Voto: 
8.9 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
SPV Records/Audioglobe
Anno: 
2004
Line-Up: 

- Eduardo Falaschi - voce

- Rafael Bittencourt - chitarra

- Kiko Loureiro - chitarra

- Felipe Andreoli - basso

- Aquiles Priester - batteria



Guests:

- Kai Hansen (Gamma Ray) - voce

- Sabine Edelsbacher (Edenbridge) - voce

- Hansi Kürsch (Blind Guardian) - voce

- Milton Nascimento - voce




Tracklist: 

1. Deus Le Volt (0:52)

2. Spread Your Fire (04:25)

3. Angels And Demons (04:11)

4. Waiting Silence (04:55)

5. Wishing Well (04:00)

6. The Temple Of Hate (05:13)

7. The Shadow Hunter (08:04)

8. No Pain For The Dead (05:05)

9. Winds Of Destination (06:56)

10. Sprouts Of Time (05:09)

11. Morning Star (07:39)

12. Late Redemption (04:55)

13. Gate XIII (05:04)

Angra

Temple of Shadows

Dopo l’uscita di scena del grande Matos, gli Angra avevano perso un po’ di smalto con la pubblicazione di Rebirth, lavoro sì ricercato e simile ad Angel’s Cry nelle sonorità e nell’approccio, ma sicuramente inferiore. Edu Falaschi, il nuovo cantante, si era già rivelato all’altezza della situazione nella rinascita della band ma, con questo Temple of Shadows, la formazione brasiliana incastona un’ennesima perla nella propria discografia, delineando un modo di concepire musica del tutto innovativo.

L’esperienza timbrica di Temple of Shadows è una riproposta dei temi Power/Speed presenti sui precedenti lavori, uniti a spunti Progressive di sublime fattura, che costituiscono l’elemento evolutivo delle composizioni. L’album, come al solito, è un concept sì epico ma riflessivo, che narra le vicende di un cavaliere crociato dell’ordine dei templari; può sembrare un tema abbastanza scontato e banale, tuttavia gli Angra lo affrontano sotto un altro aspetto, lontano dall’epica delle battaglie e degli scontri armati, ma incentrato sulla psicologia del personaggio, che comprende gli errori delle idee impostegli con la forza, ragionando con una mentalità moderna e discostante da quella medievale.

L’introduzione strumentale classicheggiante Deus Le Volt è seguita da uno sviluppo Power/Speed tecnico, accattivante, stupendamente riuscito, Spread Your Fire: gli assoli si susseguono con determinazione senza lasciare respiro all’ascoltatore, colpito dalla maestosità della composizione corale, tra cui spicca la voce di Edu, acuta e impeccabile. La produzione è talmente raffinata da mettere in evidenza tutte le parti dell’architettura sonora, formando un alone studiato ed elegante; il song-writing dei nuovi Angra ormai è in grado di eguagliare quello della vecchia line-up, come dimostra Angels and Demons, molto diretta e simile al grandioso Angel’s Cry.
Assoli e sezioni Progressive si alternano sopra una batteria precisa e ben incorporata con il contesto timbrico del disco, costruendo ritmi incalzanti in Waiting Silence, apparentemente regolare ma provvista di intricate finezze.

Più vicina al panorama Prog americano è Wishing Well, che riprende le influenze dei Dream Theater e di parte del Rock/Folk nordeuropeo degli anni ’70: una ballata acustica di elevato valore, che si distanzia dai passaggi orchestrali della prima metà dell’opera. Qui persiste una melodia e una musicalità lontane dagli stilemi del Metal e proprio per questo più apprezzabili per l’originalità.
Inevitabili anche le comparse di guest-musicians alla voce, quali Kai Hansen (Gamma Ray), che si distingue con efficacia nell’episodio The Temple of Hate, quello più adatto alla sua prestazione tagliente e acuta. Indimenticabile anche l’apparizione del grande Hansi Kursch (Blind Guardian), che conferisce un tocco di dinamismo con la sua voce possente ma espressiva.
Falaschi intanto raggiunge il massimo delle sue possibilità canore nel capitolo più bello e progressivo di tutto il prodotto, The Shadow Hunter, impregnato di un’atmosfera Folk latina, fresca e suadente.
Insomma un concept di pieno rispetto per i ritrovati Angra, rinati in una dimensione originale, ispirati da tanti generi differenti e uniti sotto il nuovo cantante e leader Edu: un ottimo ritorno, a distanza di tre anni da Rebirth, che conferma le abilità di una band mai tramontata e ora un po’ oscurata dai paralleli Shamaan.

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