Voto: 
8.4 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
Mercury
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Win Butler - Voce/Chitarra
- Régine Cassagne - Piano/Voce
- Richard Reed Parry - Organo/Sintetizzatore
- William Butler - Basso
- Tim Kingsbury - Chitarra
- Sarah Neufeld - Violino
- Jeremy Gara - Batteria
- Owen Pallett - Violino

Tracklist: 

1. Black Mirror
2. Keep the Car Running
3. Neon Bible
4. Intervention
5. Black Wave/Bad Vibrations
6. Ocean of Noise
7. The Well and the Lighthouse
8. Antichrist Television Blues
9. Windowsill
10. No Cars Go
11. My Body Is a Cage

Arcade Fire

Neon Bible

Neon Bible è l'album numero due di questo gruppo numerosissimo proveniente dal Canada. Il loro primo lavoro, Funeral, ebbe un successo clamoroso in tutto il mondo facendo dichiarare a molti critici che l'Indie-Rock aveva ormai superato limiti sonori che fino ad allora nessuno era mai riuscito ad oltrepassare. Probabilmente non è un caso se artisti di fama mondiale come David Bowie, Byrne, U2 e Chris Martin fanno letteralmente a botte per andare a seguire un loro concerto e per dichiarare a tutti i giornalisti che "Gli Arcade Fire sono uno dei migliori gruppi di tutti i tempi". Probabilmente i loro annunci sono un tantino azzardati, ma è certo che oggi come oggi è davvero difficile riuscire a trovare band che riescano a tenere testa a questi artisti che, con un mix epico di aperture orchestrali e melodie surreali, riescono a toccare sensazioni e sentimenti ardui da rappresentare. Non caso, poi, gli Arcade Fire hanno fatto anche da gruppo-spalla al gruppo di Bono & Company nel Vertigo Tour, riuscendo così a maturare e a far crescere quella che era la loro piccola esperienza antecedente il debutto con Funeral.

Il titolo Neon Bible ci riconduce, almeno letteralmente, a mondi biblici e religiosi per evocare in noi sensazioni ancestrali e sacre. L'apertura melodica in Intervention, in effetti, è parecchio religiosa; caratterizzata da organo in apertura che si lascia andare in successioni di accordi che ci introducono in ambienti gotici che solo in chiese o mausolei riusciremmo a trovare. Il tutto viene poi accompaganto da leggere chitarre appena accennate e sviolinate decise che sterzano in sonorità più decise ma senza mai rovinare l'atmosfera cristallina e massiccia allo stesso tempo che fanno di questo pezzo un vero e proprio brano d'antologia. Degni di nota sono anche i cori eseguiti durante il ritornello che donano ancora più magia a quella che è la voce azzeccatissima del cantante che, dalle sue corde vocali, sfodera melodie struggenti da una a parte e trascinatrici dall'altra. Oltre alle sonorità ariose ed aperte di Intervention si passono avere anche melodie più "elettroniche" ed attuali come in Black Mirror. Anche qui il titolo è una corretta sintesi di tutte le componenti musicali presenti nella traccia: atmosfere cupe e leggermente angoscianti che, a tratti, vengono fatte esplodere in urla di disperazione e protesta; abbiamo anche la presenza costante di filtraggi sonori in sottofondo che, mischiati ai vocalizzi sfuggenti del cantante, danno un senso di astrattismo quasi surrealistico. Ovviamente non mancano anche fraseggi di violino che rendono il tutto molto più sinfonico e orchestrale, trasformandoci in pubblico in completa balìa degli eventi. Per avere melodie e trame musicali leggermente più Folk, bisogna passare a brani come Keep The Car Running in cui si apre subito con accordi di chitarrino che, insieme ad una batteria ritmicamente marcata, dà un senso di movimento e velocità come suggeritoci dal titolo. La cosa impressionante è la grande capacità di svaghezza che questa canzone riesce a darci, proiettandoci in immense strade deserte dove la velocità e la filosofia on the road ci riportano a sensazioni da Beat Generation oramai fuori dai nostri parametri culturali e sociali. In effetti questi Arcade Fire sembrano un pò, anche come immagine, le vecchie comuni americane che tanto spopolarono negli anni '60 e sembrano essere una sorta di revival viventi di poesie e filosofie generazionali come fu, a suo tempo, l'"Urlo" di Allen Ginsberg. Che dire poi di (Antichrist Television Blues)? Ogni accostamento che qui si può fare tra gli Arcade Fire e il Boss Bruce Springsteen non è vano. Le armonie sia strumentali che vocali che questo brano presenta sono davvero molto simili a quelle che Springsteen presentava in album come The River; accordoni di chitarre, organi aperti e batteria terzinata fanno di questo brano un pezzo di grandissima portata.

Gli Arcade Fire sono quindi uno dei gruppi più belli e interesanti di questi anni e, anno dopo anno, riescono a milgiorarsi sempre di più evitando di cadere nel banale e nel già sentito. Il loro stile è unico e, molto probabilmente, improponibile da altre band. Ascoltandoli sembra davvero di essere davanti a qualcosa che non ci era mai capitato prima perchè il loro Rock/New Wave malinconico trasmette sensazioni ineguagliabili e difficili da dimenticare; sembra proprio che la loro ossessione a non omologarsi a nessuno e a niente li abbia portati a creare davvero qualcosa di unico e trascendentale.
 

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