Zu
(Luca Mai)
di: 
Riccardo Colantuono
31/05/2010



 

Forti dell'ultima opera Carboniferous, pubblicata sotto l'aura della Ipecac Recordings, i romani Zu sono al lavoro per presentare nel 2011 il nuovo episodio discografico; durante le registrazioni delle prime tracce che andranno a comporre l'album, il sassofonista Marco Mai si sofferma a delineare a RockLine.it la storia di una delle formazioni più innovative e all'avanguardia del panorama sperimentale contemporaneo...




R.C. - Ciao ragazzi, benvenuti su RockLine.it e grazie per averci concesso quest’intervista.

Luca - Grazie a voi!

R.C. - La band è nata nel 1997 a Roma e in pochi anni, nonostante il genere propriamente non mainstream, è riuscita ad ottenere un successo di critica e pubblico come poche altre ultimamente. Come presenteresti il progetto Zu a chi ancora non vi conosce?

Luca - Fondamentalmente per quanto ci hanno appioppato le più disparate etichette musicali (anche Trip Hop) e per quanto possa sembrare atipica una formazione “basso - batteria e sax”, siamo una rock band; anzi, siamo una Hard Rock band…no, forse Math Heavy Metal Jazz…no no, sicuramente Jazz Hardcore Country!

R.C. - Non sono pochi appunto i critici che hanno provato a dare un nome alla musica che fate. Al di là dei nomi associati ai generi, tu come definiresti il vostro lavoro?

Luca - “Esperenziale”, nel senso che quello che facciamo lo consideriamo una forma di conoscenza e di approfondimento della vita: in fondo tutto è suono.

R.C. - Dove avete trovato l’ispirazione per fondere sfaccettature sonore così differenti tra loro?

Luca - Come ti dicevo prima, non guardiamo alla musica come un’enciclopedia dove trovare le varie voci nell'indice. Quando abbiamo iniziato non ci siamo detti “facciamo questo genere o quell'altro?”; ci siamo chiusi in sala per due anni ed è uscito Zu.

R.C. - John Zorn, grande compositore e polistrumentista statunitense ha detto riguardo al vostro album Bromio: “Avete creato una musica potente ed espressiva che spazza via totalmente ciò che molti gruppi fanno in questi giorni”. Ci parleresti di come quest’album è venuto alla luce e che cosa rappresenta per voi?

Luca - Con Zu nasce anche Bromio. Nasce da giornate passate in sala anche otto ore di fila, per poi andare a lavorare di notte con molteplici lavori, affinarsi la mattina sulla tecnica dello strumento, mangiare panini e pizza tutti i giorni, a volte dormire in sala per colpa degli scazzi con la donna o con i genitori. Nasce anche dagli amici che non avrebbero scommesso una lira (nel secolo scorso c'era ancora la lira!) sul gruppo e sulla nostra musica. Bromio fu tutto questo e anche la risposta. Per questo noi non tendiamo a catalogare la musica, la vita, la famiglia, il lavoro. Ciò che esce nei nostri dischi e a livello live è la somma di tutti questi aspetti e anche di più.

R.C. - La vostra tecnica è perfetta in studio quanto in sede live. Quando avete iniziato a suonare?

Luca - Abbiamo iniziato tardi e da soli: giusto Jacopo da bambino prendeva le bacchettate sulle mani perché la madre voleva che suonasse il piano, ma poi si è visto come è finita!

R.C. - Molti ascoltatori e critici considerano l’ultimo Igneo il vostro capolavoro, ed è certo uno degli album più innovativi sulla scena musicale italiana degli ultimi anni. Ci parleresti di quest’opera e da dove è venuta l’idea delle innovazioni che avete introdotto rispetto ai primi tre?

Luca - Per quanto riguarda Igneo, esso riflette i primi tre anni della band, tour continui in tutto il mondo, centinaia di concerti in qualunque condizione, gioie (tante) ma anche frustrazioni. E’ l’inizio della nostra ricerca sul suono e non solo sulla composizione: di qui la decisione di affidare registrazione e mixaggio a Steve Albini. Oggi è difficile guardare indietro e descrivere un momento di quasi dieci anni fa, ma sicuramente è la foto di una band che sta metaforicamente in una propria miniera, a scavare e tirar fuori il proprio suono, totalmente ignara di ciò che succede al di fuori.

R.C. - Dal 2007 collaborate stabilmente con Mike Patton, cantante dei Faith No More. Da dove è venuta l’idea di aggregare a voi questo versatile cantante nell’album Carboniferous, e dove l’avete incontrato?

Luca - Mike lo abbiamo conosciuto a Roma in occasione del concerto dei Fantomas. Ci chiamò perché gli parlarono di noi e da lì in poi abbiamo continuato ad incontrarci in ogni angolo del globo. Così è nata amicizia e stima reciproca e quindi è venuto naturale che collaborassimo.

R.C. - Tra l’altro in quasi tutti i vostri album studio c’è qualche collaborazione, come Roy Paci, Eugene Chadbourne, Xabier Iriondo e Buzz Osborne. Questa filosofia musicale da dove nasce e cosa significa per voi?

Luca - Come abbiamo sempre sottolineato, le collaborazioni nascono da esperienze condivise, amicizie e rispetto reciproco. Non si tratta di filosofia ma di attitudine, come dicevano i mitici Bad Brains!

R.C. - Come già detto, voi siete attivi ormai dal 1997. In tutti questi anni qual è stata l’esperienza che più vi ha colpito dal punto di vista musicale e non?

Luca - Credo che l'avvento dei Nirvana e conseguentemente di MTV abbia fatto tabula rasa di etichette, gruppi e qualità musicale.
Dal punto di vista non-musicale, l’11 Settembre 2001 ha avuto il merito di farci aprire gli occhi su quanto vasta e profonda sia la cospirazione e su quanto siano evidenti la disonestà e l'inganno dei nostri governi e dei giornalisti.

R.C. - Avete suonato in Israele, Messico, Stati Uniti, Cile, Belgio, Austria, Paesi Bassi e molti altri Paesi. Com’è per voi l’esperienza musicale di un concerto in posti così diversi dalla nostra Italia, e come ha risposto il pubblico estero alla vostra musica live?

Luca - L'esperienza è uguale dappertutto, dipende sempre sia da noi che dal pubblico perché il rapporto è sempre a due. Di base il pubblico estero è forse un po’ meno sensibile alle mode di quello italiano.

R.C. - Cosa pensate del panorama musicale italiano e internazionale di oggi?

Luca - Bisogna ricercare nel sottobosco e si troveranno delle cose molto interessanti. I giornalisti di regime che dicono che il Rock è morto e che scrivono ancora le due paginone sul nuovo degli U2 dovrebbero avere il buon gusto di dichiarare la loro sconfitta per mano di pigrizia ed ignoranza e trovarsi un altro lavoro.

R.C. - Ci immaginiamo gli Zu come gruppo estremamente eclettico anche dal punto di vista degli ascolti. Che musica ascoltate nel tempo libero?

Luca - Anche qui c'e' una sorta di schizofrenia. Si passa dai Black Label Society ai canti dei pigmei, Prince Far I, Elio E Le Storie Tese, Entombed, ecc…

R.C. - Un’ultima domanda per concludere, dato che siamo tutti curiosi. State lavorando a qualche nuovo album?

Luca - Vi stiamo scrivendo da uno studio di Roma dove stiamo effettuando delle registrazioni per un nuovo lavoro. Nel frattempo abbiamo un paio di collaborazioni che stanno procedendo parallelamente. Se va tutto bene nel 2011 invaderemo il mercato e sugli scaffali ci saranno solo le nostre uscite!

R.C. - Grazie mille per l’intervista, vi auguro allora in bocca al lupo per il futuro da parte di tutta RockLine.it e speriamo di risentirci presto. Ciao!

Luca - Grazie a voi e che Tony Iommi vi protegga!

 

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