Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Etichetta: 
Prophecy Productions/Audioglob
Anno: 
2007
Line-Up: 

:
- Neige - Voce, Basso, Chitarra Acustica ed Elettrica, Batteria, Sintetizzatori
Ospite:
- Audrey S. - Voce femminile in Sur l’autre rive je t’attendrai


 

Tracklist: 

:
1. Printemps Émeraude (07:19)
2. Souvenirs d'un autre Monde (06:08)
3. Les Iris (07:41)
4. Ciel Errant (07:12)
5. Sur l'autre Rive je t'attendrai (06:50)
6. Tir Nan Og (06:10)

Alcest

Souvenirs d'un Autre Monde

Nel periodo di passaggio dall’adolescenza alla vita adulta si tende spesso ad accantonare, se non addirittura a vergognarsi, dei sogni ad occhi aperti e delle ingenue fantasie tipiche dell’infanzia, ritenendole non più compatibili con la serietà e la concretezza dei momenti che ci si prepara a vivere. Ci sono occasioni, però, istanti di pausa, d’introspezione, di ripiegamento, durante i quali si torna a guardare dentro sé senza riuscire a trattenere un sorriso agrodolce, rievocando, con malcelata nostalgia, gli attimi passati ad immaginare ed inventare mondi paralleli e situazioni surreali. “Souvenirs d’un Autre Monde”, oltre ad offrirci una di queste occasioni, è anche il concentrato delle memorie e delle suggestioni del giovane cantante e poli strumentista francese Neige – mente, corpo e anima degli Alcest.

Nati come Black Metal band a cavallo del nuovo millennio (è l’epoca del demo “Tristesse Hivernale” ) e ora trasformatisi nella principale scommessa targata 2007 della Prophecy Productions, gli Alcest sono uno dei tanti progetti del talentuoso musicista transalpino, attivo attualmente anche con i Peste Noire e gli Amesoeurs; Alcest è un nome giovanissimo, al debutto su full-length, ma che ha già strappato consensi ed elogi in passato, soprattutto grazie ad un EP, “Le Secret” (2005), che mostrava un approccio assai personale ed intelligente al Black Metal, un lido dal quale, era evidente, gli Alcest si sarebbero staccati ben presto, sebbene non fosse per nulla chiaro dove sarebbero approdati – ad agosto 2007 possiamo finalmente svelare la meta verso cui s’è diretto Neige, ovvero, incredibile a dirsi, lo Shoegaze.
Neige ha realizzato un connubio mai tentato in passato, combinando gli Ulver di “I Troldskog Faren Vild” e i Ride di “Vapour Trail”, mischiando echi lontanamente imparentati ai Burzum di “Dunkelheit” con atmosfere vicine agli Slowdive di “When the Sun Hits”: il risultato? Un disco eccellente, “Souvenirs d’un Autre Monde”, che presenta un Rock etereo, malinconico ed emozionale, in cui la nebulosa delicatezza degli shoegazers è rivisitata in maniera più metallica ed incisiva del solito da chitarre elettriche non particolarmente morbide, ma comunque capaci di creare il classico suono soavemente slabbrato, confusamente ‘pieno’ tipico dello Shoegaze d’inizio anni ‘90. Gli Alcest sono musicalmente vicini alle band più ‘rock-oriented’ di quel movimento, quali Ride o Swervedriver, ma non ne condividono l’approccio energico e deciso; al contrario, pur non arrivando ad accostarsi ai toni Pop degli Slowdive o, al limite, dei Chapterhouse, è proprio alle atmosfere di queste ultime band che si avvicina maggiormente “Souvenirs d’un Autre Monde”, per via del suo incedere calmo e dimesso; inoltre, i toni particolarmente limpidi degli arpeggi elettrici e i costanti avvicendamenti fra break atmosferici e crescendo rockeggianti hanno portato a paragoni anche con il Post-Rock fortemente emotivo di band come gli Explosions in the Sky, pur essendo questa solamente un’influenza secondaria.
Di Metal è rimasto poco o niente, se non un paio di rapide accelerazioni della batteria e un muro di suono di background lievemente più intenso della media dell’ambito Shoegaze: caratteristiche rintracciabili, in particolare, sia nell’iniziale “Printemps Émeraude”, la cui lunga introduzione preannuncia un brano piuttosto elaborato e multiforme, che nella clamorosa “Les Iris”, uno degli apici della produzione del francese poiché capace di realizzare con superiore maestria la combinazione fra tremolanti ombre nere e luminosi paesaggi fatati. Paradossalmente, il più diretto ed esplicito legame con “Le Secret” e, quindi, con il Black Metal, è il ruolo assolutamente fondamentale assegnato agli interventi della sei-corde acustica, imbracciata da Neige nelle occasioni – assai frequenti, visto che le canzoni sono piuttosto lunghe e c’è tempo per molteplici cambi di rotta – in cui è necessario allentare la pressione per donare alle canzoni quel taglio confidenziale ed intimo ch’è caratteristica imprescindibile dell’Alcest-sound.

Il mood è, come detto, incentrato sul ricordo e la melanconia, ed è espresso in maniera perfetta dalla voce di Neige, che pare uscire da una dimensione di sogno grazie al suo timbro suadente e lontano, modulato con estrema dolcezza: a tratti pare quasi un sussurro, una cantilena innocente, come accade sia nella stupefacente title-track, squisito brano che le onnipresenti chitarre acustiche rendono il più soffuso e sfumato del lotto, sia in quella meraviglia conclusiva che risponde al nome di “Tir Nan Og”, ballata avvicinata agli incanti gaelici di Enya dalla presenza di tamburelli, leggiadri sonagli, calme tastiere e fini linee di piano: in questo episodio, il carezzevole canto di Neige si limita ad accennare la melodia principale, quasi non volesse troppo disturbare gli idilliaci scenari evocati dalla sua musica.
La coerenza e l’organicità del suono sono contemporaneamente principale merito e limite di questo disco, tanto abile nel destreggiarsi nel “suoi” spazi, quanto restio ad abbandonarli: questo piccolo sacrificio di poliedricità in favore dell’integrità delle proprie atmosfere, ad ogni modo, si limita solamente ad intaccare il valore del disco, cui unico vero demerito è quello di una certa prolissità in alcuni (a dire il vero, piuttosto rari) casi, il più eclatante dei quali è l’indubbiamente superfluo finale di “Sur l'Autre Rive Je t'Attendrai”, canzone atipica in quanto il ruolo di vocalist è assegnato alla misteriosa Audrey Sylvain degli Amesoeurs, la cui interpretazione sinuosa ma ombrosa arricchisce il disco con un tocco vagamente Dark.

Più che ai rockers sufficientemente scafati in ambito Shoegaze (che comunque potranno apprezzare un approccio ‘alternativo’ alla materia), questo è un disco adatto ai metallari dalla mente apert(issim)a e dal cuore tenero, poiché essi si troveranno fra le mani un disco praticamente unico ed innovativo nel suo genere; il valore intrinseco di “Souvenirs d’un Autre Monde” è comunque decisamente elevato e sorprendente, e qualsivoglia background musicale non impedirà l’apprezzamento del disco da parte di chi ricerchi della musica che profumi di quella malinconia confortante che è tipica dei momenti lontani, ma non perduti, e di chi desideri una nostalgia che non sfoci in tristezza ma, al contrario, scaldi il cuore.


LINKS PER L’ASCOLTO:
- Intero brano "Souvenirs d'un Autre Monde" in streaming
- Alcest @ My Space
 

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