Voto: 
8.2 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Atlantic
Anno: 
1977
Line-Up: 

- Bon Scott - voce
- Angus Young - chitarra
- Malcolm Young - chitarra
- Mark Evans - basso
- Phil Rudd - batteria

Tracklist: 

1. Go Down
2. Dog Eat Dog
3. Let There Be Rock
4. Bad Boy Boogie
5. Problem Child
6. Overdose
7. Hell Ain't A Bad Place To Be
8. Whole Lotta Rosie

AC/DC

Let There Be Rock

Come per i precedenti album degli AC/DC anche Let There Be Rock, terzo album della loro discografia, il quarto se si considera anche TNT che uscì solo in Australia, fu rilasciato in una doppia versione, una australiana e l'altra mondiale. La prima si distingueva per una diversa copertina raffigurante la mano del chitarrista che si appresta ad eseguire i suoi accordi in uno sfondo bianco e nero, ma soprattutto per la presenza dell'irriverente Crabsody In Blue, sostituita nella seconda da Problem Child, ripresa dal precedente ed atipico (almeno per i canoni AC/DC) Dirty Deeds Done Dirt Cheep.
Uscito nel 1977, Let There Be Rock si apprestava a consegnare una fama mondiale ai rockers provenienti dalla "terra dei canguri", infatti fu questo l'album che esportò in maniera decisiva il fenomeno AC/DC al di fuori dell'Oceania e soprattutto negli USA, meta privilegiata dei fratelli Young. Decisivo in tal senso fu il percorso di gestazione di questa release, infatti nel 1976 i cinque australiani si erano trasferiti nel Regno Unito - per alcuni di loro si trattò più di un ritorno dato che Angus e Malcolm erano nati in Scozia -, dove vennero a contatto con nuove e più attuali realtà musicali che permisero loro di perfezionare il proprio sound, che come emerge chiaramente anche dal precedente Dirty Deeds Done Dirt Cheep risultava un po' troppo legato al rock n' roll di vecchio stampo, suonando talvolta quasi anacronistico, cosa che se poteva andar bene in una terra poco avvezza al rock come l'Australia di quegli anni, rischiava invece di frenare la loro ascesa a livello internazionale.
Essi non abbandonarono affatto la loro dedizione per il rock n' roll, il boogie ed il blues, ma resero il tutto più abrasivo, trascinante ed aggressivo, e quel tocco di modernità acquisita dalla loro esperienza nel Regno Unito non andava a scalfire minimamente quel mood grezzo, spigoloso e selvaggio caratteristico del loro hard rock.

Manifesto di quest'album, ed anche degli AC/DC di fine anni '70, è la title-track, brano dalle ritmiche massicce ed heavy, ben interpretate dall'affiatata coppia Evans-Rudd, mentre Bon Scott con il suo timbro alcolico e graffiante narra la storia del rock dandone un'esegesi quasi biblica, e la chitarra di Angus Young si rende protagonista di eccellenti solos di puro rock n' roll, che non smentiscono tutta la loro passione per il rock degli albori, pur mettendo in mostra, durante tutto il brano, i succitati elementi di differenziazione rispetto alle precedenti loro uscite. In realtà questo processo di svecchiamento del loro sound è ben evidente fin dalle prime battute, affidate alla pungente e spigolosa Go Down, interamente retta dall'efficace riffing dei fratelli Young e dall'interpretazione al vetriolo di Bon Scott, e alla ritmata e quasi scandita, dal perfetto pulsare della batteria di un grande Phil Rudd, Dog Eat Dog, altro brano che come la title-track si appresterà a divenire un classico del loro repertorio da eseguire sui palchi di tutto il mondo, trascinante ed efficace nonostante la sua semplicità.
Insomma Let There Be Rock può considerarsi l'album che ci consegna gli AC/DC nella loro caratteristica versione che potremmo definire "hard n' roll", nel senso che il loro rock n' roll grezzo e spigoloso assume connotazioni più tipicamente hard rock, trascinando così gli AC/DC in quel grande calderone dell'hard n' heavy, che proprio sul finire degli anni '70 e i primissimi anni '80 stava per vivere la sua fase di maggiore espansione e consolidamento.
Il loro riffing, sempre sporco e grintoso, divenne un punto di riferimento per molti gruppi a venire, dai Def Leppard ai Metallica, mentre in brani come Bad Boy Boogie, anch'essa impreziosita dallo straordinario guitar-work dei due Young, o la più sofferta Overdose, rispolverano la loro mai sopita passione per il boogie ed il blues, ma rivisitati adesso sulla base del loro rinnovato sound, inoltre l'interpretazione di Bon Scott trova in questi pezzi la sua perfetta dimensione nel raccontare, in maniera più o meno autobiografica, storie di cattivi ragazzi.
L'ottima Problem Child, ripresa dal precedente lavoro ed inserita nella versione mondiale in sostituzione di Crabsody In Blue, probabilmente per motivi di censura, sembra in un certo senso avulsa dal contesto generale dell'album, dove invece si vanno perfettamente ad inquadrare Hell Ain't A Bad Place To Be, brano ritmato e chiassoso che esprime un misto di rabbia e vitalità, grazie al riffing incisivo e tagliente e le ritmiche granitiche, e Whole Lotta Rosie, in cui mostrano le loro influenze zeppeliniane, consegnando comunque alla storia del rock uno dei brani più selvaggi, sfrenati ed irriverenti, proprio come i suoi testi che narrano di una prosperosa e smaliziata ragazza conosciuta da Bon Scott, un pezzo grondante tutta l'essenza del rock n' roll, con in più un Angus Young superlativo, tanto che il presente brano viene da molti citato come una delle maggiori tracce chitarristiche del rock, non a caso divenuto un classico del loro repertorio e non solo.

Let There Be Rock fu quindi l'album che diede agli australiani la giusta notorietà, il primo della loro carriera ad entrare nelle classifiche di vendita anche al di fuori dall'Australia, ma soprattutto fu l'album che forgiò la loro individualità ed aprì la strada al loro tipico sound, quello che poi è rimasto nell'immaginario collettivo di tutti i rockers dagli '80 in poi. E dire che, a causa proprio della loro proposta spesso troppo uguale a sé stessa, diventa fin troppo labile la linea di confine tra l'essere una leggenda del rock e l'essere nessuno, come concreto era il rischio di cadere nel dimenticatoio dopo pochi anni, invece gli AC/DC, sempre selvaggi, irriverenti, elettrizzanti ed adrenalinici, non solo non incorsero in tale sventura ma addirittura divennero un punto di riferimento per le future generazioni di musicisti, avendo dalla propria un carisma ed una personalità che li renderà, per l'appunto, leggendari.

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