Voto: 
9.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Ad Astra
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Trickster G. Rex - voce
- Steinar Sverd Johnsen - tastiera
- Hellhammer - batteria
- Knut M. Valle - chitarra
- Dag F. Gravem - basso

- Ihsahn - screaming in Radical Cut
- Mathias Eick - "Ubu's horn" in Ad Absurdum, Collapse Generation e Radical Cut
- Hugh Steven James Mingay - bassi in Radical Cut


 

Tracklist: 

1. Kinetic (05:25)
2. Nightmare Heaven (06:05)
3. Ad Absurdum (06:48)
4. Collapse Generation (04:13)
5. Star-crossed (05:01)
6. Radical Cut (05:08)
7. For To End Yet Again (10:33)

Arcturus

The Sham Mirrors

Ogni pubblicazione degli Arcturus conferma la grande abilità del gruppo nel variare continuamente il proprio registro stilistico, allontanandosi così dalle releases precedenti; The Sham Mirrors è una vera e propria opera musicale, distante dalle sonorità atmosferiche del primo Aspera Hiems Symfonia e invece strettamente connessa con la teatralità esibita dal perfetto e storico La Masquerade Infernale.
Non è possibile definire un genere unico per The Sham Mirrors, album contorto nelle sezioni musicali per la complessità con cui è stato ideato: l’elettronica, qui al massimo livello di sperimentazione, si fonde perfettamente con timbri Progressive, dando origine ad uno straordinario Avant-Garde Black Metal, unito a toni dark, inquietanti ed angoscianti.

Poiché testimonianza più viva della costante evoluzione della band norvegese, il full-lenght rappresenta una delle uscite discografiche più interessanti di tutto il 2002 e sicuramente un tassello significativo nella produzione Arcturus: gli ininterrotti cambiamenti di ritmo e le scale vorticose che percorrono l’intero cd non costituiscono solo dei buoni riffs ma diventano parti portanti dell’architettura musicale della formazione scandinava.
Pur scostandosi ampiamente dal passato sinfonico di Aspera Hiems Symfonia, gli Arcturus cercano di riprendere elementi rilevanti per la costruzione dei nuovi brani e l’elettronica gioca il ruolo principale, creando un contesto spaziale, su cui si fonda l’innovativo e sorprendente sound del five-piece. Le tracce in totale sono sette, completamente diverse l’una dalle altre ma legate dallo stesso filo conduttore, costituito dai testi, basati sull’astronomia e sul paranormale.

Si dà il via a The Sham Mirrors con Kinetic, che mostra per prima i grandi cambiamenti stilistici, dalla voce di Garm, meno filtrata ma sempre elettronica, alle tastiere che disegnano i temi principali, rimanendo gli strumenti fondamentali dell’Avant-garde degli Arcturus, proprio come ne La Masquerade Infernale.
Hellhammer alla batteria al solito riesce a tramutare la violenza dei riffs taglienti e insostenibili in puro accompagnamento estremo per le chitarre e le tastiere, senza predominare su di esse e senza stonare con il registro.
Il ruolo più difficile da rivestire nell’opera è certamente quello di Sverd, che, con un pizzico di esibizionismo progressivo, non risparmia le sue doti tecniche: estenuante nelle numerose partiture per tastiera, egli descrive scale costanti e arpeggi intricati, mutando parecchio anche il timbro degli strumenti proposti.

Nightmare Heaven e Ab Absurdum soprendono l’ascoltatore per i loro elementi raffinati e per le strutture ottimamente costruite, differenziandosi dalla quarta potentissima Collapse Generation. Questa rappresenta una vera scarica di energia, sia nel bombardamento sonoro causato dalla doppia cassa di Hellhammer, sia nei penetranti assoli di tastiera che si stagliano sulla barriera delle chitarre di sottofondo: neanche il breve e sospeso intermezzo frena la successiva ripresa aggressiva e quasi infernale, contraddistinta da cori acuti e da ritmi impressionanti.
Il momento centrale dell’album è quello sì più sognante, ma più coinvolgente a livello emotivo: trascinati dall’atmosferica Star Crossed e cullati dall’ennesimo capolavoro compositivo di Sverd, ci si ritrova immersi nella traccia chiave di The Sham Mirrors. Puramente Black Metal sinfonico è Radical Cut, una delle migliori del repertorio Arcturus, cantata in screaming da Ihsahn degli Emperor, grande amico nonché fan di Garm e compagni. Il suo apporto è decisivo, poiché fonde i suoi strazianti urli con l’elettronica portata alla massima unione con il Metal più estremo: cupa e tormentata è Radical Cut, spezzata nel finale sia dallo screaming conclusivo di Ihsahn, sia dall’assolo più splendido di Sverd in tutta la propria carriera discografica, che elegge il brano come emblema della rinnovata formazione.

La maestosa e teatrale For To End Yet Again, di dieci minuti di lunghezza, è molto influenzata dal Progressive e dal Gothic europei degli anni ’90: l’interruzione Dark che frammenta la canzone, caratterizzata da fugaci effetti di tastiera, viene ripresa dal ritmo incessante di Hellhammer e trasformata nel degno finale per l’album che ha riaffermato La Masquerade Infernale, sempre grande uscita discografica, ma per ora eterna seconda a The Sham Mirrors nella produzione Arcturus. Le aspettative dei fans per le future pubblicazioni sono molto elevate e la band norvegese dovrà cercare di continuare sulla scia di quest’ultimo full-lenght senza ripetersi e senza risultare scontata o monotona.

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