Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Metal Blade/Audioglobe
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Tim Lambesis - voce
- Jordan Mancino - batteria
- Clint Norris - basso
- Phil Sgrosso - chitarra
- Nick Hipa - chitarra


Tracklist: 


1. Meaning in Tragedy (03:12)
2. Confined (03:11)
3. Losing Sight (03:24)
4. The Darkest Nights (03:51)
5. Empty Hearts (02:49)
6. Reflection (03:11)
7. Repeating Yesterday (04:02)
8. Through Struggle (03:58)
9. The Truth of My Perception (03:06)
10. Control is Dead (02:56)
11. Morning Waits (03:56)
12. Illusions (05:48)

As I Lay Dying

Shadows Are Security

I californiani As I Lay Dying hanno saputo distinguersi nella scena Metalcore mondiale grazie all’album del 2003, Frail World Collapse (il debutto Beneath The Encasing Of Ashes è infatti alquanto ininfluente e secondario), firmando per la Metal Blade Records e ponendo le basi per Shadows Are Security del 2005. Il terzo album di studio rappresenta un elogio al Gothemburg style di At The Gates e The Haunted, poiché la formazione americana propone ritmiche e motivi delle chitarre parecchio simili a quelle di stampo Death europeo. Ciò che infonde negli As I Lay Dying l’anima Metalcore è il growl lamentoso tipico del genere, nonché la presenza di diverse aperture melodiche con clean vocals orecchiabili e coinvolgenti.
Queste caratteristiche hanno contribuito a fare degli As I Lay Dying una delle band più competitive nel panorama Metalcore, insieme ai connazionali Killswitch Engage e Still Remains: il sound proposto su Shadows Are Security è pieno e corposo, ricco di stacchi e di riprese fulminee, tutte all’insegna dei ritmi sincopati del Metalcore e delle veloci scale di chitarra.

Non si può certo parlare di originalità stilistica del quintetto di San Diego, che apre l’album con la travolgente Meaning In Tragedy, ma che non cattura l’attenzione dell’ascoltatore per soluzioni innovative o inusuali. Tuttavia, Shadows Are Security è un’opera che scorre via veloce, con i suoi alti e bassi, ma sempre all’insegna dell’aggressività e dell’impeto musicali.
Un testimonianza degli episodi più memorabili è Losing Sight, derivata appunto dal Death degli At The Gates e possente nel suo incedere; la voce di Tim Lambesis tocca livelli elevati, mentre sul tessuto omogeneo delle chitarre emergono temi validi e melodici. Stesso discorso può essere fatto per Reflection, dotata di un accompagnamento di batteria incalzante e quasi maestoso, e per The Truth Of My Perception, altra cavalcata tecnica ed inarrestabile.
Il problema principale dell’album è la varietà, poiché la struttura delle dodici canzoni è abbastanza simile, come uguale è la direzione delle chitarre, ad eccezione della distesa Repeating Yesterday.

In definitiva, ascoltando Shadows Are Security, si dovrà ammettere l’elevata abilità degli As I Lay Dying di tessere architetture trascinanti e ben strutturate, ma ci si dovrà anche rassegnare per quanto riguarda l’evoluzione di un genere così poco vario, come il Metalcore del post-Duemila.
Le band sono infatti valide, gli album sono prodotti impeccabilmente, ma i contenuti sono tutti eccessivamente simili; e se, precedentemente, gli As I Lay Dying potevano costituire una realtà inusuale per i testi di stampo cristiano, ora la nascita di decine di altre formazioni-cloni anche per l’ambito lirico farà perdere questa particolarità al quintetto californiano.

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