Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2002
Line-Up: 

- Jyrki - voce
- Timo-Timo - chitarra
- Bazie - chitarra
- Archzie - basso
- Jussie 69 - batteria


Tracklist: 


1. Crashing High
2. Dance d’Amour
3. Betty Blue
4. Grey
5. Radical
6. Don’t Turn Your Black on Fear
7. Stigmata
8. Forever More
9. Still Waters Run Deep
10. Dawn’s Highway

69 Eyes, The

Paris Kills

I 69 Eyes di Jyrki, dopo il successo di Blessed Be, tornano nel 2002 a intrattenere i loro fan con Paris Kills. Questo full-length però segna più che altro un addolcimento sonoro rispetto al precedente album. E’ un disco gothic rock che mantiene l’eleganza dei precedenti lavori, ma che approfondisce un mood più evanescente e morbido. Sono presentate così un congruo numero di canzoni valide, affascinanti, decisamente cantabili, grazie ai chorus come sempre molto orecchiabili. Inoltre si può percepire fin dalla prima track, Crashing High, come il combo finlandese abbia recuperato soluzioni sonore, in particolare di tastiera, da anni ’80. Effetti sonori eterei e spumeggianti si perdono tra i potenti riff delle chitarre. Lo smorzamento strumentale poi allinea forse sempre di più la band al tipo di sound dei Type of Negative di Peter Steele. Il vocalist è come sempre una certezza assoluta; Jyrki non delude mai e il suo timbro vocale esprime sempre al meglio le tematiche d’amore che caratterizzano ogni brano.

L’influenza eighties diventa addirittura da dancefloor nella seconda track, Dance d’Amour. L’intro è misterioso e la tastiera crea un’elegante atmosfera dark. Lyrics miste inglese e francese supportano questi effetti in modo efficace, con sfumati backwards choirs. E’ molto interessante poi Grey per il suo andamento riflessivo e romantico, molto delicato grazie a keyboard. E’ da questo brano e dal precedente Betty Blue che emergono lampanti aspetti figurativi fortemente caratterizzanti l’opera. L’insieme lirico-strumentale dipinge infatti situazioni avvolte in ombre, dalle quali poi emerge brillante il blu degli occhi della donna amata (“As the Night draws. Its shadows on you and the darkness turn you blue”). Le stesse note si caricano di questi colori e, grazie all’apporto di drums sempre molto studiata, come in Radical, trasportano l’ascoltatore proprio in queste situazioni colme di drammaticità e sentimento. Proseguendo l’ascolto, Stigmata è sicuramente originale grazie a un andamento ritmico dark, per le linee di basso e per le parti quasi techno di batteria.

Avviandoci verso la fine del disco, le parti più valide sono l’intro di piano in Still Waters Run Deep, che funge da motivo portante della song e l’ultima track, Dawn’s Highway, per l’elegante apporto elettronico. Negli ultimi quattro brani però i 69 Eyes rivelano segni di stanchezza nel reggere la durata delle dieci tracks. La peculiarità stilistica dell’opera in generale sta dunque in un decisivo uso di effetti di tastiera, in stile Depeche Mode, che rinnovano il sound abbastanza per non rendere Paris Kills uguale al precedente lavoro. Si tratta di un full-length soddisfacente, più abbordabile per un pubblico vasto, che non introduce però nessuna novità per la band.

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