Sol Invictus
(Tony Wakeford)
di: 
Gioele Nasi
18/11/2006



 

Il 2005 ha visto rinascere l'astro di Tony Wakeford e dei suoi Sol Invictus, per merito della pubblicazione del riuscito e ben accolto The Devil's Steed. RockLine.it ha raggiunto lo storico leader della formazione britannica, andando a toccare momenti del passato e cercando di ricevere ulteriore chiarezza in merito al futuro di un musicista che pare vivere una seconda giovinezza artistica...


G.N . - Ciao Tony, è un onore ed un piacere per me e per Rockline.it poter condurre un’intervista con un’artista del tuo calibro. Di cosa ti stai occupando al momento? Ho sentito parlare di una pubblicazione solista per questo Novembre, è tutt’ora confermata? Che stili musicali esplorerai?

Tony - La release del mio disco solista è stata rimandata alla prima metà del prossimo anno. Sarà intitolato Into the Woods, e riprenderà quella che è stata la musica della mia infanzia, il Progressive: siete avvisati... Su questo disco sono stato splendidamente assistito da Kris Force, Andrew King, Reeve Malki e Guy Harries; “Into the Woods” avrà inoltre una bella copertina, disegnata da Richard Moult.

G.N. - E’ passato all’incirca un anno dall’uscita dell’ultimo studio album dei Sol Invictus, The Devil’s Steed, un disco davvero squisito e piacevole. E’ stato il primo che la band ha registrato senza il talentuoso violinista Matt Howden: perché ha lasciato la band?

Tony - Sono stato molto compiaciuto e anche un po’ sorpreso dalle reazioni riguardo The Devil’s Steed; e nel frattempo sono migliorato molto, specialmente per quanto riguarda le tecniche di produzione in studio. Matt ha deciso di concentrarsi ulteriormente sul suo progetto solista, i Sieben: posso capire la sua decisione, ma è stato triste vederlo lasciare i Sol Invictus. Ad ogni modo, siamo ancora amici e magari potremmo fare qualche concerto assieme l’anno venturo... E l’Italia è una delle possibili nazioni candidate. Io e Matt siamo uniti dalla nostra ghiottoneria.

G.N. - Sempre parlando di “The Devil’s Steed”, lo trovo un disco in cui la tromba di Eric Roger si esprime splendidamente, e in cui le chitarre tornano a dare vibrazioni molto ‘old sound’; Cosa è cambiato, e in quale direzione si stanno muovendo i Sol Invictus, ora che siamo alla fine del 2006?

Tony - Beh, Eric Roger è un eccellente musicista, e ha dato un contribuito importantissimo al suono dei Sol. La nuova line-up sta ancora tentando di trovare il giusto equilibrio per reggersi in piedi, ma sono molto soddisfatto di come si stanno mettendo le cose. Useremo dei loops per quanto riguarda le registrazioni, e aggiungeremo un computer portatile, effetti visivi e percussioni quando suoneremo dal vivo.

G.N. - Nel 2006 hai anche ri-pubblicato il vostro classico Sol Veritas Lux: perché hai scelto di ristamparlo, e quali miglioramenti/bonus ci sono nella nuova versione?

Tony - Dopo il collasso della World Serpent [label e distributore di importanza storica nel Dark Folk, ndR], gran parte del mio vecchio catalogo non è più stato disponibile, quindi sto progettando di ripubblicare, se non tutti, almeno gli episodi più significativi della carriera dei Sol Invictus; ho anche messo un paio di quei dischi online per il download digitale. Esattamente come in precedenza, “Sol Veritas Lux”, contiene le primissime pubblicazioni del Sol, ma in questa nuova versione è stato ottimamente rimasterizzato da Denis Blackham, con cui ho lavorato personalmente per anni. Ci sono anche dei brani bonus che spero interesseranno i fans.

G.N. - E per quanto riguarda la label dei Sol Invictus, la Tursa? Sei tu a curarne tutti gli aspetti? Che strategia segui nel metter sotto contratto nuove bands?

Tony - La Tursa è la mia etichetta, ed in questo momento non sto cercando altri artisti da produrre: riuscire a pubblicare il mio materiale è un lavoro già abbastanza impegnativo, ma spero che in futuro questa situazione possa cambiare. Comunque, la Tursa ha appena pubblicato il secondo cd dei Wardrobe, un progetto che coinvolge Andrew Liles ed il sottoscritto. Inoltre, in collaborazione con Andrew King, sto anche lavorando a Ghosts, un lavoro basato sulle storie di M.R. James, che sarà pubblicato sotto il moniker The Triple Tree. Tutto questo, naturalmente, affiancherà la pubblicazione del prossimo lavoro dei Sol Invictus.

G.N. - Facciamo un passo indietro nel tempo, tornando alla tua giovinezza: come iniziò il tuo percorso musicale? Quando e perché iniziasti a suonare e cantare?

Tony - Fin dall’infanzia ho sempre avuto un forte interesse nella musica, anche quando questo si limitava semplicemente al tenere una piccola radio incollata all’orecchio. Una volta cresciuto penso fosse inevitabile che ciò si traducesse in un gran numero di school-bands, con le quali suonavo, ad esempio, cover degli Status Quo o degli Argent. La maggior parte della gente, comunque, ha iniziato per la prima volta a sentir parlare dei miei gruppi quando stavo nei Crisis.

G.N. - Esatto, per tutti la tua carriera musicale iniziò coi Crisis: la ritieni ancora un’esperienza di valore? Che cosa trovavi di interessante nella musica Punk e nel lifestyle che essa proponeva, durante il ’77,e più in generale, in quei primi anni?

Tony- Fu una sorta di apprendistato per me. Suonammo dappertutto e ci facemmo un nome, anche grazie al quale io e Doug [Douglas Pearce, ndR] riuscimmo poi a creare i Death in June: fu un esperienza che ci rese esperti e che ci fece imparare molto velocemente. Certamente, il Punk al tempo era un fenomeno importante per chi ci credeva, un fenomeno in cui credere caparbiamente, come lo sono tutti i movimenti di quello stampo. E’ altrettanto vero però che limitarsi a parlare era facile, e molto presto il Punk divenne nient’altro che un ‘prodotto’ qualsiasi, una merce standardizzata e facilmente accessibile.

G.N. - E per quanto riguarda il periodo che passasti nei Death in June? Ti fu d’ispirazione anche per i tuoi lavori successivi?

Tony - Uhm, forse ‘ispirazione’ non è la parola adatta... Penso che assieme abbiamo prodotto dischi di gran valore, ed altrettanto hanno fatto Doug e Patrick [Douglas P. e Patrick Leageas, gli altri due membri della band] dopo che le nostre strade si furono separate. Detto questo, nonostante fosse un periodo creativo sotto il profilo musicale, fu anche molto auto-distruttivo per la mia vita privata – per certi versi, sto pagando ancora adesso il prezzo di quello che feci più di 20 anni fa.

G.N. - La scena britannica post-punk e post-industriale in quel periodo era straordinariamente fertile, con bands quali Death In June, Current 93 o Psychic Tv che pubblicavano i loro dischi sperimentali: come ricordi l’atmosfera di quegli anni? Riuscivate a percepire l’importanza che alcuni vostri lavori avrebbero avuto?

Tony - Erano tempi davvero interessanti, perfino quando ero sobrio... Dividere un appartamento con Tibet [David Tibet, leader dei Current 93 e collaboratore dei DIJ, ndR] poteva portare a qualsiasi cosa, ma mai risultare noioso o monotono. Per un certo periodo ci fu la sensazione della presenza di una vera e propria ‘scena’, ma non durò a lungo. Forse, lo fu in termini d’importanza... Mah, penso che la cosa possa essere oggetto di discussione ancor’oggi.

G.N. - I Sol Invictus furono una delle primissime bands ad esplorare i territori del NeoFolk e del Folk Noir, e si può dire che forgiarono il suono del genere: cosa pensi dell’evoluzione del genere stesso? Ci sono bands recenti che consideri di grande livello?

Tony - Ho sentimenti molto contrastanti riguardo a ciò: ma sarebbe poco elegante lamentarsi di simili complimenti, e sono lusingato che la mia band sia vista come una delle fondatrici del movimento. Comunque, ci sono persone davvero creative che lavorano in questo campo, ma ce ne sono altre decisamente orribili. Ci sono anche alcuni che trovo abbastanza ambigue, in quanto la musica è tristemente secondaria rispetto ai fini politici, loro vero strumento. Preferisco evitare di fare liste di bands, solitamente è abbastanza noioso.

G.N. - Durante gli anni, hai sperimentato anche con altre forme d’arte, come poesia o pittura? Sei interessato a provarci in futuro?

Tony - No, se si esclude un tentativo, poco entusiasta, di fare lo scrittore. Credimi, conosco i miei limiti e mi tengo il più lontano possibile da pennelli e cavalletti...

G.N. - E il progetto L’Orchestre Noir? E’ ancora attivo?

Tony - Assolutamente. Ora ci chiamiamo Orchestra Noir, e questo progetto è una cosa davvero eccitante per me. L’Orchestra Noir è ora basata interamente in Inghilterra, e sto collaborando con Richard Moult, un artista e musicista con cui sta andando tutto alla grande: grazie al suo aiuto abbiamo radunato dei musicisti fantastici, ed è una gioia lavorare con questo gruppo di persone. Nemmeno comprendo perché abbiano deciso di collaborare con me... Tuttavia, non sono sicuro di come verrà ricevuto il lavoro una volta pubblicato. Sia io che Richard abbiamo scoperto di essere completamente stufi della musica pomposa e marziale per come viene concepita ora, con le sue pretese di suonare un paio di timpani e le sue commedie sull’invadere la Polonia... Quindi ci siamo mossi nella direzione completamente opposta: penso che quanto abbiamo creato sia molto personale. E’ anche una delle cose migliori cui io abbia mai preso parte.

G.N. - Le tue idee sulla politica e la società sono cambiate nel corso degli anni? Che ne pensi di due dei maggiori temi internazionali che riguardano l’Inghilterra, ovvero il processo di unificazione dell’Europa attraverso la UE e la partecipazione del tuo paese nel conflitto iracheno?

Tony - Le mie idee son cambiate parecchio. Il mio lontano passato mostra come io abbia avuto giudizi tremendi quando si parla di politica: sono riuscito a essere coinvolto in due delle organizzazioni più autoritarie e prive di fascino che ci fossero [suppongo si riferisca alle sue simpatie settantiane per l’SWP, un partito socialista rivoluzionario, e successivamente, negli anni ’80, per il NF, partito di estrema destra, ndR] . Ora tento di imparare dai miei errori, piuttosto che ripeterli: non ho interessi in simili cose. Comunque, dato che me lo chiedi, trovo la UE assolutamente deludente, e sono contrario al coinvolgimento del mio paese in Iraq.

G.N. - Che tipo di libri e quale stile letterario ti ispira oggiogiorno? E quali autori sono stati più influenti sulle tue idee?

Tony - Al momento sono troppo impegnato con la musica e le registrazioni e non leggo molto; quando lo faccio, mi limito a qualche giallo, o qualcosa di simile, per rilassarmi. Per gli autori: Nietzsche e, specialmente, Camus, hanno avuto un grosso impatto su di me.

G.N. - Puoi finire l’intervista come preferisci, grazie per il tempo dedicato a RockLine.it ed ai tuoi fans italiani; ti facciamo i migliori auguri per i tuoi progetti presenti e futuri.

Tony - Vi ringrazio per l’interesse dimostrato riguardo il mio lavoro, e spero non passi troppo tempo prima ch’io possa visitare nuovamente l’Italia: è un paese cui sono particolarmente affezionato.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente