Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Etichetta: 
Dobles Production
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Santiago Dobles - Chitarra
- Alan Goldstein - Bass
- Diana Serra - Vocals
- Giann Rubio - Drums
- Sean Reinert - Studio Drums

Tracklist: 

1. Lotus
2. Atmas Heave
3. Moksha
4. Open Close The Book
5. Garuda
6. Dual Alchemy
7. Dime
8. 1316
9. Fade
10. Skinned
11. Mahayana
12. Formless
13. Purification

Aghora

Formless

Finalmente, dopo sei anni di agonizzante attesa, tornano gli Aghora del talentuoso compositore americano Santiago Dobles e, nonostante la dipartita di Sean Malone (sostituito dalla new entry Alan Goldstein), il gruppo di Miami è ritornato ad ammaliare i nostri ascolti col solito caleidoscopio di rifinture jazz-prog e impennate death che ormai, anche se in seguito ad un solo disco, è diventato un inossidabile marchio di fabbrica.
Formless, ultimo nato in casa Aghora, non è nient'altro che la sottolineatura (che spesso rasenta i limiti dell'ostentazione) delle strabilianti doti tecniche e compositive del gruppo di Dobles, anche se complessivamente, per organicità e intrinseca bellezza, non si avvicina minimamente alle afrodisiache sponde che il complesso statunitense toccò con Aghora sei anni or sono; ma nonostante tutto le atmosfere sognanti, i refrain orientaleggianti, le aperture progressive e le sfuriate di matrice death anche qui non mancano.

Nonostante l'abbandono di Malone, il tasso tecnico contenuto in Formless non cede quasi per niente, grazie alla buona prova di Goldstein e alla solita, accuratissima precisione arrangiamentale di una Dobles ancora una volta in stato di grazia esecutiva; diverso è invece il discorso per quanto riguarda la nuova cantante Diana Serra, meno incisiva dal punto di vista vocale ed emotivo e incapace di adattarsi alla perfezione alle strutture strumentali create di un Dobles che anche in questo caso si dimostra versatile e raffinato nella stesura di riff, sospeso tra un virtuosismo degno dei grandi maestri e una ricerca melodica onnipresente.

Di queste ultime due caratteristiche il nuovo album degli Aghora è ovviamente permeato, basti pensare alla magnifica Dime, che con le sue atmosfere magiche e sognanti ci prende e ci trascina con delicatezza in spirali mentali sapientemente rifinite e arrangiate. Sono infatti molti gli aspetti su cui Dobles ha approfondito la propria ricerca artistica: le parti death/prog più spinte sono arrangiate in maniera molto più compatta e possente anche se non sempre le emozioni suscitate raggiungono livelli ottimali, basti pensare alla complessa 1316, tecnicissima ma priva di grandi sbocchi melodici, oppure alla più trascinante Skinned, dove le sfuriate death si alternano a passaggi jazz di estrema raffinatezza, o ancora a Fade, ben costruita nelle sue successioni atmosferiche, ma emotivamente poco incisiva. Satya e Existance (entrambe in parte riprese nell'omonima Formless).
Il disco così prosegue sfoggiando il suo armamentario tecnico estremamente sofisticato nel linguaggio con cui viene espresso, ma d'altra parte impegnativo da digerire e da sopportare completamente in un unico ascolto (soprattutto per un debole feeling tra la singer e la musica sottostante); il problema di Formless è il suo vivere sotto l'ombra del precedente Aghora, che ancora veglia come un sonnambulo sull'ispirazione creativa di Dobles, poche volte capace di staccarsi dal mood e dalle costruzioni del precedente capolavoro, costantemente richiamato nelle sonorità e nelle trovate ritmico-melodiche (Satya e Existance vengono addirittura rielaborate e fuse nell'omonima Formless).

In ogni caso, se si è in grado di sopportare l'esaltazione tecnica del gruppo, Formless rimane un'opera interessante ed atmosferica, di sicuro non priva di momenti emozionanti e toccanti; se si è apprezzato il debut album allora sarete sicuramente pronti ad ascoltare e a gradire anche questo nuovo esperimento, minore rispetto al precedente, ma comunque ricco di nuovi e ottimi spunti sonori che vanno ad arricchire con scontata naturalezza l'immaginario musicale che Dobles è stato splendidamente in grado di innalzare nella composizione di due grandi opere.

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