Wot
di: 
Marco Lorenzi
13/05/2007



 

I catanesi Wot, dediti ad un Indie Rock molto particolare, dopo aver pubblicato il primo ep autoprodotto, concedono un'intervista a RockLine.it per parlare del loro progetto e del futuro della formazione...


M.L. - Ciao ragazzi. La prima battuta non può che riguardare il vostro nome. Non nascondo un po’ di stupore nell’avere letto la parola “Wot”. C’è un significato particolare oltre al rappresentare la pronuncia di “What” in inglese?

Nello - No, non c’è un particolare significato, rappresenta proprio il “What” in inglese ma senza riferimenti particolari. E’ come quando dai il nome a tuo figlio: gli metti quello che suona meglio senza guardare al significato.

M.L. - Che cosa vi ha unito a suonare assieme e quali sono le vostre precedenti esperienze musicali?

Nello - Wot con il sound attuale ha una storia abbastanza recente: solo un paio di anni. Prima, invece, io ed Ivo avevamo messo su alcune idee che scaturivano da materiale accumulato nel corso degli anni precedenti; a quel punto Wot era appena abbozzato. Con le influenze di amici musicisti, infine, il gruppo cominciò a caratterizzarsi gradualmente. Quindi, con l’arrivo di Little e Big Mick Wot ha raggiunto il carattere attuale.

M.L. - Il vostro ultimo lavoro denota un’insieme di stili musicali piuttosto eterogeneo, almeno a nostro parere. Vi ispirate a qualche cosa in particolare o semplicemente suonate quello che sentite in un dato momento?

Ivo - Si, è vero, c’è un po’ di eterogeneità, ma alla fin fine è quello che auspicavamo. Quattro teste pensanti messe assieme o si distruggono o personalizzano un gruppo. Ciò che suoniamo è molto istintivo e semplice; i nostri pezzi risuonano bene anche solo con una chitarra. E’ il momento degli arrangiamenti quello decisivo, quando ognuno di noi mette qualcosa di proprio, cercando nel proprio bagaglio personale. Ne consegue che diverse influenze accumulate in anni di esperienze personali vanno a finire in un unico calderone.

M.L. - Come si è evoluto il vostro suono nel corso del tempo, fino ad arrivare all’attuale quadro che vi contraddistingue? Continuerete nel segno dell’evoluzione?

Ivo - Il sound Wot nel corso degli ultimi due anni non ha avuto cambiamenti significativi. Quelli più profondi sono avvenuti nel periodo post Little and Big Mick. Basti pensare che c’era un contrabbasso al posto dell’attuale basso elettrico. Da qui al prossimo futuro dovremmo per forza sperimentare. Sono le sfide della vita…

M.L. - Breaking My Crutches in meno di due minuti e mezzo sembra poter rappresentare la vostra essenza. Com’è nata la canzone in questione e che cosa rappresenta per voi?

Nello - Breaking My Crutches è un pezzo pensato per essere suonato come un martello sull’incudine: solo tre strofe (senza bridge e senza ritornelli), una dopo l’altra. Dentro c’è semplicità, rabbia e libertà espressiva. Forse hai ragione tu, in questo pezzo c’è l’essenza di Wot. Pensa che Breaking My Crutches è stato sempre il primo pezzo ad essere provato con l’ingresso di nuovi componenti e per un anno intero ha aperto i nostri concerti. “Wot spezza le stampelle per balzare in avanti...”

M.L. - C’è un pezzo (non necessariamente dell’ultimo vostro lavoro) che utilizzereste per presentarvi in tre minuti a chi non vi conosce?

Little Mick - Sì, è il pezzo che dobbiamo ancora scrivere…

< b>M.L. - Avete lavorato praticamente da soli, con un’autoproduzione di ottimo livello. Non pensate di cercare un contratto con una casa discografica vera e propria nel prossimo futuro?

Big Mick - Anzi tutto grazie per il complimento. Il disco che sta girando è un promo, registrato e missato alla “Open Gate” di Michele Musarra. Esiste già il full-lenght con 12 o 14 pezzi, che teniamo pronto nel caso in cui un’etichetta ci voglia distribuire il lavoro completo. In questa fase un grosso aiuto ci sta venendo dalla Kick Promotion Agency, che ha creduto nel nostro lavoro e con la quale stiamo cominciando a raccogliere i primi frutti.

M.L. - Con chi vi piacerebbe dividere il palco in una futura esperienza live al fianco di un’altra band?

Nello - Facciamo parecchi live assieme ad altre band ed è sempre un piacere dividere il palco con altri. Se invece ti riferisci a band più famose, in quel caso personalmente, non avendo ancora perso la voglia di vedere bei concerti, preferirei stare dalla parte del pubblico. Ogni cosa a suo tempo...

M.L. - Giudicate l’Italia un paese in cui una band underground può sperare di affermarsi o siamo ancora lontani dalle possibilità che offrono altre scene musicali relative ad altri paesi d’Europa e non?

Ivo - Cosa significa affermarsi? Fare i soldi? Fare le comparsate? Fare i reality? O semplicemente fare qualche concerto in giro fra gente che come te ama la musica? Se parliamo dell’ultima opzione penso che l’Italia non sia ancora pronta. Troppo poca gente preferisce un live ad un reality della De Filippi. Non possiamo ancora confrontarci con l’Inghilterra o gli Stati Uniti: le terre del rock. Se poi parliamo invece di musica leggera, o altri generi, invece, forse li ancora c’è un pò di spazio.

M.L. - Parliamo del vostro futuro: quali altre prospettive avete?

Big Mick - Come detto prima, il disco è pronto ma pensiamo già al dopo. Vorremmo mettere mano ad un lavoro che tragga spunto dai canti popolari contadini siciliani, tradotti in inglese e con... sorpresa!!!

M.L. - Grazie Wot, è stato per noi di RockLine.it un piacere intervistarvi e recensire il vostro lavoro. Potete chiudere l’intervista come volete. In bocca al lupo!

Wot - “Wot racconta le proprie storie alla fermata dell’autobus, spezza le stampelle per balzare in avanti e aspetta... Aspetta il fiore silenzioso”.

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