Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Leonardo Cammi
Genere: 
Etichetta: 
Atenzia/Frontiers
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Mark Spiro - voce, basso, chitarra, tastiera, batteria

Tracklist: 

1. Mighty Blue Ocean
2. Band Of Angels
3. Monster
4. When She Cries
5. Every Shade Of Green
6. The Beautiful One
7. Bits And Pieces
8. Being In Your World
9. Perfect Wave
10. My Velocity
11. The Life That I Live
 

Mark Spiro

Mighty Blue Ocean

Il ritorno del compositore ultranoto Mark Spiro, soprattutto per le collaborazione con una miriade di band più famose, è legato ad un’esperienza traumatica che ha visto come protagonista lo stesso musicista.
Infatti negli ultimi anni Mark ha affrontato e vinto una battaglia durissima con il cancro.
Le canzoni che compongono Mighty Blue Ocean sono state scritte in quel fosco periodo e ora cantano con gioia il successo su un destino che poteva rivelarsi molto crudele.
Sempre per lo stesso motivo tutto quel che viene suonato su quest’album è opera dello stesso Spiro, tranne una comparsata alla chitarra di J.D. Manuss in Perfect Wave.
L’aspetto più affascinante di questo Cd è proprio legato ai testi ispirati dalla tragedia della malattia affrontata e vinta da Spiro; di conseguenza le parole dei brani, molto profonde, sono colme del dolore, dell’esperienza vissuta e della speranza ritrovata in fondo al tunnel; un esempio lampante l’abbiamo nell’affascinante Band Of Angels.

I brani, invece, dal punto di vista musicale, sono eccessivamente “leggeri”, quasi spenti; nonostante cantino la gioia dell’artista che può urlare la sua gioia al mondo intero risultano caratterizzate da melodie troppo artefatte e poco dirette.
I pezzi che riescono realmente a “bucare” sono pochi, partendo proprio dalla discreta Mighty Blue Ocean (che ricorda alcune cose di Brian Adams), per passare dalla buona When She Cries. Purtroppo nella maggior parte dei casi troviamo atmosfere troppo melliflue e parti di batteria elementari e mai ficcanti.
Il resto dell’album si “posa” su un tappeto compositivo un po’ fiacco di pop/rock che non “morde” e presenta sempre una matrice ripetitiva in cui nemmeno i ritornelli riescono a fare centro. Unica nota sono alcuni passaggi di chitarra acustica che più che altro riescono a rendere un po’ più digeribile la dinamica dei brani, nonché a creare dei discreti quadretti melodici come quello della bella The Beautiful One.
Sicuramente Mark Spiro può realizzare di meglio ma in questa fase va bene così.
 

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