Storia dell'Hard Rock - 5

LA CRISI E IL PURGATORIO. DALL'ASCESA DEL GRUNGE AI GIORNI NOSTRI (dal 1991 circa ad oggi)

Affermatosi ormai il Grunge, negli immensi e volubili U.S.A. non sembra esserci più spazio per le vecchie sonorità hard rock che avevano caratterizzato, ed in parte monopolizzato, il decennio precedente. Da un'attenta analisi del fenomeno si dovrebbe però dedurre che la crisi in cui incappò l'hard rock all'inizio degli anni '90 non è da imputare unicamente all'ascesa del Grunge, quanto piuttosto da ricercare anche all'interno dello stesso genere preso in esame, che ormai, fin troppo chiuso in sé stesso, trasformava i suoi punti di forza nelle sue principali debolezze. A conferma di quanto detto, si pensi al fatto che il periodo di crisi dell'hard rock perdurò ben oltre la durata del fenomeno Grunge, che peraltro, come spesso accade quando si tratta di movimenti generazionali, ebbe vita abbastanza breve.

Infatti, se nel corso della sua storia l'hard rock era sempre stato in grado di assorbire tutto ciò gli ruotasse attorno e camaleonticamente adattarsi al gusto del momento, com'era già successo in successione con il psychedelic rock, il progressive rock, il glam, il metal e il punk, adesso invece si chiude in sé stesso, troppo ancorato alle sue radici blues e rock n' roll, rifiutando e rigettando ogni possibile ingerenza provenisse dall'esterno, cosa che causerà una certa sterilità ed anche una limitata possibilità d'inventiva. Peraltro questo avviene in un contesto musicale, quale è quello dei novanta ed ancor di più quello attuale, particolarmente attento alla sperimentazione e all'innovazione, prese in grande (forse eccessiva) considerazione anche quando, magari a discapito della "bellezza" del prodotto musicale in sé, si arriva, talvolta ma non sempre, tant'è che fortunatamente esempi di ottima musica rock in quest'ultimo ventennio se ne possono citare a bizzeffe, alla più sconclusionata cacofonia. Tutte considerazioni queste, che esulano dal fenomeno di quel movimento generazionale chiamato Grunge e dal successo che esso riscosse in quegli anni.

Qualche tentativo di riscrivere l'hard rock in realtà fu fatto già sul finire degli anni '80, e precisamente nel 1988 quando i Jane's Addiction diedero alle stampe il buon Nothing's Shocking, dove proponevano una sorta di hard rock "alternativo" in cui confluivano sonorità funky, metal e soprattutto alternative rock. L'album fu salutato con un certo entusiasmo da una parte di critica, quella stessa che aveva per anni denigrato l'hard ottantiano, invece fu totalmente ripudiato dall'intero ambiente dell'hard rock, cosicché i Jane's Addiction saranno sempre e giustamente considerati alternative rock o crossover, comunque tagliati fuori dal mondo dell'hard rock. Un altro tentativo di modernizzare l'hard rock fu fatto dagli inglesi Wildhearts, i quali mescolavano le loro più varie e disparate influenze dando vita ad un hard rock intriso di melodie pop in stile Beatles e Cheap Trick, un riffing pesante in stile Metallica e ritmiche punk. Ben accolti grazie al buon esordio Earth vs. the Wildhearts (1993), si persero presto tra mille difficoltà, problemi vari e continui cambi di line up, ma non senza aver lasciato qualche spunto interessante che sarà poi ripreso da alcune hard rock band degli ultimi anni.

Ormai l'hard rock sembrava avere esaurito tutta la sua creatività, e per di più oltre venti anni di storie, vicende varie ed emozioni avevano creato un effetto saturazione, in pratica l'hard rock era un genere ormai inflazionato, ragion per cui anche un buon album facilmente rischiava di passare del tutto inosservato nel caso in cui non contenesse qualcosa di memorabile, come del resto avviene più o meno ancora oggi. Insomma non è solo per le proprie colpe o per i successi del Grunge che l'hard rock attraversa il suo periodo peggiore, ma anche per una serie di fattori interni ed esterni che riguardano l'evolversi della musica, dei gusti, delle aspettative, delle richieste, e della società in generale. In Europa esso continuava comunque a resistere e conservare un certo seguito, negli Stati Uniti invece sembrava condannato a rimanere emarginato in una terra di desolata indifferenza posta ai margini del grande universo Rock.

Quanto detto poco sopra può essere confermato dal fatto che non mancano negli anni '90 esempi di pregevoli album hard rock, che hanno vissuto alterne fortune ed ingiustificati quanto imprevedibili successi o insuccessi. Un caso esemplare è certamente quello di Keep The Faith del 1992 che segnava il ritorno dei Bon Jovi, il quale pur essendo uno fra gli album migliori rilasciati dalla band del New Jersey fu totalmente snobbato negli Stati Uniti, mentre fu accolto calorosamente nel resto del mondo, in particolare in Europa e Sud America. Ma Jon Bon Jovi, da abile manager di sé stesso, comprese subito l'andazzo e con il successo planetario del singolo Always si indirizzò definitivamente verso un pop/rock commerciale e sicuramente, almeno per loro, più remunerativo. Nello stesso anno escono l'ottimo Melodic Hard di Hold Your Fire dei Firehouse, come d'alto livello è l'esordio degli Hardline con Double Eclipse, ed ancora si ha il buon Revenge dei Kiss e si percepiscono i primi inquietanti segnali del declino dei Def Leppard con Adrenalize, inoltre sempre in quell'anno esce uno dei migliori album hard rock di quel decennio, ossia Crimson Idol dei W.A.S.P..

Si tratta però sempre di episodi isolati, frutto soltanto della buona vena creativa di alcuni dei gruppi storici che persistono nel proporre con passione e coerenza il loro credo e le loro convinzioni, ma il movimento hard rock in sé non riesce più ad evolversi, a generare nuove correnti in cui gli emergenti artisti dovrebbero riconoscersi e di conseguenza non riesce neanche a creare nuovi e credibili protagonisti.

 


Aerosmith
 

Naturale quindi che gran parte delle release hard rock più significative degli anni '90 portino la firma di storiche o affermate band, come gli AC/DC che dopo Razords Edge del 1990 si rifanno sotto con Ballbreaker nel 1995 o i Blue Oyster Cult che anche nei '90 lasciano il segno con album come Heaven Forbid (1998), o come gli Aerosmith che lanciati dal successo commerciale, anche e soprattutto negli Stati Uniti, di Get A Grip (1993), successo dovuto anche ai videoclip di Cryin', Crazy ed Amazing dove comparivano le giovani attrici Alicia Silverstone e Liv Tyler (figlia proprio del cantante Steve Tyler) e che invadevano quotidianamente MTV, riuscivano a mantenere sempre una buona visibilità, pur se non sempre accompagnata da un'adeguata qualità, nascevano così lavori non proprio entusiasmanti come Nine Lives (1997) o Just Push Play (2001). Anche Deep Purple e Uriah Heep proseguono senza troppo clamori la loro carriera, in particolare i primi, sempre travagliati dai rapporti tesi tra Gillan e Blackmore che porteranno alla dipartita del chitarrista nel 1995, riscuoteranno consensi con Perpendicular (1996). Gli stessi Scorpions vanno avanti tra alti e bassi, toccando il fondo con il pessimo Eye II Eye (1999), come disastrosi risultati hanno i tentativi di modernizzazione degli Skid Row con l'altrettanto pessimo Subhuman Race (1995), su livelli modesti anche i Van Halen che con Van Halen III (1998) pongono la parola fine alla loro storia.

Gran parte delle band che avevano dominato gli anni '80 invece cadono in un periodo di assoluta sterilità che produce un'infinità di inutili e superflue raccolte e Best Of, con rare eccezioni come quella dei Firehouse che nel 1995 danno alle stampe il pregevole 3, mentre molte altre addirittura si sciolgono, come già visto con gli Europe. Forse la separazione più discussa fu però quella dei Guns N' Roses che avvenne dopo il modesto The Spaghetti Incident? (1993), nonostante l'aria tesa fosse nell'aria già dall'uscita dei due capitoli di Use Your Illusion, quando Axl Rose e Slash avevano manifestato diverse ambizioni, con il cantante che spingeva per intraprendere un nuovo corso più melodico e commerciale ed il chitarrista che invece preferiva rimanere fedele al loro Sleaze/Glam.

Se negli States band emergenti come gli Steelheart, i Baton Rouge o i Trixter, non riescono a ritagliarsi un proprio spazio in quanto l'hard rock è totalmente soppiantato dal Grunge e poco dopo dal post grunge, i cui esponenti nelle classifiche di vendita vanno a sostituire proprio i gruppi hard rock, in Europa va leggermente meglio con gruppi validi, ma non certo eccelsi, come i tedeschi Bonfire, anch'essi reduci dagli anni '80, o gli svizzeri Gotthard, band che si è sempre ispirata al Melodic Hard dei vari Firehouse e Bon Jovi, che con una certa costanza ed alcuni album validi hanno tenuto alta la bandiera dell'hard rock melodico, anche se certo non sono stati in grado di ripercorrere le gloriose gesta dei loro predecessori.

Si arriva così alle porte del nuovo millennio con la netta convinzione che la storia dell'hard rock fosse ormai giunta al termine, quando invece si assiste ad una lenta ma continua ripresa di tali sonorità. Infatti, anche senza proporre niente di particolarmente nuovo, ma anzi rifacendosi spesso agli stilemi impostisi nei decenni precedenti, nascono e si diffondono molte giovani ed emergenti band pronte a riportare in auge questo specifico genere della musica rock.

Alcune prendono spunto dall'hard dei '70, influenzati principalmente da gruppi storici come Led Zeppelin o Deep Purple, potrebbe questo essere il caso degli irlandesi Answer, stilisticamente devoti al gruppo di Page e soci, o dei Roadstar, debitori principalmente dei Deep Purple, o ancora dei Darkness, ispirati da Queen ed Aerosmith. Proprio gli inglesi Darkness sono stati l'unica band hard rock degli ultimi anni ad avere avuto la fortuna di essere stati ben promossi sul mercato e poter contare quindi su una certa visibilità, ma dopo appena due album, carini ma che certo non hanno fatto gridare al miracolo, si trovano già a fare i conti con il temporaneo abbandono del loro cantante.

 


The Darkness
 

In realtà le maggiori promesse in tale ambito provengono da un'unica area geografica, quella scandinava. Eccezion fatta per gli americani Buckcherry, che dopo un inizio altalenante hanno tentato il salto di qualità con il buon Fifteen (2005), le maggiori speranze sono concentrate tra la Svezia, la Norvegia e la Finlandia, da dove arrivano artisti emergenti e più o meno promettenti come i finnici Lordi, che si propongono di modernizzare lo Shock/Horror Rock, mentre a far rinascere le sonorità Glam e Melodic Hard, apportando anche sparuti elementi di novità, ci pensano i norvegesi Wig Wam di cui si apprezza Wig Wamania (2006), i finlandesi Brother Firetribe che hanno fatto ben parlare e sperare con il loro esordio False Metal (2006) e gli svedesi Poodles che hanno mostrato il loro hard n' heavy melodico grazie a Metal Will Stand Tall (2006) e Sweet Trade (2007). A rispolverare invece le sonorità Sleaze/Glam di fine anni '80, sempre dalle fredde terre nordiche arrivano gli svedesi Backyard Babies, che sembrano volere estremizzare la dimensione punk, CrashDiet, che però hanno presto dovuto fare i conti con la prematura scomparsa del loro frontman Dave Lepard subito dopo l'incoraggiante Rest In Sleaze (2005), e Hardcore Superstar, sicuramente i più innovativi dell'attuale panorama hard rock, grazie alla loro azione di restyling che punta su un riffing più pesante e metal, particolarmente affine a quello thrash tipico della Bay Area, e ritmiche più veloci influenzate dal punk e dal thrash, ritagliandosi così un loro stile personale che essi stessi definiscono "Sleazy/Thrash". Tutti questi gruppi sono stati fondamentali per la rinascita dell'hard rock, poiché ben presto una moltitudine di band, e non solo scandinave, hanno deciso di seguirne i passi, rinfoltendo così lo schieramento di artisti dediti all'hard rock. Scarse soddisfazioni invece ha finora riservato quel filone denominato "Modern Hard Rock", che individua negli americani Velvet Revolver i suoi esponenti di spicco, almeno stando alle previsioni iniziali, ma finora la band di Scott Weiland e dell'ex chitarrista dei Guns N' Roses Slash non ha minimamente fatto intravedere i presupposti necessari per l'affermarsi e lo sviluppo di una vera e propria corrente.

 


Velvet Revolver
 

Inoltre questa, forse ancora parziale, rinascita dell'hard rock ha favorito anche una miriade di come back, la maggior parte dei quali però parecchio inutili, ed anzi deleteri per il genere stesso, anche se non sono mancati dei casi in cui è emersa una sincera voglia di ritornare a tali sonorità, si pensi all'ottimo ritorno degli Hanoi Rocks con Twelve Shots On The Rock (2003), e comunque si sono verificati alcuni casi per i quali non si sono certo sprecate parole ed opinioni varie e contrastanti, come avvenuto ad esempio con i due album pubblicati dagli Europe in seguito alla loro reunion. Si sono, infine, rifatte vive quelle band che pur non abbandonando mai l'hard rock erano cadute per vari motivi nell'oblio, ed alcune lo hanno fatto mostrando pure una certa qualità, tanto che si sono registrati anche nel corso di quest'ultimo decennio pochi ma ottimi esempi di hard rock, tra i quali si ricorda Into The Now (2004) dei Tesla.

1968 - 2008. Siamo giunti in conclusione di questo lungo viaggio che ha inteso ripercorrere in maniera, quanto più possibile, saliente e completa la storia dell'hard rock. Sono passati infatti ben quarant'anni da quel disco di esordio dei Deep Purple a cui approssimativamente potrebbe farsi risalire l'inizio di questa stessa storia, ma non è ancora arrivato il momento di porre su di essa la parola fine, confermando così come l'hard rock sia in assoluto uno dei generi più amati e longevi della musica rock.

 

Salvatore "Balder76" Sciumè



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