Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Paola Andriulo
Genere: 
Etichetta: 
Antilles
Anno: 
1978
Line-Up: 

Contortions
- James Chance - sax, voce
- Jody Harris - chitarra
- Pat Place - chitarra
- Adele Bertei - organo
- George Scott III - basso
- Don Christensen - batteria

Teenage Jesus and the Jerks
- Lydia Lunch - chitarra, voce
- Gordon Stevenson - basso
- Bradley Field - batteria

Dreaming Mars
- Summer Crane - chitarra, voce
- China Burg - chitarra, voce
- Mark Cunningham - basso, voce
- Nancy Allen - batteria

D.N.A.
- Arto Lindsay - chitarra, voce
- Robin Crutchfield - organo, voce
- Ikue Mori - batteria
 

Tracklist: 

1. Dish It Out
2. Flip Your Face
3. Jaded
4. I Can't Stand Myself
5. Burning Rubber
6. The Closet
7. Red Alert
8. I Woke Up Dreaming
9. Helen Fordsdale
10. Hairwaves
11. Tunnel
12. Puerto Rican Ghost
13. Egomaniac's Kiss
14. Lionel
15. Not Moving
16. Size

AA. VV.

No New York

Il termine "NO" di questa compilation uscita alla fine degli anni ’70 può forse costituire la base di partenza per spiegarla. E’ proprio questa compilation a dar vita ad un singolare movimento che nasce a New York verso la fine degli anni ’70 in risposta all’ "onda anomala", ossia alla New Wave di artisti come Patti Smith, Television, Velvet Underground, Talking Heads, Devo. Il movimento New Wave voleva liberarsi da qualsiasi etichetta, voleva sperimentare (da ciò la grande varietà musicale dei gruppi rappresentativi); la No Wave è invece la negazione delle mode fino ad quel momento rappresentate appunto dalla New Wave, è l’affermazione di un nichilismo, di una disperazione rumorosa che accomuna un gruppo di artisti il cui background musicale è costituito da generi come il free jazz, la musica d’avanguardia, il garage, il funk. Tutto questo in una New York simbolo per questi artisti di un mondo che si avvia alla distruzione.

Il movimento No Wave nasce in realtà proprio con questa compilation curata dal "musicista non musicista" Brian Eno. Inizialmente il suo intento era quello di racchiudere nella compilation molti più gruppi; alla fine invece tanti ne restarono fuori, ad esempio Glenn Branca con i Theoretical Girls, i Terminal, i Red Transistor. I fortunati furono quattro: James Chance & the Contorsions, i Teenage Jesus and the Jerks, i Mars e i D.N.A.
Quattro brani per quattro gruppi quindi: non è certamente possibile attraverso questa compilation rappresentare tutto il panorama No Wave degli anni compresi fra la fine dei ’70 e i primi anni ’80, ma di sicuro queste quattro band hanno dato vita a quattro diverse e significative sonorità che hanno poi influenzato anche band successive (Pussy Galore e Liars per citarne solo due).
Il primo gruppo ad aprire questo lavoro sono i Contortions con il sassofonista James Chance (che poi cambierà il suo nome in James White). Fin dalla prima canzone Dish It Out si viene catapultati in suoni maniacali, malati, in un free-jazz portato all’esasperazione, un singolare funky-soul e un nuovo punk di cui il gruppo tenta ( e ci riesce in pieno) di trasmettere il lato oscuro, aggressivo, sadico. Queste nuove sonorità si mixano perfettamente col cantato folle di James White, creando uno spazio di emozioni parossistiche, febbrili. Il secondo brano, Flip Your Face prosegue nello stesso intento di portare l’ascoltatore alla pazzia con suoni stridenti, graffianti, rumorosi, intento che non viene abbandonato nei due pezzi successivi, Jaded e I Can’t Stand Myself (quest’ultima è una cover di James Brown). In Jaded in particolare colpisce la nenia sofferta del cantato e dei suoni, un cantato che si trascina dolorosamente trasmettendo chiaramente l’angoscia ma anche il tedio di questi artisti che gridano solo e semplicemente NO.

Il secondo gruppo che compare nella compilation sono i Teenage Jesus and the Jerks con un’icona della No Wave: Lydia Lunch. In questo gruppo troviamo nuovamente James Chance che registra il brano The Closet. Bellissimo il primo dei quattro brani Burning Rubber, nel quale, a momenti in cui voce e suoni si trascinano stancamente, segue una breve parte strumentale in cui chitarra, basso e batteria corrono follemente per poi spegnersi di nuovo nel cantato che si ripete ancora una volta svogliato e a tratti come terrorizzato (parte fondamentale dei testi della Lunch sono proprio i suoi incubi infantili, i suoi terribili ricordi). The Closet è un rabbiosissimo pezzo in cui emergono più che mai le lamentele dolorose di una Lydia Lunch bambina, lamentele che si percepiscono in maniera evidente anche negli stridenti momenti solo strumentali. Dopo un brevissimo Red Alert, malsano come gli altri brani, si arriva a I Woke Up Dreaming, che già dal titolo spiega che la cantante nonchè autrice dei testi è ossessionata dagli incubi infantili, e ancora una volta il mix della sua voce ricca di angoscia e dei suoni cupi, malati, creano un vortice straziante dal quale è difficile uscire.

Il terzo gruppo, meno famoso rispetto agli altri, sono i Mars, che danno vita ad un sound molto originale. Il primo brano Helen Fordsdale spicca subito soprattutto per il modo di cantare di Sumner Crane, che blatera, si lamenta accompagnato da un suono della chitarra che non verrà dimenticato dai Sonic Youth, e da suoni stridentissimi che fanno eco alla folle voce. Il pezzo successivo Hairwaves è un concentrato di suoni, litanie stanche, una batteria che ci si illude debba esplodere da un momento all’altro. Col terzo Tunnel ci si perde concretamente in un tunnel malatissimo senza uscita, un tunnel di suoni aspri e una voce che semplicemente impazzisce. Infine Puerto Rican Ghost è la conclusione perfetta della psicopatica triade precedente.

Il gruppo che chiude la compilation sono i D.N.A. con Arto Lindsay alla voce. Egomaniac’s Kiss colpisce per il cantato nervoso di Lindsay che si associa ad una una chitarra sincopata e ad una batteria semplicissima, tipo tamburo. Lionel accresce però la follia, regalando due brevi ma intensi minuti spasmodici. La pazzia di Lionel viene ripresa e ampliata nella successiva Not Moving, in cui sembra quasi che il cantante senta il bisogno irrefrenabile di sfogare la sua angoscia; i suoni striduli fanno da cornice. La compilation si chiude con Size, che martella e fa arrivare l’ascoltatore allo scopo di questo particolarissimo genere No Wave: il nichilismo, la negazione del normale nell’annullamento e nell’urlare semplicemente NO a ciò che era stato fino a quel momento.
Una compilation non di facile ascolto, che infatti non fu acclamata né dalla critica né dal pubblico; ma una compilation che ha descritto un genere di nicchia che ha influenzato molti gruppi successivi. Una chicca.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente