Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Genere: 
Etichetta: 
Roughneck
Anno: 
1990
Line-Up: 

- Chick Graning - vocals, guitar
- Chris Cugini - guitar
- Chris Burdett - drums, percussion
- Charlie Bock - bass

Tracklist: 

1. Beautiful
2. Lime
3. Disintegrations, Yesterday
4. The Skidder
5. Violet?
6. Searcher No. 9 (Song 16)
7. Tide
8. Parts of Us
9. Tricked into Feel
10. Shade
11. Samantha Black
12. Notown

Anastasia Screamed

Laughing Down at the Limehouse

Nei ricordi del chitarrista Chris Cugini, nei primi anni '90 i suoi Anastasia Screamed erano quella che si può definire una rock and roll band ideale: « ... ci amavamo, vivevamo insieme, viaggiavamo insieme, andavamo in farmacia insieme e ci ammalavamo insieme, scopavamo insieme e suonavamo la stessa fottuta musica che adoravamo insieme. Non eravamo la band più cool della città, grazie a Dio. Eravamo qualcosa di diverso... difficile da spiegare. Potrebbe sembrare un eccesso di sentimentalismo ma... ritengo che per una o due notti siamo stati la miglior band del pianeta. »

Ho voluto riportare queste parole nel modo più fedele possibile poichè esse restituiscono precisamente quell'aura di magia che i dischi degli Anastasia Screamed emanavano, incantesimi di un rock che guardava più ai grandi classici che alla nascente e plumbea scena grunge. Un piccolo grande segreto dell'indie-rock americano, una perla neanche troppo nascosta perchè lì, sotto gli occhi di tutti, occhi troppo distratti dalle foto un pò 'poseur' dei più fortunati Buffalo Tom o del capriccioso Jay Mascis (Dinosaur Jr.), nomi tirato in ballo non a caso, dato che il gruppo è sempre stato accomunato alla scena delle college bands di Boston.
E se in qualche caso delle analogie musicali con questi gruppi ci sono, con talune altre assolutamente no (vedi Pixies o Lemonheads), ed il fatto che dopo essersi formati a Boston gli Anastasia Screamed siano andati a registrare i loro dischi a Nashville, in Tennessee, la dice lunga sul loro essere "out of focus" rispetto al business e su questa tensione verso il rock delle radici. Ed in effetti si tratta di un vero e proprio ritorno poichè il cantante, Chick Graining, è del Tennessee (Knoxville).

Il loro primo album si intitola Laughing Down at the Limehouse e la sua prima canzone, Beautiful, è esemplificativa di uno schema che gli Anastasia Screamed ripeteranno più o meno in tutta la loro breve carriera: una canzone che dopo una rullata di batteria si apre in accordi in maggiore e galoppa con un ritmo bello andante fino a circa due minuti e mezzo, quando avviene qualcosa di molto semplice ed al contempo prodigioso: la batteria si zittisce, resta solo la chitarra che ripete un accordo questa volta in minore mentre Graining lo doppia con la sua voce nasale e roca che comincia a salire di diversi toni.
E' un vero miracolo, ovviamente non dal punto di vista tecnico poichè la dinamica dell'alternanza di accordi maggiori e minori è vecchia quanto il mondo, ma per la capacità che hanno avuto gli Anastasia Screamed di cambiare completamente l'atmosfera in un solo passaggio: l'effetto è quello di un acquazzone estivo dovuto all'unico ma decisivo nuvolone nero che si è sovrapposto al sole.
La vera natura degli Anastasia Screamed è tutta qui; questo il paesaggio sonoro entro cui si muovono, questo un possibile schema concettuale di quanto emotivamente esprimono. E brano per brano riescono a farlo sempre in modo più efficace, tanto geniale quanto semplice.

Se il basso pulsante di Lime segna un tempo frenetico ma la nota scelta lascia indurre all'ottimismo, si rivelerà poi una fuga estrema verso una pausa riflessiva in cui un arpeggio elettrico sottolinea uno strano passaggio di voce salmodiante e sinistri rumori in loop come avvoltoi in attesa, fin quando Graining esplode in un'ultima accorata sofferente preghiera.
Ed anche Disintegration, Yesterday presente un lussurreggiante incipit di accordi in maggiore di acustica, un simil-raga, poi la batteria e la voce che entrano all'unisono come un proiettile al cuore. Nell'atmosfera generale c'è qualcosa dei primi Afghan Whigs, ovvero soul music deviata e seppellita sotto chili di cenere e caos, ma gli Anastasia Screamed sono molto più lirici. Una chitarra distorta va su e giù prima di confluire in un assolo che decontestualizzato e con un suono pulito potrebbe essere fusion.
In The Skidder Cugini entra in punta di piedi, prima che un tempo sincopato segni il brano che questa volta funziona al contrario, cioè comincia con una melodia in minore per poi aprirsi successivamente. Anche qui l'aria è carica ed elettrica, si sviluppano circolarità quasi orientaleggianti, marziali ma sempre all'interno del formato 'ballad' inteso in modo zeppeliniano; in effetti certe epilessie vocali di Graining, il convulso tormento interiore che non riesce mai a trattenere ricorda in qualche modo Robert Plant (Tide), sebbene i due abbiano un timbro completamente diverso. Questa citazione apparentemente ingiustificata non trova nessuna ragione tecnica a parte l'afflato epico, una portata espressiva enorme che li accomuna.

La successiva Violet non spinge troppo sull'acceleratore, preferisce sciogliersi in un deliquio onirico e perdersi in onde che lambiscono le coste della psichedelia americana.E' da queste intuizioni, dalla progressione melodica di Searcher No. 9 che le origini e le intenzioni della band vengono legittimate. A partire dal nome che è mutuato da un verso di Sympathy for the Devil degli Stones ("... I stuck around St. Petersburg When I saw it was a time for a change Killed the czar and his ministers... Anastasia screamed in vain").

Cresciuti in un periodo musicale molto eccitante, alla fine delle intransigenze dell'ortodossia hardcore, gli Anastasia Screamed compiono un viaggio che parte da loro stessi per andare verso le radici evitando ogni possibile forma di sterile revivalismo. La psichedelica, il rock, il blues (Notown introduce perfino un caldissimo sax), coesistono in modo così naturale in loro da rappresentare un anello verso quel processo cominciato dagli Hüsker Dü (che già riprendevano i Byrds), dai Wipers, dai Die Kreuzen, dal songwriting di Paul Westerberg dei Replacements, da tutte quelle bands che provenendo dalla frammentata e frantumata galassia del (post) punk e hardcore si è poi trasformato nella scena indie rock.
E' grazie a questo passaggio che un riflettore si è acceso anche su di loro, che di quella scena non erano parte, non ne sapevano nulla e neanche gli riguardava. Come gli Afghan Whigs (che riprendono The Temple da Jesus Christ Superstar), come i R.E.M. (inizialmente accomunati alla scena "Paisley Underground" che altro non era se non la psichedelia USA dei '60 riemersa dalla schiuma new wave negli '80), come i Dinosaur Jr. (difficilmente immaginabili se non ci fosse stato prima un Neil Young ad ispirarli), come le derive roots degli immarcescibili Meat Puppets, anche Anastasia Screamed guarda alla tradizione e la porta nel cuore, sebbene lo faccia in un modo tutto autonomo rispetto ai trends che ad ogni modo già si andavano formando. Autonomo perchè guardano a Bob Dylan e ai Big Star, ai T-Rex ed ai Television, gente che in quegli anni non era sicuramente in cima alle playlist.

L'apice del disco è da molti ritenuto Samantha Black forse perché uscita anche come singolo, ma per chi scrive è difficile dare valore a singoli brani in quanto è l'opera intera degli Anastasia Screamed a dare quel valore aggiunto che non è stato ancora tributato se non da una piccola nicchia di fans sparsi per il mondo e che ancora seguono le varie bands in cui sono confluiti i membri successivamente al loro scioglimento.

Il successivo album Moontime ha una produzione meno caotica ed è più facilmente assimilabile; la band ha voluto un suono più pulito e meno convulso ma non ha tradito affatto la sua natura poetica. In questo primo album probabilmente hanno riversato tutto l'ardore espressivo che possedevano, e l'opera testimonia che Anastasia non urlò invano.


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