Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Emanuele Pavia
Genere: 
Etichetta: 
Prophecy Productions
Anno: 
2012
Line-Up: 

- Neige - Voce, Chitarra, Basso, Synth
- Winterhalter - Batteria

Tracklist: 

1. Autre Temps
2. Là Où Naissent Les Couleurs Nouvelles
3. Les Voyages de l'Âme
4. Nous Sommes l'Emeraude
5. Beings of Light
6. Faiseurs de Mondes
7. Havens
8. Summer's Glory

Alcest

Les Voyages de l'Âme

Les Voyages de l'Âme è il terzo full-length del fortunato progetto Alcest del musicista francese Neige, nonché la prima, sensibile battuta d'arresto che il percorso creativo del gruppo affronta dal proprio esordio.

Le sonorità sviluppate nello scorso Écailles de Lune, che rivedevano lo stile soffuso e onirico di Souvenirs d'un Autre Monde sotto un'ottica più propriamente black metal, vengono qui quasi totalmente rifiutate, retrocedendo vistosamente a una manieristica riproposizione del sound del debutto mantenendo solo qualche sporadico intervento in scream e qualche accelerazione in blast beat della batteria.
Ciò che non si può mettere in discussione è un certo talento da parte di Neige nel riuscire a elaborare melodie azzeccate e nello sfruttare con una certa esperienza le tecniche del mestiere: Les Voyages de l'Âme non è infatti un brutto disco, ma semplicemente un album inutile che non aggiunge nulla di nuovo al discorso intrapreso dagli Alcest e che ripropone in modo abbastanza fedele tutto ciò che il gruppo aveva sviscerato (meglio) in Souvenirs d'un Autre Monde.
Le dolci melodie cantate da Neige, le zuccherose armonie di chitarra sospese tra lo shoegaze onirico degli Slowdive e il metal evocativo dei Novembre e le precise pulsioni della base ritmica (mai straripanti in modo da non rubare la scena alla coltre fumosa che avvolge la musica degli Alcest), coadiuvate da una produzione pulita e d'impatto, sono le stesse che hanno fatto la fortuna del gruppo nell'esordio ormai diventato un cult tra gli ascoltatori metal e non. Ma proprio il fatto che siano le stesse del disco di debutto rende gli otto pezzi di Les Voyages de l'Âme prevedibili e poco interessanti se non per i fan completisti dell'opera di Neige.

Tra riproposizioni stantie della solita formula (Les Voyages de l'Âme, la caramellosa ed eccessivamente diluita chiusura di Summer's Glory, Autre Temps e Nous Sommes l'Emeraude, eccessivamente improntate all'emulazione formale dei tessuti musicali di Souvenirs d'un Autre Monde) e brani riempitivi (Havens, un sorvolabile interludio acustico che riprende il folk nordico tanto caro a vari musicisti black metal), Les Voyages de l'Âme si esaurisce in circa cinquanta minuti, in un manierismo omogeneo che si mantiene più o meno sullo stesso livello per tutta la durata dell'album. Gli unici momenti che si distinguono sulle restanti composizioni si trovano nella lunga Faiseurs de Mondes, che con le sue venature più viscerali e propriamente black metal rende più dinamico l'intercedere dell'album (sulla stessa scia è Beings of Light, il pezzo più vicino al passato black metal di Neige, che però non riesce a risultare altrettanto valida arenandosi invece in una serie di clichè e stereotipi), e soprattutto nei nove minuti di Là Où Naissent Les Couleurs Nouvelles, che come la precedente suite Écailles de Lune assorbe tutte le varie anime e i diversi umori della musica di Neige (sia il rock intimista di Souvenirs d'un Autre Monde, sia il black metal celestiale degli Amesoeurs), rappresentando probabilmente il vertice dell'album, seppur sia comunque viziata dalle stesse patologie del resto dell'album: il manierismo e il terribile senso di già sentito.


Les Voyages de l'Âme è perlopiù un riassemblaggio di idee non solo mostrate a sufficienza dagli Alcest stessi, ma anche dalla lunga serie di band che hanno ripreso in modo più o meno personale le intuizioni di Souvenirs d'un Autre Monde. Neige incappa così nel suo primo passo falso a nemmeno un lustro dal proprio esordio su full-length, e per quanto Les Voyages de l'Âme possa contenere vari episodi piacevoli, il fatto che gli Alcest si riducano a reiterare già al terzo lavoro le solite idee fa temere che il gruppo abbia già esaurito tutto ciò che aveva da dire.

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