Voto: 
8.7 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Elektra / Wea
Anno: 
1997
Line-Up: 

- Björk - Tutte le musiche

Tracklist: 

1. Hunter
2. Jòga
3. Unravel
4. Bachelorette
5. All Neon Like
6. 5 Years
7. Immature
8. Alarm Call
9. Pluto
10. All Is Full Of Love

Björk

Homogenic

Iniziare una recensione di Björk non è mai semplice, figurarsi se lo è il riuscirci senza lasciarsi trasportare dal suo nome, dalla sua voce, dalle sue atmosfere, da quell'universo astratto e avvolto nel mistero che nella sua musica si porta a compimento. All'interno di quel piccolo e grazioso folletto islandese c'è infatti un labirinto, probabilmente tra i più affascinanti e criptici della musica moderna, ed è oramai per tutti un comune pensiero quello secondo cui le cose più belle e affascinanti provengono dal misterioso, dall'oscuro, da ciò che non si può comprendere a primo impatto, immediatamente.
In fondo Björk quel pizzico di incomprensibilità l'ha sempre conservato, non tanto con gelosia ed egocentrismo, quanto con naturalezza, perchè Björk non sarebbe Björk senza lo sguardo ghiacciato, il movimento brusco e disorientante, la voce tagliente: sembra quasi una creatura mitologica, una figura leggendaria presente nelle favole popolari nordiche, eppure si tratta semplicemente di una donna, o meglio, di una donna genio, e come tutti sanno, i geni di capolavori ne sfornano.
Se si parla di Björk è per questo obbligatorio focalizzare l'attenzione su quel gioiello datato 1997 che porta il nome di Homogenic, manifesto assoluto della creatività e dell'intensità artistica della compositrice islandese, il disco che ha definitivamente decretato il suo successo e arricchito di fama la sua figura. Perchè da una parte è vero che i precedenti lavori Debut e Post (senza considerare il remotissimo omonimo del '77 e il semi sconosciuto Glìng-Glo del 1990) non raggiungono per complessiva bellezza i livelli atmosferici di questo disco, ma dall'altra è anche vero che gettarono i primi mattoni di quello che adesso è uno dei più affascinanti monumenti della musica sperimentale europea.

Björk è il più brillante esempio di "cantautorato elettronico", una maga del suono che ha innalzato il proprio dominio a cavallo tra le atmosfere di una tradizione nebbiosa e complessa e le pulsioni di un'arte innovativa e d'avanguardia che da sempre scorrono nelle sue vene. In Homogenic gli aspetti più disparati dello stile di Björk combaciano con una precisione impeccabile ed un gusto splendidamente romantico: le cavalcate elettroniche e le aperture atmosferiche si slegano senza troppi barocchismi costruendo melodie dal sapore unico e intenso, gli andamenti trip hop si alternano a progressioni in pieno stile techno anche se basta poco per ritrovarsi del tutto privi di qualsiasi forma di contatto spazio temporale (nonchè concettuale).
Quando Hunter infatti apre le danze dell'album, un primo miraggio interiore comincia a sovrapporsi alla realtà: ritmiche elettroniche instabili e frammentate supportano sublimi intrecci violinistici elegantemente accompagnati da fugaci comparse di flauti e dalla silenziosa presenza dei mai ingombranti synth; il risultato è un capolavoro di psichedelia elettronica nonchè di allucinata intensità emotiva, anche se i livelli che Björk raggiungerà col successivo brano Jòga non verranno più raggiunti lungo il corso dell'intero album. Jòga è infatti uno dei più importanti e conosciuti pezzi della cantautrice islandese, e non lo è di certo per caso: un brano di una bellezza abbagliante, ricco di un poetico fascino che si riscontra nella varietà dei cromatismi e nella loro profondità dei contrasti timbrici; violini, archi e synth non presentano mai sbilanciamenti, in qualsiasi canzone essi appaiano anche se in maniera diversa: in Bachelorette (meraviglioso il videoclip girato per la canzone) il suono classico si fonde e a malapena si distingue con la pienezza degli effetti elettronici che fanno da tappeto alle sublimi danze vocali di Björk, in 5 Years l'ensamble di archi sembra riprendere il sopravvento coesistendo con i distorti beat lungo questo traballante palcoscenico anche se, da qui in poi, a prevalere sarà l'anima più elettronica di Björk, il suo "lato oscuro" e inevitabilmente il più accattivante.

Se nella prima parte il folletto islandese ci aveva infatti ipnotizzato in atmosfere avvolgenti e dai toni sicuri e morbidi, nella seconda ci serve i suoi piatti più taglienti e quindi, inevitabilmente, meno poetici. Ma quando l'ascoltatore entra in contatto con Pluto allora poesia, intensità, raffinatezza ed equilibrio si smaterializzano lasciandoci prede di ritmi martellanti e melodie accattivanti, di soffusi refrain e urla agghiaccianti, di battiti ora leggeri ora incredibilmente trascinanti, insomma, le caratteristiche che rendono tale brano di Björk uno dei suoi maggiori capolavori. Se poi Pluto rappresenta il volto più accattivante dell'elettronica Björkiana, allora sta alla conclusiva All Is Full Of Love puntare la luce sul suo cuore più "ambient" che non è da meno anche in altre perle quali Unravel e Immature che però, a differenza della sopracitata, si distinguono per l'uso decisamente più pressante di un'elettronica minimalista e precisa.

Perchè in fondo non godere quando Homogenic comincia lievemente a penetrarci dentro è un qualcosa di inimmagginabile, soprattutto perchè è da questo preciso punto in poi che l'arcobaleno Björk raggiungerà il suo apice di calore e intensità, è proprio Homogenic a sottolineare una volta per tutte il magistero musicale di quest'artista tanto misteriosa quanto peculiare, nonchè fondamentale per comprendere l'avanguardia elettronica degli anni '90 anche se, parlando un pò più specificatamente, ed è una considerazione che sorge spontanea, Björk è un fenomeno musicale che è nato in una dimensione tutta sua e in tale dimensione è cresciuto da solo, rinnovandosi, decorandosi con i suoi stessi frutti, non aderendo a nessuna corrente ma al massimo influenzandone gli aspetti stilistici, risultando a conti fatti come una creatura nata direttamente dalla terra e intoccata da tutto ciò che vi gira attorno.
Homogenic è il capolavoro di un genio, e il suo nome verrà per sempre ricordato affianco a quello del suo creatore negli annali della musica e di motivazioni ce ne sono, fin troppe: il Manifesto dell'abbaglinte follia di una donna travestita da musa, l'inno dell'anima contorta ma romantica, cerebrale e poetica. Homogenic è una porta dietro cui si nascondono folli invenzioni e incantesimi d'altri tempi: sappiate che aprirla implica il fatto di rimanere al suo interno per molto tempo, oppure - se sarete fortunati, aggiungerei - vi rimarrete dolcemente incatenati per sempre.

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