Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
A. Giulio Magliulo
Etichetta: 
Matador
Anno: 
2015
Line-Up: 

 

    • Franklin James Fisher - lead vocals, backing vocals, guitar, piano, rhodes, cello, drums, percussion, sampling

    • Ryan Mahan - bass, synthesisers, piano, backing vocals, percussion, drum programming

    • Lee Tesche - guitar, prepared instruments, percussion, loops, backing vocals

    • Matt Tong - drums, backing vocals

    Tracklist: 

     

    1.

    "Remains"  

    3:05

    2.

    "Claudette"  

    3:31

    3.

    "And When You Fall"  

    3:41

    4.

    "Blood"  

    5:38

    5.

    "Old Girl"  

    4:24

    6.

    "Irony. Utility. Pretext."  

    4:30

    7.

    "But She Was Not Flying"  

    3:58

    8.

    "Black Eunuch"  

    3:39

    9.

    "Games"  

    3:49

    10.

    "In Parallax"  

    8:20

     

    Algiers

    Algiers

    Il soul apocalittico degli Algiers è l'ultima new thing foriera di entusiasmo collettivo nella comunità internazionale della musica indipendente.
    Questo unanime giudizio positivo non può che essere condivisibile data l'oggettiva forza espressiva che promana da quest'album.

    Se nuovi non sono i riferimenti musicali, facilmente intuibili in Algiers, rinnovato è lo spirito con cui il trio americano originario del sud degli States (Atlanta) ma operativo tra New York e Londra li gestisce.
    Innanzitutto la musica afroamericana al di là della sua spettacolarizzazione, intesa come strumento di protesta, come verbo che incarna tutto il dolore eterno di una razza che parte dai campi di lavoro e arriva all'ultimo morto ammazzato di colore per mano di un poliziotto bianco.

    Tematiche non nuove se si pensa a tutta la storia del soul di rivolta (dal gospel all'avant-hop è solo la direzione stilistica a mutare, quasi mai i contenuti).

    Eppure gli Algiers non sono una band 'politica' in senso stretto, nei loro testi non ci sono proclami e non si sbandierano messaggi ma le ideologie più o meno sottese di cui si sente forte più di un alito sono tutte quelle che in qualche modo contrastano (o hanno cercato di contrastare nel corso della storia) questa immutata condizione, questo status di minoranza con le sue odiose conseguenze.

    E' l'energia, anche oscura, cupa e negativa dunque la grande novità che Franklin James Fisher, Lee Tesche e Ryan Mahan (dal vivo è Matt Tong di Bloc Party ad accompagnarli alla batteria) veicolano nel mondo moderno e urbanizzato da un profondo sud magico, rituale, già metabolizzato in post-punk era da chi ha voluto codificare anche in musica certe pieghe del gotico americano.

    Di quel periodo gli Algiers prendono però in prestito anche le nevrosi wave-industriali, i lampi intermittenti e le affilate chitarre per fendere l'indifferenza mediatica.
    Se gli Algiers rappresentino il possibile mattone di nuovo edificio musicale/ideologico non si sa, ma la spallata che danno all'utopia post-colonialista è davvero potente.

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