Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Atlantic Records
Anno: 
1993
Line-Up: 

- Zachary Stevens - voce
- Criss Oliva - chitarra
- Johnny Lee Middleton - basso
- Steve "Doctor" Wacholz - batteria
- Jon Oliva - pianoforte, tastiere

Tracklist: 

1. Edge of Thorns
2. He Carves His Stone
3. Lights out
4. Skraggy's Tomb
5. Labyrinths
6. Follow Me
7. Exit Music
8. Degrees of Sanity
9. Conversation Piece
10. All That I Bleed
11. Damien
12. Miles Away
13. Sleep

Savatage

Edge of Thorns

Avevamo lasciato i Savatage con un interrogativo: chi avrebbe dovuto sostituire Jon Oliva alla voce dopo che lo storico frontman italo-americano iniziò ad accusare problemi alla voce. Non era una questione facile, Jon era l'anima del gruppo assieme a Criss, e il suo ruolo alla voce era per certi versi ineguagliabile. Così iniziarono i provini, una lunga serie di audizioni per cercare la voce giusta; ma nessuna andava bene... finché un giorno il produttore Paul O' Neill introdusse al gruppo un volto nuovo, un tal Zachary Stevens, precedentemente membro dei Wicked Witch con cui si era fatto una discreta fama nell'ambiente. Così viene fatto un provino anche con lui, e Zac piace subito al gruppo: è fatta, Stevens viene assunto, e questo da il via ad un'importante nonché proficua collaborazione con il gruppo. Jon, invece, rimane come pianista e compositore. Il suo apporto alla musica dei Savatage rimarrà sempre determinante, ma più "nell'ombra", dato che il vecchio Oliva abbandona il ruolo che lo aveva consacrato.
La voce di Zac ha un timbro morbido ma potente, immediatamente riconoscibile e abbastanza adattabile alle sonorità del sentiero intrapreso dai Savatage. Per contro, è poco versatile e manca del carisma, dell'energia e della molteplicità di linee vocali di Jon. Nonostante i fan accolgano subito e calorosamente il nuovo cantante, il Mountain King rimane e rimarrà ineguagliabile come frontman del gruppo... ma sarebbe meglio finire qua i confronti, nessuno in casa Savatage (Jon in primis) apprezzerebbe tali discorsi perché essi sono un po' come una grande famiglia, e ciascun membro del gruppo per gli altri era, è e sarà sempre parte importante della storia della formazione.

Sotto la luce di un rinnovato entusiasmo, i Savatage registrano così Edge of Thorns, decisa conferma dello status positivo della band e consolidamento delle sonorità ormai diventate loro marchio di fabbrica, verso una direzione più orecchiabile ed easy-listening che incontrò anche un buon successo radiofonico nei singoli (sorprendente, considerando che la maggior parte dell'attenzione dei media e della critica era rivolta al grunge - nonostante il movimento sarebbe di lì a poco terminato). Il punto debole del disco è però che manca di quell'effetto novità e innovazione che seppero dare i due dischi precedenti, che rimangono l'apice della discografia dei Savatage. Va segnalato inoltre che il batterista Wacholz sperimenta l'utilizzo della batteria elettronica, scelta che lasciò perplessi molti fan all'epoca, ma che invece arricchisce il repertorio del vecchio Steve che si dimostra ugualmente a suo agio grazie al suo gusto e alla sua esperienza per quanto riguarda il lato ritmico. Menzione speciale anche per la produzione, di altissima qualità, si nota soprattutto nell'ottima resa sonora della chitarra, i cui leggeri riverberi della distorsione contribuiscono a dare un'atmosfera unica all'album.

Ed ecco che fu proprio il primo singolo, cioè la titletrack, a dare subito quella notorietà, prima accennata, all'album: è un hard & heavy melodicissimo, i riff di Criss sono molto semplici ed efficaci, mentre l'assolo è decisamente catchy. Non c'è da stupirsi che la canzone sia fra le preferite dai fan nell'album. He Carves His Stones riporta in luce l'atmosfera di brani come Ghost in the Ruins grazie anche all'arpeggio iniziale abbastanza somigliante e a molti riff caustici esattamente nello stile dell'album del '91. Lo stesso Zac cerca di imitare le linee vocali di Jon, purtroppo senza eguagliarlo. Lights out è invece un heavy metal adrenalinico e incalzante, con assoli virtuosi e riff semplici ma grintosi. Sicuramente uno dei brani in assoluto più divertenti dell'album, che si lascia ascoltare alla grande. Skraggy's Tomb torna ad utilizzare un'introduzione di arpeggi melodici e non distorti, che in questo caso donano un'aura relativamente cupa alla canzone. Ma il resto del pezzo si sviluppa su riff duri e corrosivi, come è tipico del Criss Oliva più roccioso, lasciando spazio ad un ulteriore intermezzo arpeggiato e alle influenze neoclassiche nei suoi assoli. Breve parentesi con la stupenda strumentale Labyrints, probabilmente la migliore prova al pianoforte di sempre per Jon (che ne va molto fiero infatti, mentre la canzone è fra le preferite di sempre dai fan), ma è evocativo ed emozionante anche il duetto con Criss che si aggiunge presto con la sua chitarra dolce e al tempo stesso energica... peccato sia forse troppo breve, ma almeno si ricollega in parte a Follow Me, power-ballad intensa ed anch'essa emozionante; forse però il finale più metal ed adrenalinico stona un po' con il resto della canzone. Exit Music è un'altra strumentale, di solo pianoforte, una piacevole escursione in sonorità classiche rilassante e godibile in tutto e per tutto. Un nuovo arpeggio, alquanto breve, con qualche nota dai riflussi simil-orientali: è Degrees of Sanity, brano interessante per alcuni suoi riff abbastanza cupi ed intriganti (ma un po' ripetitivi). Nel complesso però non esce dagli schemi dell'album, così come la successiva Conversation Piece, niente più che un canonico heavy metal in stile Savatage, seppur ben fatto. A stemperare i toni ci pensa un'altra ballata, All That I Bleed, elegantissima e ricca di dolcezza senza sembrare sdolcinata. Ma prima della chiusura dell'album torniamo su lidi hard & heavy con Damien (nella quale sono molto catchy i giri di pianoforte combinati alla chitarra rocciosa) e Miles Away (dove finalmente l'introduzione melodica, che però non è un arpeggio, dura a lungo, anche se poi lascia definitivamente il posto a riff veloci e incalzanti), scorrendo tranquillamente fino all'ultima canzone, Sleep, una ballata semi-acustica raffinata e piacevole (curiosa la citazione finale ai Deep Purple). Si possono trovare anche delle bonus track (rilasciate originariamente nel greatest hits From the Gutter to the Stage), cioè Forever After, brano heavy molto duro e oscuro, quasi thrash in alcuni spunti e che infatti ricorda vagamente la futura Taunting Cobras (probabilmente ne verrà ripreso e riveduto qualche motivo, ma non possiamo esserne certi), e Shotgun Innocence, canzone heavy/speed con alcune reminescenze melodiche della musica heavy americana ottantiana, tutto sommato poco incisiva rispetto a molte altre canzoni dei Savatage.

Si tratta delle ultime due incisioni di Criss Oliva, di sicuro valore nostalgico per ogni fan, ed è doveroso ricordarle, perché per i Savatage incombe l'avvenimento più tragico della loro storia, ben più dei problemi con la droga prima e con la voce dopo avuti da Jon: il 17 ottobre 1993, mentre si stava recando ad un festival musicale in Florida, Criss Oliva rimane vittima di un incidente stradale con la moglie Dawn per colpa di un automobilista ubriaco che tentò di sorpassare una macchina uscendo dalla sua corsia. Non si può far nulla, Criss muore sul colpo, mentre Dawn riesce a sopravvivere, rimanendo però ferita e soprattutto segnata psicologicamente dall'incidente. Come giustamente detto in una nota biografia ufficiale d'altra sede, sarebbe superfluo e retorico cercare di descrivere quanto questa tragedio abbia afflitto il gruppo e i fan. E' davvero un avvenimento terribile, i Savatage si ritrovano sull'orlo dello scioglimento e tutto appare più buio che mai: ma Jon, invece di tornare a far uso di droghe, si chiude in solitudine e inizia a comporre musica... è la fine di un'era per i Savatage, e l'inizio di un'altra.

Curiosità: la donna ritratta nella copertina è Dawn, la moglie di Criss. I rami sullo sfondo si uniscono per formare una faccia diabolica, secondo alcuni Jon (ma O 'Neill nega). L'allegoria è una contrapoosizione fra il bene (la ragazza) e il male (il volto ghignante), come affermato da Criss in un'intervista: "The girl is surrounded by fear and innocence. But the face in the trees is evil. Everything around her is evil. It's about good and evil. The songs on the CD reflect this, too."

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