Solitude Aeturnus
(Steve Moseley)
di: 
Edoardo Baldini
20/05/2007



 

Intervista esclusiva a Steve Moseley, chitarrista della storica band Doom Solitude Aeturnus, che si racconta a RockLine.it, parlando dell'ultimo lavoro Alone e dei progetti futuri della formazione capitanata dal neo-acquisto in casa Candlemass, Robert Lowe...


E.B. - Ciao! Grazie per il tuo tempo e congratulazioni per il vostro ultimo album Alone. Quali sono le tue impressioni sul cd?

Steve - Grazie a te. Penso che Alone sia il nostro album migliore fino ad ora per molte ragioni compresa la produzione. Alone ha il genere di produzione che abbiamo cercato di raggiungere lavorando per molti anni. Complessivamente penso che l’album sia “heavy” con un certo margine che gli conferisce un tocco più potente. In generale ritengo che Alone proietti un’atmosfera doom unica senza essere eccessivamente triste o ripetitivo, e ha comunque un lato graffiante che mantiene l’ascoltatore sorpreso.

E.B. - Ti senti parte della scena doom conteporanea o pensi che i Solitude Aeternus siano ancora legati agli anni ’80?

Steve - Probabilmente un po’ di entrambi. Personalmente non credo che il sound caratteristico per cui i Solitude Aeturnus sono diventati noti con gli anni sia in qualsiasi modo “datato” o rischi di suonare “riciclato”. Comunque sono consapevole del fatto che le nostre influenze e molte delle cose che ci ispirano a scrivere musica sono solidamente radicate nel passato. Questo è qualcosa di cui andiamo fieri come band. Portare avanti un tipo di musica concepito inizialmente dai “Padri Fondatori” del Doom Metal: i Black Sabbath.

E.B. - Perché ci avete messo otto anni a presentare un nuovo album?

Steve - Tante cose differenti hanno contribuito alla lunga attesa tra gli album, tra cui l’allontanamento degli amici di vecchia data il chitarrista Edgar Rivera e il batterista John Covington. Non mi dilungherò in particolari del tipo l’esatto motivo per cui hanno lasciato la band, ma è sufficiente dire che la combinazione di problemi personali, questioni familiari e ritmi lavorativi difficili da mantenere ha giocato un ruolo fondamentale nella loro partenza. Entrambi rimangono e resteranno nostri grandi amici. Continuiamo ad augurargli fortuna in qualsiasi cosa facciano.

E.B. - Così i Solitude Aeturnus si sono presi un piccolo break dopo questo inaspettato cambiamento di line-up...

Steve - John Perez ed io ci siamo trovati e abbiamo cominciato a discutere del futuro dei Solitude Aeturnus e di quale sarebbe stata la linea di condotta migliore a quel punto. Decidemmo di continuare, e dopo poco io cominciai a suonare la chitarra invece del basso. Sia io che John eravamo entrambi interessati a mantenere l’integrità musicale e il sound caratteristico per cui la band è diventata nota con gli anni. Ci siamo incontrati come prova un paio di volte, e mentre prendevano forma, il mio modo di scrivere le canzoni e di suonare la chitarra piuttosto diverso, si fondevano facilmente con quelli di John, e mantenevano comunque il suono della band intatto. Continuammo a scrivere musica insieme e a provare il vecchio materiale. Alla fine ci siamo sentiti sentiti pronti a cominciare le audizioni per un nuovo bassista e un nuovo batterista. Abbiamo lavorato con un paio di bassisti differenti per un po’ di tempo prima di essere abbastanza fortunati da trovare James Martin. In quel periodo James era occupato a suonare il basso in un paio di altri progetti, ed era troppo occupato per far fronte a un altro impegno. Avevo lavorato con James molte altre volte in altri projects compreso il Concept Of God che abbiamo formato nel Dicembre del 2000 con Robert Lowe alla voce, John Covington alla batteria, io alla chitarra e ovviamente James Martin al basso. A tutti noi è piaciuto lavorare con James, e siamo lieti di averlo a bordo con noi. Ci furono poi altri ostacoli che ci hanno tolto un mucchio di tempo, compreso lavorare con un altro batterista per più di un anno. Con ogni cambiamento di line-up ci avvicinavamo al completamento del materiale per Alone. E’ stato molto frustrante per noi tornare indietro e riprovare di nuovo tutte le canzoni con un nuovo membro della band. Ci sono state molte volte in questi anni in cui ci siamo sentiti pronti a entrare in studio e registrare. Poi come se lo avesse deciso il destino, un’altra serie di eventi sfortunati ci rallentava. Alla fine abbiamo trovato Steve Nichols, il cui modo di suonare la batteria sembrava andare bene per quello che stavamo facendo. Steve era un fan del genere come me, e la sua familiarità con il materiale apportò solo un lieve cambiamento. Per noi lavorare con Steve Nichols è stato come trovare il pezzo mancante del puzzle, dopo tanti anni di ricerca. Questa è la versione ristretta… combinata con i molti mesi di prova con ogni cambiamento di line-up, scadenze lavorative a cui far fronte, comporre l’album, fare le audizioni per ogni singolo nuovo membro, problemi coniugali, divorzi, alcuni seri problemi di salute (che alla fine si sono risolti per il meglio), avere dei bambini, numerosi side projects, cominciare nuovi impieghi, fare un paio di concerti, spostare un paio di volte la sala prove, essersi fatti rubare l’equipaggiamento musicale, questioni finanziarie, e la vita in generale, ecco circa otto anni.

E.B. - Secondo te qual è il punto di forza di Alone?

Steve - La produzione. Alone ha una low-end che gli altri album non hanno. Abbiamo avuto molto più spazio dal punto di vista sonico per lavorare. Ritengo che abbia in qualche modo un suono più “heavy” perché questa volta abbiamo usato un sound più pulito per le chitarre e abbiamo ottenuto maggiore separazione tra gli strumenti. Inserire la mia tecnica per suonare la chitarra nel mix dei Solitude è stato abbastanza diverso rispetto agli album precedenti. Abbiamo cercato di mantenere il sound tipico con cui le persone possono identificarsi, ma abbiamo anche provato a incorporare sia il sound dei nuovi membri (James e Steve), sia il fatto che io questa volta suono la chitarra in vece del basso. Utilizzo una tecnica in qualche modo differente comparata alle altre per registrare le mie chitarre. Immagino che potreste dire che appartengo alla “vecchia scuola”, e cerco veramente di catturare il suono originale della chitarra e non di fare affidamento su una serie di “trucchi da studio”. Quindi l’album risulta sembrare “grezzo” e più realistico, come i nostri concerti credo.

E.B. - Penso che in Scent Of Death ci siano alcune parti per chitarra influenzate da suoni orientali. Come avete proceduto per comporre questa canzone e l’intero album?

Steve - Questa volta il songwriting è stato fatto in modo molto differente. Normalmente avremmo collaborato alla stesura dei pezzi come band. Questa volta non abbiamo ricevuto il contributo di Edgar Rivera e John Covington che avevano partecipato alle precedenti registrazioni. Quando John Perez e io cominciammo a scrivere la musica per Alone, entrambi capimmo che l’atmosfera non sarebbe stata molto differente dal sound tipico per cui i Solitude Aeternus sono diventati conosciuti negli anni. Il che era importante per entrambi. Nonostante alcune canzoni siano state scritte esclusivamente da me, altre solo da John, e altre ancora sono il risultato del nostro lavorare insieme, sentivamo comunque che il risultato finale sarebbe stato apprezzato dai fans. Le melodie orientaleggianti sono qualcosa che ai Solitude è sempre piaciuto. Questo tipo di melodia è presente in tutti i nostri quattro album precedenti. Probabilmente è leggermente più udibile in Alone perché sia io che John Perez amiamo quel genere di suoni e di scale.

E.B. - Travis Smith ha realizzato la cover dell’album che si adatta perfettamente all’atmosfera della vostra musica. Qual è la tua copertina preferita e perché?

Steve - Mi piace l’artwork di Through The Darkest Hour, credo perché sia il mio album preferito. Ha una certa combinazione di luci e ombre, o una sensazione visiva “buona e cattiva” che mi attrae.

E.B. - Fate parte dei “padri” della scena Doom Metal americana, insieme a Trouble, Saint Vitus, Pentagram e Candlemass. Siete soddisfatti del lavoro di questi anni?

Steve - Per la maggior parte sì.

E.B. - Sei più legato ai lavori precedenti o ad Alone? Perché?

Steve - Personalmente direi che sono più legato ad Alone. Principalmente perché ho composto molte canzoni, ho lavorato molto con la produzione e con altre cose riguardanti la creazione dell’album. Non ho avuto la possibilità di contribuire così tanto al nostro lavoro precedente Adagio per molte ragioni.

E.B. - Quali sono i vostri progetti per il futuro? Avete intenzione di andare in tour?

Steve - A tutti noi piace molto suonare dal vivo. Credo proprio che andando avanti nel 2007 organizzeremo più concerti. Sfortunatamente non possiamo fare ogni singolo concerto che ci viene proposto. Ma proviamo a visitare più posti possibili ogni anno. Per quanto riguarda i progetti futuri distribuiremo un dvd del nostro show in Polonia, un dvd chiamato Days Of Doom Vol 2, lavorerò con il progetto Concept Of God che ho formato con Robert, James e John Covington e produrremo il successore di Alone prima del 2008. Sembrerebbe un anno molto impegnato per i Solitude e per i fans del Doom Metal.

E.B. - Come mai Robet Lowe ha deciso di entrare nei Candlemass?

Steve - Noi siamo sempre stati buoni amici di Lief e degli altri membri dei Candlemass. Quando si presentò l’opportunità per Robert di cantare con loro eravamo tutti molto emozionati. Con i Solitude non abbiamo un’agenda eccessivamente piena di impegni, quindi Robert ha tempo a sufficienza per cantare in enrambe le band. Ritengo che sarà una grande esperienza per Robert, e anche se ci saranno dei fans che preferiranno la voce di Messiah, sappiamo tutti che ce ne saranno molti altri a cui piacerà anche la voce di Robert. Robert è un cantante molto diverso comparato a Messiah, e conferirà ai Candlemass un sound completamente nuovo. Non vediamo l’ora di sentire il loro nuovo album.

E.B. - Come sono i vostri rapporti con la Massacre Records?

Steve - Ottimi, ci troviamo molto bene a lavorare con la Massacre. Tutti sono stati di grande aiuto e molto comprensivi sia con noi che con la nostra musica. Siamo molto grati di avere una casa discografica alle spalle che ci sostiene nel nostro modo di comporre e per quanto riguarda le nostre idee. Siamo impazienti di lavorare ancora in futuro con il supporto della Massacre.

E.B. - Quando sarà possibile per i vostri fans italiani vedervi ancora in concerto qui?

Steve - Se tutto va bene presto. Vorrei avere una risposta migliore ma in questo momento non ci sono concerti programmati in Italia. Mi sono divertito moltissimo anni fa in Italia in vacanza e non vedo l’ora di tornarci. Con un po’ di fortuna quando programmeremo le date europee ci aggiungeremo qualche concerto in Italia.

E.B. - Cosa ti ricordi dell’ultimo concerto nel nostro Paese?

Steve - E’ stata probabilmente una delle esperienze peggiori che abbia mai avuto. Non è stata colpa di nessuno, è solo andata così. Prendemmo un volo dalla Germania all’Italia l’anno scorso, e finimmo in un camioncino con tutto il nostro equipaggiamento. Era tutto stipato, non c’era molto spazio per nessuno. Viaggiammo in quel camioncino per tredici ore, nelle quali mi presi un brutto raffreddore o l’influenza. A causa delle condizioni di viaggio nessuno riuscì a dormire. Quando arrivammo nel luogo di ritrovo, ci venne detto che il locale dove dovevamo suonare originariamente era chiuso per ristrutturazione. Sfortunatamente non avevano pubblicizzato il cambio di location. C’erano soltanto un paio di persone ad aspettarci là e faceva freddo, molto freddo. Quando chiedevamo che l’unico termosifone presente fosse acceso, qualcun altro chiedeva di spegnerlo. Alla fine si è trasformata in una battaglia per il caldo. Siamo dovuti restare nel locale per molto tempo prima di suonare perché non c’era l’area backstage o una stanza d’hotel dove potevamo riposare. Quando alla fine salimmo sul palco, tutto quello con cui potemmo suonare era il piccolo impianto di amplificazione delle opening bands che non era esattamente adatto per il nostro sound. Dopo il concerto siamo dovuti salire sul camioncino e guidare per molte ore per tornare all’aereoporto. Il camoncino aveva qualche problema e continuò a fermarsi periodicamente lungo il tragitto. Alla fine dopo aver ricevuto assistenza meccanica, arrivammo in Germania giusto in tempo perché io potessi prendere degli antibiotici e per dormire circa 45 minuti prima del Keep It True festival. Sicuramente è uno di quei concerti che saranno ricordati per sempre. Con gli anni sembra che tutti i concerti che sono andati bene si fondano tra di loro. Ma non è il caso di quest’ultimo. Un lato che però apprezzo è questo, ho una bella storia da raccontare ai nipoti. Fa tutto parte del rock’n’roll, ci sono cose belle e brutte. Sfortunatamente il mio ultimo viaggio in Italia non è stato bello.

E.B. - Grazie per questa intervista. Vi auguriamo tutto il successo possibile con Alone.

Steve - Grazie a voi!

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