che trova la morte su un campo di battaglia. Toccante e riflessiva la seconda parte, che fa sgorgare emozioni su emozioni dai temi eleganti di Vittorio Nocenzi e dal cantato di Di Giacomo, notevolmente mutato dal precedente approccio determinato. R.I.P. diviene una piccola ballata curata puntualmente nella strumentazione, con l’inserto di flauti e fugaci note di tastiera, prima dell’impetuosa chiusura con una scala discendente, dura e vorticosa.
Passaggio rompe l’andamento dell’album, con il suo clavicembalo e con i rumori di passi in lontananza: un breve intermezzo che immette nella quarta Metamorfosi, complessa nella sua struttura e buia nella direzione dell’onnipresente pianoforte.
Inquietante pezzo a cavallo tra classica e Rock progressivo, riesce prima a destare l’attenzione degli ascoltatori con la sovrapposizione e l’intreccio di più strumenti, e poi a cullare con i colori grigi degli organi. Quasi del tutto assente è la voce, che riemerge nel finale, solo dopo elaborazioni ed articolazioni musicali di notevole rilievo.
Il Giardino del Mago è il caposaldo del Progressive made in Italy, poiché tutti gli sviluppi successivi del genere nel nostro Paese sono qui preannunciati e riassunti: nel suo lento incedere, l’atmosfera si fa ancor più angosciante per l’accostamento di tante voci e per la scansione ritmica generata dalle note delle tastiere. All’interno dei 18 minuti si verificano splendide variazioni, con punte massime di aperture sonore e con riprese oniriche che trasportano nei meandri della musica del Banco.
I virtuosismi delle tastiere si ritrovano anche in Traccia, sesta composizione di questo debut album, corta ma intensa, strutturata in un climax crescente di estrema raffinatezza stilistica.

Una breve analisi va fatta riguardo al merito di questo full-lenght nella storia del Progressive internazionale: sembra quasi un paradosso che i grandi gruppi inglesi abbiano potuto trarre spunto da Banco del Mutuo Soccorso, ma alla fine è risaputo che le mille sfaccettature di questo genere si sono legate tra loro in modo indissolubile e che ogni band abbia donato e ricevuto insegnamenti per farlo maturare. Senza la formazione dei fratelli Nocenzi, non sarebbero esistiti tanti pezzi di storia della musica italiana: era solo il 1971/1972 e la lunga carriera del Banco era appena incominciata, una carriera votata al successo e all’innovazione timbrica.

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