Voto: 
8.3 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Inside Out/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Jerry Sahlin - tastiera, voce
- Ola Andersson - chitarra, voce
- Peter Asp - basso, chitarra
- Herman Saming - voce solista
- Thomas Lejon - batteria


Tracklist: 

1. Truth is Pain (4:09)
2. Puppeteers (4:13)
3. This Wonderful World (4:20)
4. Out of Ideas (4:47)
5. Hope (4:29)
6. Into the Unknown (3:55)
7. No Longer Touching Ground (4:11)
8. Useless Argument (4:49)
9. The Voice Within (3:55)
10. Polish, Reduce, and Enlarge (3:55)
11. Call In Dead (2:51)
Consequences [The Long One]
12. Silent Screams (1:58)
13. Introduction (0:51)
14. The Millionaire (2:10)
15. Joanna (3:09)
16. A Father's Love (2:32)
17. Memory to Fight (2:43)
18. The Diary (3:10)
19. A Wound that Won't Heal (4:32)
20. The Final Silence (1:36)

A.C.T.

Silence

L’Art Rock degli Ottanta non è morto, ma è in costante evoluzione e gruppi come gli A.C.T. lo dimostrano. La misteriosa formazione svedese (non viene infatti reso noto il significato del loro moniker) giunge al quarto capitolo discografico, confezionando uno dei dischi più divertenti di tutto il 2006, sebbene il titolo, Silence, sia abbastanza gelido nei suoi innumerevoli significati.
Riprendendo quindi la tradizione degli storici canadesi Rush e Saga e aggiungendo un tocco moderno, il gruppo capitanato dal tastierista/corista Jerry Sahlin dà una grande prova del suo operato, riuscendo ad eguagliare nuovamente la qualità del song-writing dei precedenti platters.
Certamente i temi trattati nello splendido album del 2006 sono profondi e riflessivi ma il modo in cui sono affrontati dal punto di vista musicale alleggerisce il risultato finale: ciascuna delle diciannove canzoni è elegantissima nel suo incedere, poiché le tastiere sanno descrivere temi melodici di grande impatto, affiancati da un approccio vocale decisamente superbo.
Si deve comunque sottolineare come gli A.C.T. optino per i brani di breve durata, che possano stamparsi nella mente degli ascoltatori grazie alle loro soluzioni soavi e posate: non viene neanche presa in considerazione la forma della suite, tanto impiegata dalle altre formazioni Art/Progressive Rock degli anni Settanta-Ottanta; le tracce di Silence, nella loro brevità, trasmettono emozioni particolari, che aumentano più ci si addentra nell’ascolto dell’opera.

Il mid-tempo iniziale quasi da ballad introduce Truth Is Pain, perfetta commistione tra i timbri corposi delle chitarre distorte e le eccelse distensioni che caratterizzano il disco pressoché per la sua intera durata: le voci sono parecchio curate nella loro direzione perché il timbro di Herman Saming sa accostarsi con raffinatezza ed espressività a tutti i passaggi, supportato dai fuggenti cori di Sahlin e Andersson, altrettanto deliziosi.
Tra gli altri brani significativi di Silence c’è sicuramente da rammentare la seconda Puppeteers, che mostra fin dall’inizio la componente bizzarra presente nella musica appassionante e gradevole degli A.C.T., tipica di realtà connazionali quali Kaipa e The Flower Kings, o ancora la quarta Out Of Ideas, intrisa di un’atmosfera magica e sognante. I ritornelli di ogni episodio sono il punto di forza della band scandinava, ormai in possesso di un’abilità di composizione di certo fuori dal comune: i fraseggi Progressive Rock sommessi e chiusi su se stessi sono un chiaro esempio della facilità con cui Sahlin e compagni riescano a tessere una musica tanto complessa quanto piacevole e ricca di passione.
Sarebbe del tutto inutile descrivere capitolo per capitolo un disco così memore degli Ottanta ma così carico di elementi innovatori: limitiamoci pertanto ad abbandonarci alle chitarre distorte Prog-oriented di Useless Argument o dal meraviglioso refrain di The Voice Within, qualcosa di incredibile se concepito a distanza di tanti anni dal vero bagliore dell’Art Rock.

Il quintetto svedese in Scandinavia si può considerare un vero e proprio caso a parte nella miriade di bands nate in quest’ultimo decennio: dal 1999 gli A.C.T. abituano il proprio pubblico ad uscite formidabili e il nuovo contratto con il colosso Inside Out costituisce un premio per musicisti realizzati nei loro intenti sperimentali e nel loro registro stilistico.
Non rimane perciò che domandarci quale piega subirà l’evoluzione futura di uno dei gruppi più divertenti da ascoltare e da vivere della nuova scena Progressive; se gli A.C.T. continueranno sulla scia della pubblicazione del 2006, la strada verso il successo sarà aperta ed in discesa. Già essersi conquistati in sette anni di carriera un tour con i maestri Saga e con il carismatico Fish dovrebbero costituire una soddisfazione enorme, ma la buona regola del musicista è quella di non prevedere limiti alla propria creatività: e i “giullari” del Nord di creatività ne hanno da vendere.

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