Piano Magic
(Glen Johnson)
di: 
Edoardo Baldini
12/07/2006



 

Esclusiva intervista a Glen Johnson dei Piano Magic, una delle realtà più innovative dell'odierna scena Wave inglese. Il front-man e compositore si racconta sulle pagine di RockLine.it, parlando del suo passato, dei prossimi concerti (tra cui quello a Ferrara) e dell'album che seguirà il già convincente Disaffected...


E.B. - Ciao Glen! E’ un grande onore per me poterti parlare, dato che i Piano Magic stanno diventando una delle realtà più originali nella scena Rock odierna. Possiamo iniziare l’intervista parlando della tua ultima fatica, Disaffected. Quanto tempo hai impiegato per comporlo?

Glen - Beh, scrivere è un processo sempre in corso per noi, quindi è difficile precisare esattamente quando la composizione è iniziata, ma generalmente le idee utili per un album hanno bisogno di essere sviluppate per più di nove mesi o un anno. Tuttavia, i primi album dei Piano Magic hanno necessitato di un periodo compreso tra i cinque giorni e i diciotto mesi per il processo di stesura dei brani. Artists Rifles, per esempio, è stato scritto e registrato in cinque giorni.

E.B. - Il vostro sound è stato definito in molti modi diversi poiché ricco di differenti sfumature: Ghost Rock, Post Rock, Pop Wave e altri ancora. Secondo te quale di questi generi incarna la musica dei Piano Magic?

Glen - A noi non piace essere considerati parte di una qualsiasi scena o movimento. Classificare è solo facile per i giornalisti per porre gli artisti sotto lo stesso ombrello; è molto più semplice per loro da usare. In questi giorni penso che l’etichettatura della musica di una band è, fortunatamente, molto più difficile. Tuttavia, troviamo la definizione Ghost Rock abbastanza adatta a ciò che produciamo, cioè uno stile abbastanza “spettrale”…

E.B. - You Can Hear The Room è una delle migliori canzoni di Disaffected. E’ stata usata per la famosa serie televisiva C.S.I. e direi che ha riscosso parecchio successo. Come ha reagito il pubblico al nuovo disco?

Glen - In diversi modi come sempre. Non ho di certo sentito parlare male di Disaffected, ma ancora una volta, non leggo in realtà le recensioni della stampa musicale. E’ il nostro album più coerente e penso che sia stato riconosciuto come tale: il nostro lavoro più melodico, accessibile, maturo, ma non ci siamo fatti alcuna illusione di poter essere catapultati ai livelli altissimi dei…non saprei…Sigur Ròs…

E.B. - Di cosa trattano le liriche di Disaffected? Chi sono i fantasmi di cui parli nell’album?

Glen - Beh, i fantasmi non dovrebbero essere interpretati letteralmente. Generalmente parlo di persone che non sono più presenti nella vita di qualcuno: gli amanti passati, i vecchi amici ecc., cioè le persone che perseguitano totalmente la nostra esistenza. Ci sono diversi temi all’interno dell’album, sebbene i Piano Magic non si allontanino troppo dalle tematiche della perdizione, dell’amore, della nostalgia e del dolore.

E.B. - Come hai preceduto a scrivere la musica e le liriche del cd? Può essere considerato il vostro lavoro più personale?

Glen - Oh, ogni album è alquanto interamente autobiografico e anche l’ultimo non si discosta né più né meno dai precedenti. Certamente la canzone Disaffected rappresenta un dipinto abbastanza accurato della mia mente nel preciso istante in cui l’ho composta. Ero (e sono ancora probabilmente) ostile a tutto ciò che fosse immaginabile! La musica cresce in modo abbastanza organico in sala prove oppure scaturisce da ciascuno di noi mentre registra tracce demo a casa. A partire da Disaffected abbiamo tentato di prendere i testi come il fondamento e le basi di ogni singola canzone. Secondo me, le parole possono condurre vivamente verso la direzione che un pezzo dovrebbe assumere.

E.B. - Qual è il significato dell’artwork della cover? Chi l’ha realizzato?

Glen - E’ aperto a diversi tipi di interpretazione pur essendo basato su un quadro realizzato dall’artista americano John Curren, un dipinto che raffigura un ragazzo steso su un letto mentre osserva il soffitto, apparentemente di cattivo umore. Mi ha da subito affascinato per il suo sguardo incurabile, un disturbo che non ha soluzioni mediche. The Elephant Man di Joseph Carey Merrick è uno dei miei preferiti.

E.B. - Come potresti definire la tua patria Inghilterra? Sembri molto attaccato al tuo Paese in alcuni testi…

Glen - Ho un rapporto di amore ed odio. Io amo la mia patria e lei mi odia. No, posso chiaramente capire cosa c’è di giusto e di sbagliato, dato che ho vissuto qui in Inghilterra per tutta la mia vita ma sono frustrato per il fatto che la vita qui potrebbe essere migliore per tutti. Sicuramente è un Paese governato estremamente male. Sprechiamo denaro in guerre senza senso condotte contro Stati lontani, denaro che potrebbe essere usato in modo più proficuo per le questioni interne. Ma non è così, dato che Blair è il cagnolino da compagnia di Bush.

E.B. - In quale stato d’animo dovrebbe trovarsi una persona che ascolta i tuoi lavori? E, secondo te, qual è il migliore momento durante la giornata per ascoltarli?

Glen - Ah non saprei. Penso che i Piano Magic non siano particolarmente adatti per essere ascoltati in un rave o quando ci si sente allegri. Non voglio dire che si deve essere depressi per ascoltarci. Questa è una leggenda popolare e, maledizione, odierei chi produce musica per maniaci depressivi. Caso mai noi siamo romantici.

E.B. - Parliamo di Writers Without Homes: come potresti descrivere la collaborazione con Simon Raymonde (Cocteau Twins), Ronald Lippok (Tartwater) e Vashti Bunyan? Hanno preso parte al song-writing?

Glen - Simon e io ci siamo incontrati semplicemente perché lui mi ha spedito una mail dicendo che apprezzava la nostra musica e io sono stato sicuramente un fan dei suoi progetti per molti molti anni. Lo stesso è avvenuto per i Tarwater: noi eravamo loro fans e potevamo intravedere degli aspetti simili nel nostro lavoro. La nostra casa discografica aveva appena ripubblicato Just Another Diamond Day di Vashti e lei mi disse che stava cercando una strada per tornare a produrre nuovamente musica. Improvvisamente una notte, mentre ero ubriaco, ho scritto una canzone a lei dedicata e gliel’ho spedita via mail. Alcuni giorni dopo mi ha chiamato per dirmi che le era piaciuta parecchio e se avesse potuto cantarla. Sono molto orgoglioso di aver composto una canzone che l’ha riportata davanti al grande pubblico. E’ una persona meravigliosa, molto umile, bellissima e magica. Il processo di song-writing è stato diverso per ciascuno dei tre collaboratori: a Simon piace improvvisare il giorno della registrazione senza mai aver ascoltato prima la musica e successivamente aggiunge numerose raffinatezze alla musica dei Piano Magic; avevamo mandato ai Tarwater la metà di una canzone, chiedendo loro di completarla, cosa che hanno fatto in maniera splendida (pur suonando come se Bernd stia lavando i piatti in sottofondo). Ora ho scritto due brani per Vashti e la sua voce rammenta un particolare stato d’animo, che sono sempre felice di esplorare, e cioè una specie di vena autunnale, nostalgica e sospirante.

E.B. - Qual è il tuo rapporto con gli anni Ottanta? Se fossi vissuto come musicista in quel periodo, cosa avresti realizzato? Sembri parecchio ispirato dalla New Wave e dagli altri generi ottantiani…

Glen - Sono vissuto in quel periodo e stavo già producendo musica. Avevo un registratore a cassette nel 1981, come anche un synth economico, una chitarra e alcuni effetti. Ero molto influenzato dai Cabaret Voltaire, da Matt Johnson, dai Soft Cell e ho composto dei canti lamentosi sperimentali e monotoni con dei miei amici che amavano lo stesso tipo di musica. Nonostante vivessimo in un piccolo villaggio sperduto nel nulla, eravamo molto informati sugli sviluppi degli effetti sonori…

E.B. - Quali band ti hanno influenzato maggiormente nel tuo lavoro? Ian Curtis dei Joy Division ha per caso giocato un ruolo importante nella tua formazione musicale? Cosa potresti dirci riguardo alla sua figura?

Glen - Non mi verrebbe da dire “importante”. Amo i Joy Division, sebbene ovviamente non abbiamo avuto influenze su di me dal punto di vista lirico. Morrissey ha invece sempre rappresentato la mia fonte di ispirazione per i testi e la musica, e anche i Kraftwerk sono stati eccezionali ed originali, una realtà sorprendente per il panorama Rock perché non hanno mai seguito nessuno, ma hanno condotto gli altri. Ecco cos’è attraente della loro music. C’è un solo album perfetto nella storia della musica Pop e quello è Computer World.

E.B. - Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Stai già lavorando su nuovo materiale per i Piano Magic? Puoi rivelarci quali saranno gli sviluppi futuri del vostro sound?

Glen - Per coincidenza inizieremo la stesura del nostro nuovo album domani, anche se non sarà completo fino a settembre inoltrato e di conseguenza sarà pubblicato l’anno prossimo. Stiamo lavorando con Guy Fixsen, che forse conoscerai per essere membro dei Laika, produttore dei Moonshake e tecnico del suono per l’album Loveless dei My Bloody Valentine. Ha anche co-prodotto Klima, l’album d’esordio di Angele David-Guillou, che spesso canta con noi. Non sono effettivamente sicuro in quale direzione potremmo essere spinti al momento. Tendiamo a evolvere le composizioni giorno per giorno. Mi dispiace non poter essere più preciso, ma le sorprese sono sempre divertenti, non credi?

E.B. - Certo, allora aspetteremo la sua uscita per l’anno prossimo! Invece come sta procedendo il tuo progetto personale, Textile Ranch? Realizzerai qualche pubblicazione entro la fine dell’anno?

Glen - Sì, ho pronto uno split-EP con Charles Atlas, che uscirà per la Static Caravan il prossimo autunno, sempre che tutto vada bene. Ho lavorato con una grande cantante tedesca, Suzanne Bauszat, che ha un progetto chiamato Tropes. Lei canta sull’EP Murderer/Gardener della Static Caravan. Sto anche lavorando sull’album ma ho bisogno di trovare una casa discografica. La stessa cosa vale per Future Conditional, il progetto Electronic Pop che ho con Cedric dei Piano Magic. Abbiamo l’equivalente di un album di materiale ma ora necessitiamo appunto di trovare una casa discografica.

E.B. - Come vivi un’esperienza live? La settimana prossima suonerai in Italia, a Ferrara. Qual è il tuo rapporto con il nostro Paese?

Glen - Attendiamo davvero con impazienza di poter suonare live in questi giorni perché c’è un grande feeling all’interno della band e se il pubblico reagirà bene quel giorno, il tutto si tramuterà in un grande concerto. Ci piace sempre suonare in Italia perché gli spettatori sono i più calorosi e conoscono ottima musica. Un concerto sembra diventare qualcosa da vivere pienamente, differentemente da altri Stati in cui il concerto non è vissuto ma solamente guardato.
Qual è il nostro rapporto con l’Italia? Beh, la maggior parte dei Piano Magic è francese. Lasciamo perdere questa domanda per il momento, non credi? Ahah

E.B. - La vittoria dell’Italia ai mondiali di calcio li ha feriti profondamente, eh? Passiamo alle curiosità: come mai hai scelto il nome Piano Magic per il tuo progetto?

Glen - Proviene da un disco 10’’ di medleys per piano degli anni Cinquanta. Mi è piaciuta l’idea, non so, una sorta di magico inganno che si potesse creare con il pianoforte: lasciarlo levitare o aprire il coperchio per vedere uscire milioni di conigli bianchi…

E.B. - Per concludere, puoi brevemente descriverci la tua esperienza come musicista/compositore, dagli inizi fino ad oggi? Quando e per quale motivo hai iniziato a suonare?

Glen - Ho iniziato a fare musica perché ero profondamente ispirato da gruppi elettronici dei primi anni Ottanta come i Cabaret Voltaire, i The Human League e i The Gadgets (il gruppo di Matt Johnson prima dei The The). Sembrava così semplice suonare poche note su una tastiera economica e modificare il suono usando gli effetti. Lo trovavo affascinante, una sorta di chimica sperimentale. Questa vena esplorativa si è mantenuta viva fino ai nostri giorni. Nei tardi Ottanta e all’inizio dei Novanta ho suonato la chitarra in bands Noise, principalmente per divertimento. Amavo l’energia dei Fugazi, dei Sonic Youth, dei Dinosaur Jr e così ho continuato in quella direzione per un po’. Poi, nei Novanta, c’era una nuova corrente di sperimentazione in Gran Bretagna, bands come Disco Inferno, Insides e Moonshake, ma tutti sembrarono scomparire tanto rapidamente quanto erano emersi. Ho iniziato il progetto Piano Magic nel tentativo di colmare il vuoto lasciato indietro da quei gruppi.

E.B. - Bene, direi che possiamo terminare qui l’intervista. Grazie per aver risposto alle nostre domande: speriamo di potervi vedere settimana prossima in Italia e vi auguriamo un futuro di successo con i Piano Magic! A presto da RockLine.it, puoi concludere l’intervista come preferisci!

Glen - Ti ringrazio. Complimenti a voi italiani per aver vinto la coppa del mondo!

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