Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Season of Mist/Audioglobe
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Steinar "Sverd" Johnsen - tastiera

- Jan Axel "Hellhammer" Blomberg - batteria

- Knut Magne Valle - chitarra

- Hugh Mingay - basso

- Tore Moren - chitarra

- Simen "Vortex" Hestnaes - voce




Tracklist: 



1. Hibernation Sickness Complete (05:02)

2. Shipwrecked Frontier Pioneer (08:32)

3. Demon Painter (05:33)

4. Nocturnal Vision Revisited (05:16)

5. Evacuation Code Deciphered (06:16)

6. Moonshine Delirium (07:10)

7. White Noise Monster (03:55)

8. Reflections (03:42)

9. Hufsa (05:07)

Arcturus

Sideshow Symphonies

I norvegesi Arcturus possono essere considerati una delle poche formazioni che non ha mai fallito un’uscita discografica, presentando soluzioni inedite e sorprendenti lampi di genialità. Sideshow Symphonies, pubblicato nel settembre 2005 dalla francese Season of Mist, raccoglie l’eredità di tutta la produzione della band, trascinata ora dalla personalità del nuovo cantante, Simen “Vortex” Hestnaes (Dimmu Borgir, Borknagar). La voce subisce infatti il primo grande cambiamento dai precedenti lavori, in quanto molto differente dall’approccio elettronico di Garm, più votata ad un clean espressivo ai massimi livelli e capace di amalgamarsi con efficacia nelle composizioni. Gran parte della critica non aveva accolto positivamente l’abbandono di Garm, poiché si pensava che sarebbe scomparso l’alone sperimentale tipico degli Arcturus, quella direzione verso i timbri avant-garde già esplorata parallelamente dagli Ulver; tuttavia, in Sideshow Symphonies, la linea progressiva è stata mantenuta inalterata dai sei musicisti e anzi arricchita da scelte più ricercate addirittura di quelle che hanno contraddistinto i capolavori del passato.
Il contesto spaziale di The Sham Mirrors viene ripreso e reso ancor maggiormente oscuro, impreziosito da effetti sonori atmosferici e cosmici, come testimoniato dallo splendido artwork del disco.

L’avvio di Sideshow Symphonies con Hibernation Sickness Complete è alquanto enigmatico, caratterizzato da un andamento sostenuto dal timbro acuto di Vortex, che si erge sul virtuoso e avvolgente tessuto musicale; come tipico dello stile del gruppo, tante sezioni di tastiera creano passaggi angoscianti, mentre la batteria cerca di adattarsi ad ogni registro, passando da comuni accompagnamenti a velocissime sfuriate, devastanti nella costanza della doppia cassa. Vortex dà anche prova di possedere uno scream abbastanza inusuale alla fine della canzone che risulta essere un capitolo introduttivo focalizzato su tendenze Progressive di elevata fattura.
La stessa interpretazione inquietante persiste nella seconda stupenda Shipwrecked Frontier Pioneer, una nuova Ad Astra che saprà appassionare gli amanti delle follie spaziali degli Arcturus: otto minuti di continue variazioni, partendo da ritmi estremi e giungendo a distensioni melodiche, come l’intermezzo centrale in cui i suoni si chiudono e viene dato spazio ad una soave voce femminile. Raffinate punte di Gothic e parvenze atmosferiche alla In The Woods… colpiscono l’ascoltatore estasiato dalla maestosità delle composizioni cupe prodotte da Sverd, abile a fondere la leggerezza delle scale di pianoforte ai riff più votati verso ambiti Black Metal. L’ottima produzione consente un gradevole impasto di suoni, separando gli strumenti in modo da far emergere quelli portanti in ogni fase del brano: le tastiere in particolare sono favorite in questa scansione musicale, risultando sempre gradevoli e coinvolgenti, capaci di condurre verso meandri legati a La Masquerade Infernale.

Demonpainter rallenta enormemente il ritmo con i suoi stretti collegamenti alla matrice ambientale dei Borknagar: la parte centrale è affidata al largo impiego delle tastiere intricate che, nelle loro scale, connettono con efficacia le diverse porzioni del pezzo. Il capolavoro che segue la terza traccia è Nocturnal Vision Revisited, più altalenante ma diretto, in grado di destare l’attenzione negli inserti elettronici che supportano il clean malinconico e che trasmettono una sensazione di vuoto cosmico. Sia in questo episodio, sia nel successivo Evacuation Code Deciphered, sono le chitarre a spezzare la teatralità creata dalle tastiere e la solenne voce, tra risate e versi demoniaci, contribuisce ad aumentare il grado di malignità delle liriche. Un duetto di voci, maschile e femminile, proseguono compatte prima delle sferzate diaboliche di Sverd, Moren e Valle, onnipresenti e fondamentali in ciascuna canzone.

L’altra delle due lunghe tracce è Moonshine Delirium, sicuramente meno stupefacente di Shipwrecked Frontier Pioneer, ma dotata di buone melodie disegnate soprattutto dalla voce; il basso diviene qui essenziale nell'armonia, distinguendosi con chiarezza per tutta la durata del pezzo. Il finale riprende gli spunti di Aspera Hiems Symphonia, in quanto la batteria non si dà tregua e riesce a trasformare l’ultima porzione del brano in un massacro sonoro pesante e profondo.
White Noise Monster si illumina nella sua velocità, unendo frammenti musicali di The Sham Mirrors con la voce disperata di La Masquerade Infernale: le scale eseguite con leggerezza da tutti gli strumenti non frenano l’andamento della canzone. Anche la breve Reflections scava in un passato Dark prima di sfociare in una splendida ballata triste e decadente, supportata dal lavoro della chitarra e dalle atmosfere degli archi; tutti questi elementi si ritrovano ancora una volta in Hufsa, che conclude in maniera ottima Sideshow Symphonies, opera unica nella sua particolarità.
Cantata in norvegese, quest’ultima proietta nuovamente la chitarra a raggiungere livelli elevati, fino allo stacco ritmico dell’intreccio del basso.

Un perfetto connubio tra Progressive, Ambient/Dark e Metal estremo, che regala agli ascoltatori 50 minuti di piacere musicale, uno dei lavori migliori di tutto il 2005 nel genere, che riesce ad appassionare non distaccandosi troppo dalle pubblicazioni precedenti, ma inserendo tante novità che rendono il timbro meno gelido e più cupo. L’era Vortex ha appena visto luce e Sideshow Symphonies costituisce il primo sigillo post-Garm; rivelazione dell’album è proprio il bassista dei Dimmu Borgir, eccezionale nelle magie vocali come il grande predecessore: si prospetta quindi un futuro ancora più brillante e geniale per i sei norvegesi.

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