Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Mute
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Oliver Ackermann - Voce, Chitarra
- Jonathan "Jono Mofo" Smith - Basso
- Jay Space - Batteria

Tracklist: 

1. It Is Nothing
2. In Your Heart
3. Lost Feeling
4. Deadbeat
5. Keep Sleeping Away
6. Ego Death
7. Smile When You Smile
8. Everything Always Goes Wrong
9. Exploding Head
10. I Lived My Life to Stand in the Shadow of Your Heart

A Place to Bury Strangers

Exploding Head

Il passato non muore mai. Gli A Place to Bury Strangers lo sanno, ne sono convinti e di quel passato sono perdutamente innamorati, tanto da aver interamente indirizzato la propria ricerca artistica lungo le coordinate stilistiche e concettuali di quella musica ormai lontana ma, mai come ora, d'incredibile attualità: lo shoegaze. I newyorkesi capitanati da Oliver Ackermann (fondatore nel 2004 della Death by Audio, nota compagnia statunitense di pedali ed effetti peraltro utilizzati da U2, Nine Inch Nails, Wilco e Lightning Bolt) sono forse il più riuscito simbolo del grande ritorno di fiamma  per le sonorità sognanti e dark esplose tra la metà degli anni '80 e l'inizio dei '90: l'omonimo esordio del 2007 lo aveva accennato ed Exploding Head lo ribadisce urlando, quasi con rabbia, mostrandoci un gruppo molto più incisivo, maturo e convinto dei propri mezzi. Un gruppo migliore, insomma.

L'ultimo full-lenght firmato A Place to Bury Strangers segna innanzitutto il passaggio della band americana dall'indipendente Killer Pimp alla storica Mute (nido di veri e propri pezzi di storia come Einstürzende Neubauten, Throbbing Gristle, Nick Cave e Cabaret Voltaire), sottolineando di conseguenza l'evidente passo in avanti di sound e produzione del progetto di Ackermann: laddove l'esordio era esageratamente caotico e ingenuo, Exploding Head si presenta infatti come un disco compatto, meno dispersivo (la matrice noise-rumoristica, per quanto onnipresente, è sempre tenuta a bada) e in grado di riesumare ed esaltare l'atmosfera del dark/shoegaze in un linguaggio duro ed estremamente coeso.

Lo shoegaze degli a Place to Bury Strangers non è scintillante e arioso bensì sporco, ruvido, graffiante, esplosivo: il sound-wall raggiunge qui inaudite vette d'intensità, gli effetti chitarristici sono taglienti e in continua mutazione (splendidi a tal proposito gli artigli effettistici di In Your Heart) e nonostante i continui richiami alle atmosfere oniriche e distorte di noise pop e derivati, Exploding Head è un disco che non annoia e che, al contrario, trascina con disarmante facilità. Il manierismo e l'artificiosità sono sempre lì alle porte (sarebbe irreale affermare il contrario) ma Ackermann e compagni si dimostrano abilissimi nei fraseggi melodici e nelle costruzioni strumentali, potenziando ulteriormente le travolgenti atmosfere dello shoegaze attraverso ruvide impennate noise (Ego Death) e innesti effettistici di tutto rispetto. Spossanti muri di feedback e drone si susseguono infatti per tutta la durata del disco, innalzandone vistosamente la potenza espressiva in un linguaggio diretto, scevro da qualsiasi anelito intellettualistico e quasi punk per la cattiveria che ne è alla base: It Is Nothing e I Lived My Life to Stand in the Shadow of Your Heart - rispettivamente apertura e chiusura del disco - ne sono l'esempio lampante in quanto canzoni in grado di rielaborare le coordinate di Exploding Head nella maniera più precisa e travolgente, ognuna con le sue sfuriate strumentali e le sue splendide evoluzioni melodiche (sotto questo profilo la traccia conclusiva è la migliore mai scritta dal gruppo).

Richiamando anche le esplorazioni sonore di Gravenhurst (le schitarrate di Deadbeat e Lost Feeling) oltre che riportando in auge - ma con grande personalità - il mood oscuro dei Joy Division (Exploding Head e l'urticante Everything Always Goes Wrong), le esplosioni noise dei Jesus & Mary Chain (Smile When You Smile), i deliri sognanti di Chapterhouse e Ride (In Your Heart) oltre che alcune soluzioni melodiche di matrice cureiana (Keep Slipping Away), Exploding Head costruisce canzone dopo canzone un trascinante immaginario atmosferico, si figlio delle sperimentazioni dei grandi maestri dark/noise anni '80 ma assolutamente indipendente nelle sue successive evoluzioni stilistiche, strumentali e melodiche.

Il progresso e la maturazione sono più tangibili che mai: accantonate le banali cacofonie, il disordine forzato e la fin troppo fumosa produzione dell'esordio, il nuovo full-lenght degli A Place To Bury Strangers è probabilmente il disco che tutti i fan post-duemila del dark e dello shoegaze avrebbero voluto scrivere: un ordigno di rumore organizzato e onirismi devastanti che scava nel passato e si pone come sua affascinante reinterpretazione presente. La testa, in un modo o nell'altro, esploderà.
 

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