Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Gabriele Bartolini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2011
Line-Up: 

-Ellery Roberts - Voce, tastiere
-Tom McClung - Basso
-Evans Kati - Chitarra
-Joe Manning - Batteria

Tracklist: 

 

1. LYF
2. Cave Song
3. Such a Sad Puppy Dog
4. Summas Bliss
5. We Bros
6. Spitting Blood
7. Dirt
8. Concrete Gold
9. 14 Crowns for Me & Your Friends
10. Heavy Pop
WU LYF

Go Tell Fire to the Mountain

"Joining the LYF has a cash flow value, but you don’t need to buy our shit to be LYF. LYF is a dance to yr own big beat drum, LYF is broken voices calling have some fun."

Dapprima il caos si generò nel 2010, quando il 12 giri Heavy Pop / Concrete Gold scombussolò, e non poco, le carte in tavola, proprio quando l' Inghilterra si era rassegnata all' idea di indossare definitivamente polo e Fred Perry. Ma Manchester, come è noto, in origine era una miniera di carbone, e da questa ha avuto origine; la sua lontananza da Londra, poi, ha fatto sì che non fossero molti i fattori in comune. Mi piace pensare ai WU LYF come ad un tassello, importante come gli altri che ne compongono il mosaico, di una cultura giovane che vuole cambiare in meglio il proprio mondo, quello fatto marcire e donato senza tanta pietà dai nostri genitori, sostenendo o criticando i politici con la stessa propulsione ma soprattutto facendolo a viso aperto, senza troppi media di mezzo. World Unite / Lucifer Youth Foundation ha cominciato a trasmettere i propri sani ideali in musica dal 2008, quando quattro ragazzi hanno avuto la buona idea di pubblicare qualche loro registrazione per questa associazione no-profit incentrata sulla "verità incondizionata". Messaggio piuttosto vago, ma sponsor giusti: fa piacere constatare che a sposare la causa sia presente anche un pò di Italia, con Franco Battiato e Alex Del Piero, oltre a personaggi internazionali del calibro di Cat Power, Neil Young, Maradona, John Frusciante e Will Oldham, meglio conosciuto come Bonnie "Prince" Billy.

Go Tell Fire to the Mountain, oltre che una danza lisergica, furiosa e piena di una naturalezza sbalorditiva, è soprattutto una dimostrazione di come si può suonare in maniera sperimentale, mutando i canoni del folk e dell' indie ed accomunandoli insieme in un solo specifico suono. Più precisamente, i WU LYF suonano come se avessere inghiottito in un solo boccone Foals e Akron/Family, acquisendo dai primi atmosfere eteree e liquide in fatto di chitarre e percussioni, e riprendendo dai secondi densità di ritmi e qualche dipartita elettronica, più soffusa e strozzata nel nascere. Infatti l' album, registrato nell' arco di tre settimane nel 2010 nella Chiesa di St. Peters, sembra inciso con l' intento di suonare il più naturale possibile, senza troppi ritocchi o restyling che ne facciano perdere il senso comunicativo che vuole avere, tanto che il suono è perfettamente isolato seppur la registrazione imperfetta. La voce a tratti è caotica nel suo intento di emulare i timbri e le tonalità di canti popolari per lo più africani, mentre i testi ben si atteggiano, suscitando con rime efficaci tutta la carica di cui la fondazione ha bisogno, parlando di temi riguardanti in maggior parte le sfere emotive, risultando svegli e concreti. Molti gli interventi dell'organo, che aiutano a stoppare in tempo l'euforia e conferendo un tocco di solennità, come nel caso dell'intro di presentazione LYF, oppure della successiva Cave Song, già in heavy rotation e appetibile ai fan dei gruppi prima citati per la parte ritmica, che ritroviamo successivamente in Dirt, però giocata qui sulla batteria invece che sulle chitarre. Summas Bliss, per le tastiere iniziali, sembra essere uno scarto elettronico, magari della chillwave, applicato ai fondamentali del post-rock. In Spitting Blood, cuore del disco, il cantato prende in mano la situazione, raggiungendo le tonalità più alte e trasformandosi in veri e propri cori in chiusura. Concrete Gold e Heavy Pop, i due brani citati all' inizio, alimentano il finale con due suite da cinque minuti, il primo giocato su semplici compendi pop/rock e l' altro a base di pianoforte ed atmosfere shoegaze alla How To Dress Well.

Durante l' ascolto di Go Tell Fire to the Mountain, ci si accorge di come gli argomenti extra-musicali di cui la Lucifer Youth Foundation si occupa non vadano per niente ad intaccare le composizioni, evitando così boutade fuori luogo. La musica dei WU LYF sembra sia pensata con l' intento di abbracciare più elementi naturali possibili, in modo da evocare e tributare la montagna di cui si parla, che racchiude in senso figurato l' ossessione di un mondo unito e senza guerre. Tuttavia, lungo l' arco dei cinquanta minuti, la coperta si accorcia sempre di più, evidenziando suoni in alcune occasioni ripetitivi e facendo scadere più di una traccia all' ombra dei pezzi buoni. Ma d' altra parte se parlare di pace e fratellanza al giorno d' oggi per molti sembrerà un' utopia, ancora più difficile è rappresentare con la musica una fondazione così ambiziosa: il modo di colmare il deficit lo troveranno con il tempo. In attesa che salvino il mondo, ci godiamo questo Go Tell Fire to the Mountain, inno alla vita del lato b inglese.

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