Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Genere: 
Etichetta: 
SideOneDummy Records
Anno: 
2009
Line-Up: 

:
- Justin Sane – guitar, lead vocals
- Chris Head – guitar
- Chris “Chris 2” Barker – bass, vocals
- Pat Thetic – drums

Tracklist: 

:
01. Sodom, Gomorrah, Washington D.C. (Sheep In Shepherd’s Clothing)
02. The Economy Is Suffering, Let It Die
03. The Gre(a)t Depression
04. We Are The One
05. You Are Fired (Take This Job)
06. This Is The First Night
07. No War Without Warriors (How Do You Sleep?)
08. When All The Lights Go Out
09. On Independence Day
10. The Old Guard
11. Teenage Kennedy Lobotomy

Anti-Flag

The People or the Gun

Per la gioia di innumerevoli benpensanti che ne avevano aspramente criticato il passaggio ad una major, chissà perché ritenuto inaccettabile per una band punk rock, l’atteso ritorno dei profeti di Pittsburgh avviene sotto le insegne dell’etichetta indipendente SideOneDummy, che certo si sarà resa conto di avere tra le mani un’inestimabile gallina dalle uova d’oro: The People Or The Gun, nono album della sfavillante carriera degli Anti-Flag, si rivela infatti come la seconda miglior produzione punk rock di questi primi 6 mesi del 2009, dopo l’encomiabile ritorno in scena dei connazionali Rancid, dimostrando che la longevità discografica non è sempre sinonimo di decadimento qualitativo e stanchezza creativa. Non era assolutamente facile, per questa brillante formazione proveniente dalla Pennsylvania, eguagliare o per lo meno avvicinare i 2 capolavori precedenti, For Blood And Empire e soprattutto The Bright Lights Of America (dimostrazione evidente di come la sottomissione alle major sia solo presunta e non offuschi affatto le idee di chi le ha già chiare), ma l’impresa può dirsi riuscita: The People Or The Gun rappresenta alla perfezione il modo in cui dovrebbe suonare (e suona) il punk rock nel III millennio, ovvero un concentrato di rabbia, adrenalina e spensieratezza, elementi apparentemente contrastanti in cui alberga una precisa concezione della musica, intesa come via di denuncia, valvola di sfogo e sano strumento di divertimento.

Gli Anti-Flag si confermano, a distanza di soli 12 mesi dalla loro ultima pubblicazione, ai vertici assoluti della scena punk internazionale e noi non possiamo che applaudire un disco a tratti leggero, a momenti vertiginoso, sempre graffiante e davvero eccellente, tanto nelle coinvolgenti linee melodiche quanto nelle pungenti liriche. L’unico difetto riscontrabile può essere quello di un’eccessiva standardizzazione di uno stile che quasi mai sembra ricercare soluzioni alternative alla solita perfetta interazione drums&bass (fanno eccezione le sole This Is The First Night, quasi indie, e No War Without Warriors, decisamente alt rock); tuttavia, ciò non pregiudica in nulla l’estrema gradevolezza di un sound a dir poco limpido (produzione a livelli esorbitanti e per altro mai stucchevole), compatto, di quando in quando magnificamente lubrificato da effetti noise emotivamente abrasivi e sempre convincenti (On Independence Day, The Gre(a)t Depression). Peculiarità degli Anti-Flag, già evidente nei 2 precedenti episodi discografici ma in questa circostanza ulteriormente in risalto, sono i riffs dinamici, esemplari, impeccabili, dall’essenzialità tanto efficace quanto presente, che mutuano in parte il loro vigore dall’alt rock tipicamente nordamericano: The Economy is Suffering…, We Are The One, When All The Lights Go Out, The Old Guard sono hit di sconvolgente immediatezza che affondano tutta la loro carica emotiva proprio nei giri di chitarra, dall’impatto realmente devastante. Fondamentale, nelle costruzioni firmate Anti-Flag così come per tutte le produzioni punk che si rispettino, l’utilizzo del basso, in questa circostanza posto in assoluta evidenza e sempre smaccatamente brillante: The Old Guard, On Indipendence Day, When All The Lights Go Out, oltre alle già incensate We Are The One e The Economy Is Suffering…, si ergono su trame nette, precise, immediatamente memorizzabili, in questo davvero somiglianti ai folli volteggi dei contemporanei Rancid.

In definitiva, al di là di qualche spiacevole calo di tono probabilmente dovuto all’intrinseca ripetitività del genere (You Are Fired su tutte), The People Or The Gun si mantiene sempre su livelli di eccellenza per lo meno contemporanea, restituendoci il gusto genuino, immediato e spontaneo di un punk rock dal sound moderno ma dai sentimenti antichi. Gli Anti-Flag sono, oggi, il punk, e noi, come il punk stesso, proprio non possiamo farne a meno.

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